Παρασκευή 12 Ιανουαρίου 2018

ΠΤΥΧΕΣ ΤΗΣ ΧΡΙΣΤΙΑΝΙΚΗΣ ΗΘΙΚΗΣ ΜΕ ΒΑΣΗ ΤΑ ΚΕΙΜΕΝΑ ΤΗΣ ΑΓΙΑΣ ΚΑΙ ΜΕΓΑΛΗΣ ΣΥΝΟΔΟΥ ΤΗΣ ΟΡΘΟΔΟΞΟΥ ΕΚΚΛΗΣΙΑΣ (ΚΡΗΤΗ 2016)


                                                             Greek-Italiano
Πτυχές της Χριστιανικής Ηθικής με βάση τα κείμενα της Αγίας και Μεγάλης Συνόδου της Ορθοδόξου Εκκλησίας (Κρήτη 2016)
Διάλεξη του Αρχιμ. Ευαγγέλου Υφαντίδη, Πρωτοσύγκελλου Ι. Μητρ. Ιταλίας και Μελίτης, στη Θεολογική Σχολή Τριβενετικής Ιταλίας

In greek:Πτυχές της Χριστιανικής Ηθικής με βάση τα κείμενα της Αγίας και Μεγάλης Συνόδου της Ορθοδόξου Εκκλησίας (Κρήτη 2016)
In Italiano:
ASPETTI DELL’ETICA CRISTIANA

IN BASE AI DOCUMENTI DEL SANTO E GRANDE SINODO

DELLA CHIESA ORTODOSSA (CRETA 2016)*


Esimi Professori,

Carissimi tutti,


Per iniziare, vorrei trasmettere a voi tutti i più cordiali auguri per l’Anno Nuovo di Sua Eminenza Rev.ma il Metropolita Gennadios, Arcivescovo Ortodosso d’Italia e Malta. Inoltre, vorrei ringraziare la Facoltà Teologica del Triveneto e la Fondazione Lanza, che hanno avuto l’idea di organizzare l’incontro odierno, allo scopo di sviluppare, assieme al Prof. Basilio Petrà, alcuni aspetti dell’etica cristiana, secondo il vissuto e la testimonianza della Chiesa Ortodossa.

Come ben si sa, la parola etica proviene dal greco «ἦθος», che a sua volta deriva da «ἔθος». La parola ἔθος si usa per di più nel Nuovo Testamento e significa “abitudine”; così l’ἔθος, come abitudine, come modo di vita, coltiva e forma la condotta etica –la vita etica– dell’uomo[1]. Per afferrare l’aspetto che il Cristianesimo dà all’etica, ci basta comprendere il termine “vita in Cristo”, che la letteratura patristica usa molto spesso, allo scopo di interpretare la vita etica dei Cristiani. Secondo Sua Santità il Patriarca Ecumenico Bartolomeo, il termine “vita in Cristo” significa che “l’uomo di fede non vive soltanto dentro se stesso e nel mondo creato che lo circonda, ma si trova in relazione spirituale e comunione con la persona divino-umana di Cristo e con lo Spirito Santo, e attraverso di Loro con Dio Padre, cioè con la Divinità increata”[2].

In base a tutto ciò si capisce che l’etica cristiana non è altro che l’etica –cioè l’abitudine, il modo di vita– del Cristiano, il quale, progredendo “da purificazione a purificazione, da metània a metània, da virtù a virtù, da conoscenza a conoscenza”[3], fa parte e vive con la grazia dello Spirito Santo nella prospettiva della risurrezione; è l’etica del Cristiano che lotta per essere salvato, cioè per diventare “intatto, intero, per realizzare integra la possibilità di esistenza e di vita oltre lo spazio, il tempo e le relazioni conciliative”[4]; del Cristiano che non esiste soltanto come una unità biologica o sociale, ma come persona “secondo l’icona e la somiglianza di Dio”, libero anche della sua stessa natura. Per questo motivo l’etica cristiana non cerca di creare un “paradiso terrestre”, non si basa sulla conservazione di alcune regole di condotta o principi, come altre religioni e movimenti, ma promuove la “necrosi delle passioni” dell’uomo, cioè delle sue dipendenze e il ricollegamento con Dio; vicino a Dio, con il Quale crea una relazione di confidenza –non una semplice accettazione–, l’uomo stabilisce anche una giusta relazione con il prossimo e con tutto l’ambiente naturale[5].

Etica Ortodossa: ascetica ed eucaristica

Da sempre nella tradizione Ortodossa l’ethos umano è connesso con l’insegnamento della Chiesa sulla persona, come anche con la sua esperienza ascetica ed eucaristica. Dio, che è persona, una libera esistenza personale –e non un supremo essere o un Sostanza o Natura impersonale–, creò l’uomo secondo la Sua icona, cioè persona –e non come un individuo impersonale e numerico–. Le persone hanno una comune sostanza, ma, come succede con le persone della Ss. Trinità, ogni uomo è una persona unica, dissimile e non iterativa; esistono tante persone quanti uomini. Come Dio increato non si rivela soltanto come persona ma anche come libertà –Dio esiste sempre come esistenza libera e opera sempre libero– e come amore –“Dio è amore” (I Giov. 4,16)–, così anche l’uomo, nella sua premura di diventare una persona completa, deve adoperarsi affinché la libertà e l’amore diventino costituenti del suo Essere personale, cioè della sua esistenza personale. A questo stato, che in realtà è la sua salvezza, la sua divinizzazione, l’uomo può essere condotto soltanto attraverso l’esperienza ascetica ed eucaristica della Chiesa.

L’ascesi costituisce il mezzo principale con il quale l’uomo si conduce alla catarsi e all’illuminazione, cioè alla sua libertà e non al “permissivismo”[6] che viene proposto nell’attuale epoca secolarizzata. La spontanea, volontaria e umile riduzione delle comodità corporali –e non solo del cibo–, insieme alla preghiera e alla carità, conduce il fedele allo stato della moderazione e della frugalità, allo stato dell’autonomia dai bisogni superflui di oggi. E con questo mezzo, cioè l’ascesi, il fedele viene condotto al timore “dei beati comandamenti” del Signore, si allontana dalle proprie volontà impersonali, si dedica a una “condotta di vita spirituale”, meditando e operando nello stesso momento “tutto ciò che sia di gradimento” del Signore[7].

L’esperienza ascetica costituisce la condizione affinché il libero fedele possa vivere la propria unità con Cristo, attraverso la Divina Eucaristia, come sapientemente ci ha trasmesso la nostra Chiesa, con la vita di santa Maria Egiziana. La divina Eucaristia costituisce non un incontro individuale, ma un incontro sociale di persone, una comunione dei fedeli coi loro fratelli e con Dio nello stesso momento, la quale esprime lo superamento dell’individualismo e l’insediamento dell’amore nei cuori dei fedeli illuminati[8]. Inoltre, non deve sfuggire alla nostra attenzione che l’esortazione liturgica “amiamoci gli uni gli altri”, precede non soltanto la Divina Comunione, ma anche la stessa Confessione di Fede: prima condizione per la partecipazione del libero –attraverso l’ascesi– Cristiano al Sacramento della divina Eucaristia non è la sua fede Ortodossa –la quale segue, secondo la Teologia vissuta nella divina Liturgia–, ma i sentimenti d’amore disinteressato verso tutti.

La Chiesa Ortodossa, almeno fino alla fine del XIX secolo[9], non ha ridotto a sistema e non ha codificato la sua Etica come un soggetto indipendente della propria Teologia, come p.es. è successo con la Liturgia o la Patrologia. La rivelazione di Dio al mondo, all’inizio attraverso l’Antico Testamento, poi con il Nuovo Testamento e la Sacra Tradizione, costituiscono gli strumenti principali coi quali la Chiesa si prende cura, da 2.000 circa anni, della “vita in Cristo” dei fedeli, allo scopo di liberarli da ogni “affanno di vita” e di incardinarli nel Regno di Dio.

Santi ed etica cristiana

Indicatori particolarmente importanti per l’etica cristiana sono i Santi. I Santi fanno vedere alla nostra società chi è in realtà l’uomo e come questo debba vivere per confermare la sua fede con la sua vita. Veramente, per trasmettere la luce di Cristo nella nostra società, basta un contatto con un Cristiano autentico, con un uomo di Dio, con un Santo in vita, che lotta per vivere silenziosamente e con fedeltà ai principi cristiani ai quali crede.

L’autentico ethos cristiano si manifesta attraverso le pagine dei Sinassari, dove –tra gli altri Santi– ci sono anche uomini che avevano commesso vari peccati –e che oggi qualificheremmo  come persone cattive e immorali, come p.es. Maria Egiziana e Costantino il Grande–, ma i quali in un certo momento della loro vita si sono pentiti veramente e sono diventati Santi.

Molti dei nostri Santi Padri ci hanno trasmesso dei testi nei quali sviluppano argomenti che riguardano “la vita in Cristo” degli uomini. Così san Cirillo di Gerusalemme nelle sue Catechesi collega la vita etica del fedele ai Sacramenti della Chiesa; san Giovanni della Scala –al quale la Chiesa ha dedicato la IV domenica di Quaresima– indica le virtù che promuovono la perfezione etica dell’uomo; infine, san Nicola Cabasilas, nella sua opera “Circa la vita in Cristo”, sviluppa le questioni che riguardano la vita spirituale del Cristiano in base ai Sacramenti del Battesimo, della Cresima e della divina Eucaristia.

Sinodi ed etica cristiana

Grande importanza per l’etica cristiana hanno i documenti dei Sacri Sinodi [Concili] della Chiesa di livello “ecumenico o panortodosso”, visto che in questi viene espressa l’esperienza ascetica ed eucaristica della Chiesa, si discute e si regola la vita dei suoi membri e si rivelano le condizioni e lo scopo della vita dei fedeli nel mondo come figli di Dio e partecipi del Suo Regno.

Il Santo e Grande Sinodo della Chiesa Ortodossa

L’ultimo Sinodo di livello “ecumenico o panortodosso” è stato “il Santo e Grande Sinodo della Chiesa Ortodossa”, convocato a Creta nel 2016 (20-26 giugno), sotto la presidenza del Patriarca Ecumenico Bartolomeo e con la partecipazione di 152 Padri, dei quali 10 Primati e 142 Vescovi da tutto il mondo. Questo Sinodo, che aveva un forte carattere pastorale, ha condannato –attraverso 6 documenti-decisioni, un’Enciclica e un Messaggio– la scristianizzazione della società contemporanea, la secolarizzazione e il fanatismo, particolarmente il fanatismo religioso, e ha espresso con franchezza e acume il bisogno di cambiare l’orientamento dell’umanità, il bisogno di cambiare modo di pensare, il bisogno di metània da parte dell’uomo. Tutti gli argomenti del Sinodo toccano la vita dei fedeli, la salvezza in Cristo degli uomini e la trasfigurazione della società contemporanea secolarizzata in una società di fratellanza, nella quale gli uomini entreranno in contatto con un amore che “non cerca il proprio interesse” (1 Corinzi 13, 5)[10]. In base allora ai documenti sinodali di Creta, che sviluppano l’etica in collegamento con la pastorale, mi permetto stasera di presentarvi alcuni aspetti di come la Chiesa Ortodossa, nelle attuali condizioni sociali, invita i suoi membri a ricollegarsi con Dio, con il prossimo e con l’ambiente naturale.

Il peccato nell’epoca della convocazione del Sinodo

La malattia spirituale del peccato, la quale allontana l’uomo da Dio, è da sempre presente nella società sotto varie forme. Gli stessi Sacri Testi e la vita della Chiesa presentano delle società rimaste “vive” fino a oggi per la loro deviazione dai divini insegnamenti, come quelle di Babele e delle città di Sodoma e Gomorra nei tempi dell’Antico Testamento, dei Farisei nei tempi del Nuovo Testamento, come anche dei Nicolaiti, Montanisti e dei Pietisti negli ultimi duemila anni. I Padri del Santo e Grande Sinodo osservano che nella nostra epoca dominano imperfezioni e difetti, che, come “sintomi esteriori”[11] del male, cioè del peccato, creano “una angoscia infinita nell’attuale umanità agonizzante”[12]. I documenti ufficiali del Sinodo non mancano di presentare e descrivere le imperfezioni che dominano nell’attuale società scristianizzata, allo scopo di assicurare i fedeli che la Chiesa da una parte “cerca di eliminare non solo i sintomi esteriori di questa malattia, ma la malattia stessa, ossia il peccato”[13], e d’altra, con la sua parola profetica, si prende cura di ricollegare l’uomo a Dio, ai suoi fratelli e all’ambiente che lo circonda.

Il Sinodo osserva i seguenti sintomi esteriori del peccato nella società di oggi[14]:

Privazione: Vedi affamati, poveri, ammalati, disabili, anziani, perseguitati, senzatetto, orfani, quelli in prigionia e in carcere.
Dipendenze: Vedi assunzione di sostanze stupefacenti e di altre dipendenze, particolarmente in una parte della gioventù.
Consumismo: la continua e crescente imposizione sull’umanità di uno stile di vita consumistico, privo dei principi etici cristiani. In tal senso, questo consumismo, in combinazione con la globalizzazione secolarizzata, tende a portare i popoli alla perdita delle radici spirituali, alla perdita della memoria storica e alla dimenticanza delle tradizioni.
Ingiustizia sociale: Vedi le vittime di catastrofi, di conflitti bellici e del traffico di esseri umani, moderne forme di schiavitù, le vittime dell’oppressione di gruppi sociali, di comunità religiose e d’intere popolazioni, le vittime del razzismo, la restrizione dei diritti umani, e i profughi.
Crisi familiare: Vedi il pericoloso aumento del numero dei divorzi, degli aborti e dei molti altri problemi interni alla vita familiare.
Crisi ecologica: Il desiderio della continua crescita del benessere, l’avidità di soddisfare i bisogni materiali e il consumismo sfrenato conducono non soltanto all’impoverimento spirituale dell’uomo, ma anche all’utilizzo sproporzionato e all’esaurimento delle risorse naturali, cioè alla distruzione dell’ambiente.
Crisi economica: Vedi la miseria economica, l’ingiusta distribuzione dei beni di prima necessità per la vita o persino la loro completa mancanza.
Disinformazione e manipolazione dell’opinione pubblica: I mezzi di comunicazione, non raramente, da una parte sono sotto il controllo dell’ideologia del globalismo liberale e così divengono canali di diffusione del consumismo e dell’immoralità, mentre d’altra parte suscitano divisioni e conflitti nella società a causa dal loro mancato rispetto verso i valori religiosi. Per di più spesso c’è il rischio dell’influenza dei mass media sulle coscienze e del loro uso per manipolare invece che avvicinare le persone e i popoli.
Uso della biotecnologia genetica: L’uso incontrollato della biotecnologia all’inizio, durante e alla fine della vita mette in pericolo la sua autentica pienezza. L’uomo sta sperimentando sempre più intensamente con la propria natura in un modo estremo e pericoloso. Egli è in pericolo di essere trasformato in una macchina biologica, in una unità sociale impersonale o in un dispositivo di pensiero controllato. Varie opinioni circa l’uomo, presentate nella società già dalla Seconda Guerra Mondiale, hanno dato nutrimento all’uso incontrollato della biotecnologia genetica e della biomedica relativamente all’inizio, al corso e alla fine della vita dell’uomo.

Il Sinodo e l’ethos ortodosso in generale

Il Santo e Grande Sinodo della Chiesa Ortodossa, sulle orme dei Padri della Chiesa, continua a interpretare la vita etica dei fedeli con il termine “vita in Cristo”, offrendo al mondo come guida “il Vangelo del Regno di Dio, la speranza e la certezza che il male, sotto qualsiasi forma, non ha l’ultima parola nella storia e non deve essere lasciato a dirigere il suo cammino”[15], e cercando di eliminare non solo i sintomi esteriori del peccato che abbiamo già sottolineato, “ma la malattia stessa, ossia il peccato”[16]. Mette in evidenza la prospettiva della divinizzazione “per grazia”, della trasfigurazione del mondo, che invita i cristiani –particolarmente i giovani– a vivere per trovare “un sostegno esistenziale nella comunione divino-umana della Chiesa”[17] e non nelle varie dipendenze. A proposito di questa “aspirazione perfetta” della vita in Cristo il Sinodo invita i fedeli a seguire l’esempio dei Santi, i quali, vivendo tra gli uomini delle loro società, “attraverso la loro ascesi e virtù” hanno testimoniato che la pregustazione della “nuova creazione” non è una utopia ma è possibile “con la grazia di Dio e la lotta spirituale dell’uomo”[18]. Di conseguenza, i 152 Padri del Santo e Grande Sinodo, sforzandosi di trasmettere i principali lineamenti pastorali –utili per il Cristiano che vive nell’attuale società scristianizzata–, e seguendo la tradizione ortodossa, collegano l’ethos umano con il magistero sulla persona della Chiesa, come anche con la sua esperienza ascetica ed eucaristica. Così, come vedremo, in base a questi tre punti fondamentali –uomo-persona, esperienza ascetica ed esperienza eucaristica– i Padri rispondono in modo chiaro agli attuali sintomi esteriori del peccato, affinché l’uomo, e il mondo intero, possano essere trasfigurati e divinizzati per grazia di Dio.

Uomo-persona

La Chiesa Ortodossa, attraverso il Santo e Grande Sinodo, sottolinea il grande valore della persona umana, opponendosi sia all’arrogante apoteosi dell’individuo –l’“uomo-dio”,che cerca di creare l’attuale società scristianizzata– e dei suoi diritti, sia all’umiliante svilimento della persona umana all’interno delle vaste strutture contemporanee economiche, sociali, politiche e comunicative[19]. Inoltre, “accentua che il dovere ortodosso per l’uomo supera l’orizzonte dei diritti umani sanciti, poiché ‘più grande di tutto’ è l’amore”[20], il quale significa che la spiritualità ortodossa, come libertà ecclesiastica vissuta, non cerca dei diritti, ma preferisce, se necessario, abdicare a essi per il bene del prossimo[21]. Per questo motivo il Sinodo “propone l’amore sacrificale del suo Signore Crocifisso, come la sola via per un mondo di pace, di giustizia, di libertà e di solidarietà tra gli uomini e tra i popoli, la cui unica e ultima misura è sempre il Signore sacrificato per la vita del mondo (cfr. Ap. 5,12), ossia l’Amore infinito del Dio Trino”[22].

A questo punto, e in occasione del settantesimo anniversario dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, si potrebbero menzionare alcuni esempi dai documenti del Santo e Grande Sinodo, allo scopo di evidenziare l’insegnamento etico del Sinodo di Creta circa i diritti umani.

La Chiesa Ortodossa confessa che ogni uomo, indipendentemente dal colore della pelle, dalla religione, dalla razza, dal sesso, dalla nazionalità e dalla lingua, è stato creato a immagine e somiglianza di Dio e gode degli stessi diritti nella società. Per questo motivo la Chiesa non soltanto rifiuta le discriminazioni, ma insegna che il vero Cristiano, sull’esempio del Signore crocifisso, si sacrifica e non sacrifica gli altri, ed è il giudice più severo del fondamentalismo di qualsiasi provenienza[23].

La nostra Chiesa ritiene suo dovere di promuovere, attraverso la predicazione, la teologia, il culto e la sua opera pastorale, la verità della libertà in Cristo, come quest’ultima è stata enunciata dall’apostolo delle genti e dell’amore Paolo[24], cioè una libertà con responsabilità e amore[25]. Sua Santità il Patriarca Ecumenico insegna: “ Viviamo nella Chiesa la libertà, da Cristo, in Cristo e verso Cristo. Al nocciolo di questa libertà appartiene l’amore. […] Il compito del fedele non è la rivendicazione di diritti, ma di ‘compiere e fare i precetti di Cristo’[26] in umiltà e gratitudine”[27].

Direttamente collegato al diritto della libertà è il principio che lo scienziato è libero di svolgere ricerche, ma con la condizione –per delimitare correttamente la libertà e valorizzare i frutti della scienza– che è obbligato a interrompere la sua ricerca quando vengono violati fondamentali valori cristiani e umanitari. Questa posizione della Chiesa si manifesta inesorabile oggi, visto che si osserva un immenso sviluppo nelle scienze biologiche e nelle biotecnologie corrispondenti, e molte di queste conquiste sono considerate benefiche per l’umanità, altre sollevano dilemmi etici, mentre altre ancora sono ritenute inaccettabili. La Chiesa Ortodossa crede che l’uomo non sia un semplice insieme di cellule, ossa e organi, né che venga determinato solo da fattori biologici. L’uomo è stato creato “a immagine di Dio” (Gn. 1,27), ha un destino eterno e dovrà essere trattato con il dovuto rispetto. Il riconoscimento di questo principio fondamentale porta alla conclusione che, tanto nella ricerca scientifica, quanto nell’applicazione pratica di nuove scoperte e invenzioni, si deve custodire il diritto assoluto di ogni uomo a essere trattato con rispetto e onore in tutte le fasi della sua vita –in opposizione dunque a quanti appoggiano il “diritto” all’aborto e all’eutanasia–, come anche la volontà di Dio che si è manifestata attraverso la creazione –in opposizione dunque a quanti appoggiano il “diritto” di cambiare sesso–. In base a tutto ciò viene promossa particolarmente la sacralità della vita e il carattere dell’uomo come persona dal momento del suo concepimento fino al momento della sua “dormitio” naturale[28].

Anche il diritto alla vita familiare deve essere visto in base al magistero ecclesiale sulla persona, secondo il quale “la comunione delle persone, ottenuta attraverso il sacramento del matrimonio, funziona non semplicemente come una relazione naturale convenzionale, ma anche come una forza spirituale essenziale e creatrice, attraverso la sacra istituzione della Famiglia”[29]. Il Santo e Grande Sinodo insiste sulla sacralità del matrimonio e sull’ethos sacrificale dell’amore dei coniugi, come risposta all’odierna secolarizzazione della famiglia e alla sua identificazione con un’auto-gratificazione individuale, un’auto-sufficienza e autonomia. La Chiesa rimane ferma sui seguenti punti:

Condizioni indispensabili per il matrimonio sono che la coppia sia costituita da due persone di diverso sesso (uomo e donna), la fede di ambedue in Gesù Cristo e la loro unione “in libertà”.
Obbiettivo del Sacramento è la comunione spirituale della coppia e la possibilità di garantire la continuazione della vita del genere umano.
Il matrimonio civile legalmente registrato non ha carattere sacramentale e costituisce un semplice atto di convivenza.
Non vengono accettati per i propri membri “contratti di convivenza” tra persone dello stesso sesso o di sessi diversi, come anche ogni altra forma di convivenza, diversa dal matrimonio[30].
Riguardo ai diritti economici dell’uomo, i Padri del Santo e Grande Sinodo sottolineano che l’economia deve essere basata su alcuni principi etici e servire effettivamente l’uomo, scollegando in modo chiaro il progresso dell’umanità dal mero aumento del tenore di vita o dallo sviluppo economico a scapito dei valori spirituali [31].

In base, allora, al grande valore accordato alla persona umana, ma anche al magistero etico sui diritti umani del Santo e Grande Sinodo, è facile comprendere perché la Chiesa Ortodossa, avendo come scopo la giusta educazione delle nuove generazioni, desidera la pratica di un sistema educativo “che guarda non solo alla cultura intellettuale, ma anche all’edificazione e allo sviluppo di tutta la persona come essere psico-somatico e spirituale in accordo con il triplice principio: Dio, uomo, mondo”[32].


L’esperienza ascetica


Come già è stato detto, lo scopo dell’uomo è di essere condotto alla sua libertà in Cristo. In questo contesto va collocata anche l’ascesi cristiana, la quale –come evidenziano i Padri del Santo e Grande Sinodo– differisce radicalmente da ogni ascesi dualistica che separa l’uomo dalla vita e dal suo prossimo[33].

Il coronamento delle espressioni dell’ideale ascetico dell’Ortodossia è il digiuno. Il vero digiuno riguarda tutta la vita in Cristo dell’uomo e si collega alla preghiera interrotta, alle opere di carità e alla metània [ravvedimento] sincera –vale a dire al cambiamento radicale di mente e di comportamento–. Giunge al culmine con la partecipazione dell’uomo al culto divino e particolarmente alla divina Eucaristia. Per tutti questi motivi, la Chiesa durante l’attuale epoca secolarizzata crede che sia indispensabile la conservazione di tutte le disposizioni riguardanti il digiuno, ufficializzando però con le decisioni sinodali l’applicazione del principio dell’economia ecclesiastica [discernimento] da parte del corpo dei vescovi delle Chiese locali per quanti hanno difficoltà a osservare fedelmente tutte le regole del digiuno[34].

L’ethos ascetico –come antidoto al consumismo, alla deificazione dei bisogni e all’atteggiamento di possesso–, insieme alla metània e la continenza, costituisce la risposta cristiana al problema ecologico. Per questo motivo la Chiesa Ortodossa partecipa attivamente alle varie iniziative ecologiche internazionali, e ha stabilito il 1 settembre di ogni anno come giorno di preghiera per la salvaguardia del creato. Il Santo e Grande Sinodo ricorda che la ricchezza naturale della terra non è dell’uomo ma del Creatore, ed esorta i Cristiani a proteggere la creazione di Dio attraverso la coltivazione della coscienza, in quanto essi sono gli “economi” e non i possessori della creazione, con la promozione delle virtù della moderazione e della continenza, come anche con la certezza che le generazioni future hanno diritto a godere di beni naturali che il Creatore ci ha affidato[35].


L’esperienza eucaristica


La nostra Chiesa vive il sacramento della divina Economia, cioè il progetto della salvezza del mondo, nella sua vita sacramentale, avendo come centro la divina Eucaristia, nella quale Cristo viene offerto come l’Amore eterno. Come già si è detto, la divina Eucaristia costituisce una comunione di fedeli coi loro fratelli e con Dio nello stesso momento, in un corpo, senza nessuna distinzione di razza, sesso, età, ceto sociale o altro, in un mondo di riconciliazione, di pace e d’amore. I Padri del Santo e Grande Sinodo sottolineano che, difronte allo spirito che prevale dall’attuale società secolarizzata e divisa, la Chiesa viene chiamata -con zelo missionario- a promuovere questa comunione e unità eucaristica, iniziando ovviamente dai suoi stessi membri praticanti, i quali, partecipando alla divina Eucaristia, vengono chiamati a continuare “la liturgia dopo la Liturgia”, dando –prima di tutto con il proprio esempio di vita e poi con la loro parola– la testimonianza della fede, condividendo con l’intera umanità i doni di Dio[36].

Condizione necessaria per la partecipazione del Cristiano libero –attraverso l’ascesi– al Sacramento della divina Eucaristia, come già si è detto, è l’amore disinteressato verso tutti, che abbraccia anche i propri nemici. Come ben si sa, nei circa 2.000 anni della vita storica della Chiesa, i bisognosi hanno trovato vicino a loro la Chiesa –clero e popolo, in modo organizzato o non–. Tuttavia, questa espressione d’amore da parte della Chiesa non si è fermata soltanto alla carità occasionale verso i fratelli messi alla prova, ma ha riguardato anche l’eliminazione delle cause che creano i problemi sociali, sia come espressione della sua fede che come servizio allo stesso Signore, che ha identificato Se stesso con ogni uomo, e particolarmente “con chi si trova nel bisogno”[37]. Per esempio, difronte all’ingiustizia e alla privazione sociale, il Santo e Grande Sinodo sottolinea che il Signore disapprova la violenza e l’ingiustizia e condanna il trattamento disumano dell’uomo[38]. Parimenti, la fame dei nostri prossimi, come conseguenza del sistema economico globalizzato, è un argomento spirituale, il quale “non solo minaccia il dono divino della vita d’interi popoli, ma offende anche la magnificenza e la sacralità della persona umana e allo stesso tempo offende Dio”[39]. Per tutti questi motivi, i Padri del Sinodo di Creta esortano “le autorità politiche, i cittadini e i Cristiani Ortodossi nei paesi dove si rifugiano i profughi estenuati a continuare a offrire entro o anche oltre le proprie possibilità”[40]; esortano tutte le Chiese Ortodosse locali a “dimostrare solidarietà e organizzare efficacemente il loro aiuto […] per la lotta alla fame e a tutte le altre forme di privazione nel mondo”[41]. Infine, ritengono importante che tutti i Cristiani si sforzino “di dare ai problemi spinosi del mondo contemporaneo una risposta entusiastica e solidale, basata sul modello ideale di uomo nuovo in Cristo”[42].


Conclusione


Il Santo e Grande Sinodo della Chiesa Ortodossa, con una visione profetica, ha collegato la sua ansia pastorale al magistero ecclesiastico sulla persona, e alla sua esperienza ascetica ed eucaristica. Mantenendo intatto il suo carattere sacramentale e soteriologico, ha espresso l’ἔθος, l’abitudine, il modo di vita del Cristiano che vive e si muove nell’attuale Ecumene e desidera stabilire una relazione viva con Dio, coi suoi prossimi e con la creazione, sottolineando la sua responsabilità “nello spazio e nel tempo, sempre in prospettiva dell’eternità”[43].


* Discorso tenuto alla Facoltà Teologica del Triveneto, Padova 11 gennaio 2018.

[1] Noi traduciamo la parola ἦθος con ethos e la parola ἔθος con abitudine.

[2] Εἰσηγητική ὁμιλία τῆς Α. Θ. Παναγιότητος τοῦ Οἰκουμενικοῦ Πατριάρχου κ. κ. Βαρθολομαίου, κατά τήν ἔναρξιν τῶν ἐργασιῶν τῆς Κληρικολαϊκῆς Συνελεύσεως (27 Νοεμβρίου 2000), Ὀρθοδοξία, Β (2000), 547.

[3] ΑΝΑΣΤΑΣΙΟΣ, ἀρχιεπ. Τιράνων καί πάσης Ἀλβανίας, Ἱεραποστολὴ στά ἴχνη τοῦ Χριστοῦ – Θεολογικές μελέτες καί ὁμιλίες, Ἀθήνα 2007, 215.

[4] ΧΡ. ΓΙΑΝΝΑΡΑΣ, Ἡ ἐλευθερία τοῦ ἤθους, Ἀθήνα 1989, 24.

[5] Γ. ΜΑΝΤΖΑΡΙΔΗΣ, Χριστιανική ἠθική, Θεσσαλονίκη 1983, 26, 44.

[6] Cfr. La missione della Chiesa Ortodossa nel mondo contemporaneo [d’ora in poi: Missione], § F13.

[7] Cfr. Preghiera prima della lettura del Sacro Vangelo, Divina Liturgia di Basilio il Grande e di San Giovanni Crisostomo.

[8] Cfr. Γ. ΜΑΝΤΖΑΡΙΔΗΣ, o.c., 25.

[9] Il primo manuale sistematico di Etica Cristiana nel mondo accademico greco –influenzato dal pensiero occidentale– sembra essere l’opera del Professore e Rettore Magnifico dell’Università di Atene, archimandrita Neòfitos Vàmvas (1770-1856), pubblicata con il titolo “Φυσική Θεολογία καί Χριστιανική Ἠθική” ad Alessandria di Egitto nel 1893, molti anni dopo la sua morte.

[10] Λόγος Συνόδου. Τά κείμενα τῆς Ἁγίας καί Μεγάλης Συνόδου τῆς Ὀρθοδόξου Ἐκκλησίας, Κρήτη 2016. Εἰσαγωγή: Ἀρχιμ. Εὐάγγελος Ὑφαντίδης, Ἀθήνα 2017, 28, 30.

[11] Missione, § C4.

[12] Missione, § Β2.

[13] Missione, § C4.

[14] Missione, § Β2, F1, F7, F8, F10; Il Sacramento del Matrimonio e i suoi impedimenti [d’ora in poi: Matrimonio], § Ι11; Enciclica del Santo E Grande Sinodo Della Chiesa Ortodossa [d’ora in poi: Enciclica], § 12.

[15] Missione, Introduzione.

[16] Missione, § C4.

[17] Enciclica, § 9.

[18] Missione, Introduzione.

[19] Enciclica, § 10, 16.

[20] Messaggio del Santo e Grande Sinodo della Chiesa Ortodossa [d’ora in poi: Messaggio], § 10.

[21] Κ. ΔΕΛΗΚΩΣΤΑΝΤΗΣ, Τό ἦθος τῆς Ἐλευθερίας: Φιλοσοφικές ἀπορίες καί θεολογικές ἀποκρίσεις, Ἀθήνα 1997, 111.

[22] Missione, § F15.

[23] Missione, § Ε2; Enciclica, § 17.

[24] Cfr. I Cor. 10,23-24 καί 10, 29.

[25] Cfr. Missione, § Β3.

[26] Theotokìon degli Apostìchi delle lodi del 12 ottobre.

[27] Messaggio Patriarcale per i Natale 2017.

[28] Missione, § F11, F12; Enciclica, § 12.

[29] Matrimonio, § Ι5.

[30] Missione, § F14; Matrimonio, § Ι1, I2, I4, I9, I10; Enciclica, § 7.

[31] Missione, § F3; Enciclica, § 15.

[32] Enciclica, § 9.

[33] Enciclica, § 13; Messaggio, § 6.

[34] L’importanza del digiuno e la sua osservanza oggi, § 1, 3, 7, 8.

[35] Missione, § F10; Enciclica, § 14; Messaggio, § 8.

[36] Missione, Introduzione, ΣΤ9; Enciclica, § 6, Conclusione; Messaggio, § 1.

[37] Missione, § F1; Ἐγκύκλιος, § 19.

[38] Missione, § Ε1, F5.

[39] Missione, § F5.

[40] Messaggio, § 4.

[41] Missione, § F5.

[42] Relazioni della Chiesa Ortodossa con il resto del mondo cristiano, § 23.

[43] Messaggio, § 12.