Arcidiocesi di Bari-Bitonto
Papa Francesco a Bari: cattolici e ortodossi verso la stessa direzione
Sabato
la visita di Papa Francesco a Bari dove incontrerà il Patriarca
Ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo. La loro preghiera comune sarà
un nuovo segno concreto del cammino verso una più piena unità tra
cattolici e ortodossi. La nostra intervista a don Alfredo Gabrielli
Febbrili
gli ultimi preparativi per sabato 7 luglio. Bari aspetta infatti con
trepidazione l’arrivo del Papa e il momento di preghiera ecumenica con i
Patriarchi nella Basilica di San NIcola. Un momento di profonda unità
spirituale, riflesso di quell’ecumenismo che il capoluogo pugliese -
Porta d’Oriente- vive quotidianamente e che San Nicola rappresenta da
secoli: “esempio di vita riconciliata e di pace”. Lo spiega a Vatican
News don Alfredo Gabrielli, vice direttore dell' Ufficio ecumenico di Bari:
Intanto, dobbiamo essere consapevoli di
quello che è il significato della presenza cristiana nel mondo di oggi.
Penso che Papa Francesco su questo stia molto insistendo; al di là dei
nostri rapporti interconfessionali, quello che può essere la presenza
cristiana, il significato del cristianesimo, per l’intero mondo di oggi.
E quindi una riflessione sulla pace nei territori del Medio Oriente non
poteva che essere ecumenica perché, se su queste questioni, quando
parliamo di pace, noi cristiani ci mostriamo ancora divisi, è difficile
dare una testimonianza efficace della nostra presenza nel mondo. E poi
sicuramente la scelta della città di Bari, e quindi di recarsi come
pellegrini dinanzi alle reliquie di San Nicola ha questo significato:
trovare colui che ha dato un esempio di vita riconciliata e di pace;
anche, come sappiamo dai suoi pochi tratti biografici, in situazioni non
riguardanti solo i cristiani. Ecco, allora recarsi tutti lì in
preghiera, questo accomuna i cristiani cattolici e i cristiani
ortodossi, proprio per trovare qualcosa che ci spinga insieme in avanti.
Che cosa significa per un
sacerdote porsi di fronte ad un fratello di un’altra confessione? E in
particolare penso a lei, e al suo ruolo di vicedirettore dell’Ufficio
ecumenico…
R. – Intanto, noi non ci poniamo gli uni
di fronte agli altri, ma a fianco nella stessa direzione. Questo mi
sembra molto importante: proprio questa comune direzione in cui guardare
tutti quanti i cristiani delle diverse confessioni. Questa è la
prospettiva della preghiera di quella mattina a Bari. Solo se si guarda
insieme in questa direzione, poi si avrà più facilità anche per
guardarsi gli uni di fronte agli altri, affrontare anche determinate
questioni con un clima diverso, perché si condividono gli stessi fini,
gli stessi desideri; e questo fa trovare delle soluzioni più
concilianti.
La gente di Bari, i baresi, questa città “Porta d’Oriente”, come vivono l’ecumenismo “quotidiano”, chiamiamolo così?
R. – Intanto c’è il microcosmo della
Basilica di San Nicola. Dal 1966, nella cripta della Basilica, è stato
creato un luogo di culto ortodosso – una piccola cappellina – adesso
insufficiente per il numero di ortodossi che vengono a Bari; per cui
anche loro celebrano sull’altare, sulla tomba di San Nicola. Allora,
quando un barese si reca nella cripta di San Nicola, vede accanto a lui
un fedele ortodosso - e lo si riconosce dagli abiti, dal modo in cui
prega, dal modo di fare il segno della croce -, che sta pregando insieme
con lui. E questo crea davvero un microcosmo di preghiera ecumenica.
Poi, come secondo aspetto, c’è il fatto che nel corso degli anni diverse
chiese cattoliche sono state affidate in gestione a delle comunità
ortodosse per i loro culti, per le loro necessità. E allora è bello che
la domenica mattina, per le strade della città vecchia di Bari, si
possano incrociare i diversi fratelli delle diverse confessioni,
ciascuno che si reca nella propria chiesa per la liturgia. E questo dà
un bel clima di festa.
Vuole aggiungere una sua personale aspettativa dal pellegrinaggio di Papa Francesco?
R. – Noi ci mettiamo nelle mani di Dio
sempre, tutti i giorni. L’importante è aver trovato una direzione comune
in cui camminare, e penso che il Papa davvero sia stato ispirato dallo
Spirito Santo per un incontro di questo genere. Camminando insieme poi,
si apre il cammino e le prospettive dell’anno; io sono fiducioso di
questo: nella fede. Non so in che forma, non so in che modo, ma sono
fiducioso che qualche cosa accadrà.
Emanuela Campanile - Città del Vaticano