Preside dell’Istituto Francescano
di Spiritualità - Roma
Relazione in onore di p. Ioannis Spiteris
Alla ricerca delle
radici teologiche della Chiesa unita
Tessalonica 15 maggio
2018
Introduzione
E’ per me un onore e una grande gioia partecipare oggi a
questo evento, per diversi motivi: innanzitutto per il fatto di essere qui in
mezzo a tanti amici, professori e studenti di questa università, con cui
abbiamo condiviso tanti momenti di confronto teologico e soprattutto di vera
comunione e fraternità cristiana; ma specialmente per il fatto di poter rendere
omaggio con tanta gratitudine e stima a colui che oggi viene festeggiato per i
50 anni della sua ordinazione presbiterale e i 15 della sua ordinazione
episcopale, e che è per me un caro confratello e un illuminato e saggio maestro.
La
ricerca teologica di mons. Spiteris
Scrive S. Giovanni Paolo II
nella sua lettera apostolica Orientale
lumen: «Poiché infatti crediamo che
la venerabile e antica tradizione delle Chiese orientali sia parte integrante
del patrimonio della Chiesa di Cristo, la prima necessità per i cattolici è di
conoscerla per potersene nutrire e favorire, nel modo possibile a ciascuno, il
processo dell'unità» (Giovanni Paolo II, Orientale lumen 1995, n. 1).
Mi sembra che queste parole del papa polacco descrivano bene
il lavoro teologico di mons. Spiteris: egli infatti nei suoi studi ha
focalizzato l’attenzione sul patrimonio teologico e spirituale delle Chiese
orientali e nel suo insegnamento ha dedicato gran parte della sua vita a far
conoscere ed apprezzare questa ricchezza a diverse generazioni di studenti
della Chiesa cattolica. Ha posto così la sua opera di ricerca e di insegnamento
al servizio di quel cammino verso l’unità delle Chiese, che anche per la Chiesa
cattolica è diventato impegno irrevocabile dopo il Concilio Vaticano II.
Il tema dell’unità tra i cristiani sta talmente a cuore di
Mons. Spiteris da aver determinato la scelta del motto del suo stemma
episcopale che riporta le parole evangeliche «Ut unum sint».
E questo tema è stato al centro del suo interesse fin
dall’inizio dei suoi studi. La sua tesi di licenza alla
Pontificia Università Lateranense è infatti uno studio sulla teologia
dell’unità della Chiesa nel pensiero di Vladimir Soloviev (1853-1900).
Ed anche la sua tesi dottorale, discussa
all’Università di Fribourg (Svizzera), riguarda il rapporto tra le Chiese:
tratta infatti la nascita e lo sviluppo della critica bizantina del primato
romano nel XII secolo. La tesi è stata pubblicata nella collana Orientalia Christiana Analecta del Pontificio Istituto Orientale
nel 1979, anno in cui si avviava il dialogo teologico cattolico-ortodosso.
Ma è stato attraverso l’insegnamento
che mons. Spiteris ha svolto il servizio più prezioso alla causa del cammino
ecumenico, perché attraverso le sue lezioni chiare, competenti e appassionate è
riuscito a rendere accessibile a generazioni di studenti di mentalità
occidentale, provenienti da varie parti del mondo, la ricchezza e la bellezza
della teologia e della spiritualità dell’Oriente cristiano.
Io stesso sono testimone
dell’importanza della sua opera educativa e in prima persona ne ho tratto
grande beneficio, dapprima quando ero studente al primo ciclo di teologia e poi
soprattutto durante i miei studi al Pontificio Istituto Orientale. E se la mia
passione per l’Oriente cristiano è nata attraverso l’incontro con il mio primo
maestro, il prof. Cesare Alzati, che anche tanti tra voi conoscono e del quale
porto a voi i cordiali saluti e sentimenti
di riconoscente amicizia, è a mons. Spiteris che devo tanto del mio amore alla
Grecia (la mia seconda patria) e del mio stesso percorso di ricerca teologica e
di servizio all’ecumenismo.
P. Ioannis inizia la sua docenza
universitaria nel 1980 nell’Istituto Francescano di Spiritualità dell’allora
Pontificio Ateneo Antonianum, tenendo
corsi di spiritualità orientale. Nel corso degli anni allarga progressivamente
sia le aree tematiche sia le sedi universitarie di insegnamento (insegnerà
infatti anche al Pontificio Istituto Orientale, alla Pontificia Università
Lateranense, alla Pontificia Università Gregoriana e all’Istituto di Studi
Ecumenici S. Bernardino di Venezia).
La maggior parte dei suoi libri
nascerà proprio dal suo insegnamento. Uno dei suoi volumi più recenti, Uniti dal Credo, divisi dalla teologia. La
“diversità” bizantina (EDB, Bologna 2016), è ad esempio una rielaborazione
delle lezioni tenute per tanti anni nelle diverse università a proposito della
teologia bizantina dei sec. XIII e XIV e nelle quali introduceva gli studenti
alle caratteristiche di questa teologia (la relazione tra filosofia e teologia,
le scuole e gli ambienti teologici) e trattava la vita, le opere e il pensiero
di alcuni importanti teologi, da Niceforo Blemmides a Giorgio di Cipro, nel
contesto del complesso rapporto tra Costantinopoli e Roma, segnato da relazioni
intense e combattute e, purtroppo, da falliti tentativi di unione.
Tra gli autori di questo periodo,
l’attuale arcivescovo di Corfù ha sempre dedicato una particolare attenzione ai
due teologi più famosi ed importanti, Gregorio Palamas e Nicola Cabasilas. I
due libri nati dalle lezioni su questi autori, e cioè Palamas: la grazia e
l’esperienza (1996), e Cabasilas:
teologo e mistico bizantino (1996) ambedue nelle edizioni Lipa del Centro
Aletti, hanno contribuito in modo significativo a farli conoscere nel panorama
teologico occidentale e sono ancor oggi punto di riferimento imprescindibile
per i lettori di lingua italiana. Io stesso ho scelto Palamas come oggetto di
studio per la mia tesi dottorale, dopo aver seguito un suo corso e dietro il
suo consiglio.
Di particolare importanza sono state
le lezioni tenute per parecchi anni sulla teologia neoellenica e che sono
confluite nel volume La teologia
ortodossa neo-greca, pubblicato da EDB nel 1992. Questo volume ha avuto il
grande merito di invertire la tendenza, presente in Occidente, di identificare
la teologia ortodossa con quella russa: presenta, in modo chiaro e
approfondito, gli autori e le scuole teologiche del mondo greco nei secoli XIX
e XX, permettendo di avere dunque un quadro più completo dell’intera teologia
ortodossa.
Ma l’attività didattica di mons.
Spiteris non si è limitata alla storia della teologia, e ha abbracciato anche tematiche
più sistematiche. Innanzitutto, ancora una volta, si è occupato delle questioni
legate alla Chiesa: ha mostrato le caratteristiche dell’ecclesiologia
ortodossa, ha confrontato questa con la dottrina cattolica, in particolare per
quanto riguarda i criteri di ecclesialità, ha affrontato il nodo del primato
papale presentando il punto di vista di Roma e quello di Costantinopoli. L’opera più
rilevante scaturita da queste lezioni è Ecclesiologia ortodossa. Temi a confronto
tra Oriente e Occidente, Bologna 2003.
Anche alle tematiche antropologiche, Spiteris ha dedicato
molti suoi corsi e diverse pubblicazioni. Il tema che spicca è quello
soteriologico cioè una sintesi della teologia orientale a partire dalla realtà
primaria della rivelazione che è la salvezza.
Più in particolare Spiteris illustra il progetto di salvezza di Dio che ha come
scopo la divinizzazione dell’uomo. Poi spiega la struttura cristologica della
salvezza, la sua dimensione pneumatologica, il peccato come rifiuto della
comunione con Dio, l’appropriazione della salvezza attraverso i sacramenti e la
collaborazione dell’uomo alla sua salvezza. Per quanto riguarda l’area
antropologico-soteriologica, Spiteris ha riassunto le sue lezioni nel testo Salvezza e peccato nella tradizione
orientale, Bologna 2000.
Forse però l’apporto più originale dell’insegnamento di
mons. Spiteris ci viene dalle sue lezioni di teologia spirituale. In esse
infatti egli studia in maniera comparata l’esperienza di Dio nella tradizione
orientale, e quella vissuta da San Francesco e da alcuni mistici occidentali,
coniugando la sensibilità francescana con la spiritualità orientale. Dai vari corsi di
spiritualità “comparata” fra l’Oriente e Francesco di Assisi, è nato
il testo Francesco e l’Oriente cristiano.
Un confronto, opera del 1999 che Spiteris ha adattato per la edizione greca
nel 2009. In esso egli presenta l’anima “orientale” del santo di Assisi,
descrivendo gli elementi di sintonia tra l’esperienza spirituale di Francesco e
quella di tanti santi padri della tradizione orientale, cercando di spiegare
perché il “poverello di Dio” sia il santo occidentale più popolare e più amato
nell’Ortodossia.
Scrive Spiteris: «Francesco è stato capace di intuire quei
punti comuni che univano e uniscono le due tradizioni e, senza cessare di
essere uomo del suo tempo, ha saputo tuffarsi nelle fonti, quasi una
“inculturazione” nell’anima perenne del cristianesimo. Del resto sono gli
stessi Ortodossi a riconoscere in lui un profeta unico che testimonia l’anima
indivisa di tutta la cristianità e perciò diventa il punto in cui s’incontrano
le due spiritualità cristiane».
Conclusione
Da queste ultime affermazioni, vorrei trarre le mie
conclusioni. In una intervista che Spiteris cita nel suo libro su Francesco e
l’Oriente cristiano, il teologo ortodosso francese O. Clement afferma: la
rinascita del cristianesimo nella sua freschezza e nella sua bellezza primitiva
e l’unità delle due Chiese si potrà realizzare più facilmente, se si “realizzerà
l’incontro dello spirito francescano e dello spirito dell’ortodossia”[1].
E noi possiamo dire che l’opera teologica di mons. Spiteris,
che si pone alla ricerca delle radici teologiche della Chiesa unita, come
recita il titolo che mi è stato affidato per questo intervento, è stata
favorita da due condizioni che si sono incontrate nella sua persona: la sua
identità greca, erede della grande tradizione patristica orientale, e il suo
spirito francescano. In lui dunque si sono in qualche modo incontrati lo
spirito dell’ortodossia e lo spirito francescano, producendo una gustosa miscela
che tanto bene ha fatto e continua a fare alla ricerca teologica della nostra
Chiesa cattolica e all’incontro ecumenico tra cattolicesimo e ortodossia. Di
questo ringraziamo oggi Dio, ed anche mons. Spiteris.
Grazie per la vostra attenzione!
[1] O. Clement, Dalle altre sponde: gli Ortodossi.
Intervista concessa a Nazareno Fabbretti, in Francesco. Otto secoli di
una grande avventura cristiana, a cura di L. Santucci, Milano 1981, p. 101.