Από το Μπάρι της Ιταλίας για τις εορτές του Αγίου Νικολάου, ο Οικουμενικός Πατριάρχης δήλωσε ότι η Μεσόγειος είναι θάλασσα του διαλόγου και όχι τάφος των λαών.
Κατά την σημερινή πατριαρχική επίσκεψη του εγκαινίασε το νέο ακαδημαϊκό έτος της Θεολογικής Σχολής της Απουλίας και λαμβάνει το Οικουμενικό Βραβείο ''Άγιος Νικόλαος'', για τις προσπάθειες και ενέργειες για τα θέματα των μεταναστών, της επικοινωνίας μεταξύ των θρησκειών και της Αγίας και Μεγάλης Συνόδου.
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La comunione tra cattolici e ortodossi.
Il Grande Concilio pan-ortodosso di Creta. L’emergenza immigrazione e
l’integrazione in un’Europa che deve tornare a guardare a Est. La necessità di ricreare la reciproca stima tra i popoli, superando diffidenze, violenza, stragi e genocidi. L’antica
Basilica di San Nicola di Bari, che da un millennio custodisce le
reliquie del Santo di Myra, simbolo della Chiesa indivisa venerato da
cattolici e ortodossi, offre lo scenario ideale per la lectio magistralis pronunciata oggi da Bartolomeo I. Una riflessione tutta incentrata sul tema della comunione, a partire dal suo significato teologico di koinonia quale “comune partecipazione di grazia, amore e comunione alla vita di Dio, che diviene esperienza stessa dell’‘essere in relazione’”.
Occasione di questo appuntamento che non
registra precedenti nella storia è l’inaugurazione dell’anno accademico
della Facoltà Teologica pugliese che ha consegnato al patriarca il
premio «San Nicola». Ovvero il riconoscimento che l’Istituto Ecumenico
assegna ai rappresentanti della Chiesa cattolica e ortodossa che si sono
distinti nella promozione dell’unità tra i cristiani. Un
obiettivo che Bartolomeo persegue da ormai 25 anni, sin dalle prime
battute del suo ministero sul “trono ecumenico” di Costantinopoli, e che
oggi lo vede strettamente unito a Papa Francesco. Il quale, nel suo
messaggio di congratulazioni letto oggi durante la premiazione, ha
lodato infatti l’impegno del patriarca per “la promozione di una sempre
maggiore comunione tra tutti i credenti in Cristo”.
Bartolomeo viene premiato come “artigiano
paziente e coraggioso della cultura della comunione”, come si legge
nella motivazione del premio consegnatogli
dall’arcivescovo di Bari e Bitonto, monsignor Francesco Cacucci, e dal
priore della basilica, Ciro Capotosto, davanti alla lampada
uniflamma a forma di caravella, accesa negli anni ’80 da Giovanni Paolo
II in segno della comune aspirazione di cattolici e ortodossi verso
l’unità in Cristo. Lo stesso patriarca – che ha donato alla Basilica
un’incensiera realizzata nella capitale turca – ha accolto il
riconoscimento come “profetico dell’unità di tutte le Sante Chiese di
Dio”.
Poi nella sua lectio – dal titolo: «Adriatico e Ionio, mari di Comunione»
– ha indicato la strada per proseguire il cammino teologico “tra le
nostre Chiese”, ovvero “l’amore, il rispetto e la collaborazione”. La
stessa strada tracciata dal Concilio pan-ortodosso di giugno, a Creta,
un evento che ha richiesto 55 di preparazione e maturazione e che,
nonostante le defezioni dell’ultima ora e le polemiche seguite alla
pubblicazione del documento finale, è stato, secondo il patriarca
ecumenico, “un ‘mare di comunione’ per l’intera Chiesa Ortodossa e per
il mondo”. “La nostra Santa Chiesa Ortodossa, ha
manifestato la sua ‘comunione’ nello scorso mese di giugno, quando a
Creta, per decisione unanime di tutti i Primati delle Chiese ortodosse
autocefale, è stato convocato il Santo e Grande Concilio della Chiesa
Ortodossa”, ha affermato Bartolomeo.
Esso ha offerto una lucida riflessione sulla missione
della Chiesa nella contemporaneità e sulla relazione delle Chiese
ortodosse con il resto del mondo cristiano, esprimendo con chiarezza
il punto di vista su questioni di stringente attualità come minacce
all’ambiente, progressi scientifici, povertà dilagante, senza sottacere i
problemi derivanti da globalizzazione, violenza e immigrazione. Tutto
si è svolto “in un clima di preghiera e dialogo” e nello “spirito di
riconoscimento della necessità di una testimonianza e di una
disponibilità”, ha assicurato il patriarca. “Questa grande assise
conciliare ha parlato con una sola voce ai propri fedeli, alle Chiese e
al mondo”.
In un territorio per secoli luogo di
scambi tra popoli, riconosciuto come “culla di storia, civiltà, lingue,
culture e religioni, capaci di interconnessioni e di scambi”, Bartolomeo
non ha mancato poi di lanciare un appello in favore dell’accoglienza
dei migranti, di fronte ad un Mediterraneo “che è diventato la tomba di
tanti fratelli e sorelle che sognavano una vita migliore”.
Proprio quel “mare dell’incontro e della
cultura, della convivenza di religioni e popoli” si è trovato
“improvvisamente attraversato da ondate di disperati che fuggono da
guerre, dal fondamentalismo religioso, apparso sulla scena
Medio-Orientale, da carestie, prodotte troppe volte dalla ingordigia di
pochi a scapito di molti, da tirannie che rendono impossibile la vita,
dalla mancanza dei più elementari beni di sopravvivenza”, ha denunciato
il patriarca.
In questo mondo “sconvolto”, ha perciò
chiamato in causa le religioni affinché il loro ruolo “divenga
fondamentale nel creare, avviare e consolidare il principio di comunione
per la collaborazione e la comprensione reciproca, allontanando i
fondamentalismi che si trovano in tutte le società e religioni”. I
cristiani delle diverse Chiese possono “alimentare i principi di
dialogo, amore e pace”, ha assicurato il primate ortodosso.
“C’è necessità di ricreare la reciproca
stima tra i popoli, superando diffidenze, violenza, stragi e genocidi”,
ha aggiunto, “bisogna che la giustizia sociale e la giustizia tra le
nazioni prevalga sui meri interessi della economia mondiale e della
globalizzazione più sfrenata, così da porre fine a migrazioni
incontrollate. Nessuno lascia piacevolmente il proprio focolare
domestico se non è proprio incalzato dalle necessità o dalla violenza.
Allo stesso tempo ci vuole una economia di comunione che sappia
accogliere, senza creare il malcontento sociale nei Paesi ospitanti”.
Di qui un messaggio all’Unione Europea
che “ha faticato a comprendere la grande valenza del Mediterraneo e la
sua portato storico-religiosa, stritolata tra laicizzazione e
secolarizzazione”. E un appello di pace a “tutti i soggetti interessati”
che se “sapranno accettare con coraggio la giustizia, la libertà, e la
verità come pilastri della pace e se le religioni sapranno creare ponti
tra individui, popoli e culture, allora potremmo essere ancora segno di
speranza per l’umanità”. “Solo così Adriatico e Ionio, Puglia e Italia e
le altre sponde dei nostri mari torneranno ad essere luoghi di
comunione per tutti”, ha rimarcato il patriarca ecumenico..
Ribadendo infine “il fraterno amore e la
stima che legano il vescovo della Nuova Roma, al Santissimo Fratello
vescovo della Chiesa della Antica Roma, Papa Francesco”, Bartolomeo ha
dato appuntamento a domani, una giornata intensa che lo vedrà scendere
nella cripta della Basilica per venerare le reliquie di San Nicola. Alle
18, il patriarca assisterà anche alla concelebrazione eucaristica per
la solennità del Santo patrono presieduta dall’arcivescovo Cacucci.
Prevista anche una visita alla Cattedrale di San Sabino, poi il
patriarca si congederà da Bari, città che dopo questa storica visita
riconferma il suo ruolo di ponte tra i cristiani d’Oriente e
d’Occidente.