OMELIA DI SUA SANTITA’ K.K. BARTOLOMEO ARCIVESCOVO DI COSTANTINOPOLI – NUOVA ROMA E PATRIARCA ECUMENICO DURANTE LA S. MESSA PONTIFICALE NELLA BASILICA DI SAN NICOLA IN ONORE DEL SANTO (Bari, Basilica di San Nicola, 6 Dicembre 2016)
«Se un membro soffre, tutte le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra gioiscono con lui» (1 Cor. 12,26)
Ιερώτατε Μητροπολίτα Ιταλίας και Μελίτης, K. Γεννάδιε,
Eminenza Reverendissima Arcivescovo Metropolita di Bari-Bitonto, Monsignor Francesco Cacucci,
Eminenze, Eccellenze,
Reverendissimo Padre Priore, Ciro Capotosto,
Reverendi Padri,
Illustri Autorità,
Fratelli e Sorelle in Cristo,
Immersi nella preghiera
dentro questa splendida Basilica, attorniati da così tanti Fratelli e
Sorelle, siamo giunti dalla città di Costantino, Costantinopoli, dal
Fanar, la sede della Santa e Grande Chiesa martire di Cristo, il
Patriarcato Ecumenico, su cortese invito dell’amato Fratello in Cristo
il venerabilissimo Arcivescovo Metropolita di Bari-Bitonto, Mons.
Francesco Cacucci, e del Consiglio Episcopale Pugliese, per festeggiare
insieme quest’anno, la memoria di questo grande Santo dell’Unità, il
nostro Santo Padre Nicola, vescovo di Mira di Licia, il Taumaturgo, le
cui sue Sante Reliquie riposano nella Cripta di questa Basilica da oltre
mille anni e che tra poco venereremo insieme.
Siamo giunti in Puglia,
questa splendida terra che ha intrinseca la vocazione ecumenica per la
sua storia, per rinsaldare l’amore e i legami che le nostre Chiese hanno
vissuto comunemente nel passato, ma che neppure le vicissitudini della
storia mai hanno interrotto o raffreddato i sentimenti della reciproca
stima.
In questi giorni abbiamo
visitato molte parti della Vostra Regione e ci siamo rallegrati del
successo di questo laborioso popolo, della sua ospitalità abramitica e
della sua fervente fede Cristiana, riscontrabile in tutte le attività
religiose e sociali della sua Chiesa. “Quindi se un membro soffre, tutte
le membra soffrono insieme; e se un membro è onorato, tutte le membra
gioiscono con lui” (1 Cor. 12,26). E noi abbiamo veramente gioito con
voi in questo nostro pellegrinaggio, il primo di un Patriarca Ecumenico
in questa terra, in duemila anni di storia cristiana, e siamo
particolarmente grati al Signore.
La vocazione ecumenica e lo
stile ospitale di questa terra, lambita dal Mare Adriatico e dal Mar
Ionio, ha fatto sì che essa sia terra di accoglienza, nel passato come
nel presente. Nel passato qui trovarono rifugio i cristiani perseguitati
a seguito di invasioni straniere, a guerre fratricide e conseguenti
carestie dei paesi che si affacciano sull’altro versante del mare.
Vennero accolti e si integrarono con l’allora tessuto sociale, anche
mantenendo le tradizioni delle loro terre di origine, arricchendo nel
contempo la nuova patria. Abbiamo visto numerose testimonianze nelle
iscrizioni e nella iconografia bizantina di numerosi reperti
storico-ecclesiastici, ma anche vestigia di questa presenza nella terra
del Salento.
Ma anche in un passato molto
recente, questa terra ha saputo essere terra di accoglienza per quelle
genti che fuggivano da paesi totalitari, in cui non era possibile essere
Discepoli di Cristo. Nonostante le difficolta che tutto questo
comporta, agli inevitabili problemi che possono sorgere, questa terra
non ha mai chiuso le sue porte, non è mai rimasta indifferente al grido
di aiuto di tanti fratelli e sorelle nel bisogno. Oggi purtroppo, ancora
una volta il Mare Mediterraneo, mare di cultura, mare di solidarietà,
mare di collaborazione, è divenuto mare di ondate di profughi e migranti
da ogni dove.
Come cristiani non restiamo
indifferenti a questo grido di dolore, - e questa terra sappiamo che
continua a fare la sua parte, - ma allo stesso tempo non possiamo tacere
davanti allo scandalo delle mercificazione dell’essere umano, del
fondamentalismo religioso che pretende di agire nel nome di Dio, dello
sfruttamento dell’uomo sull’uomo e del depauperamento delle risorse
naturali a vantaggio di pochi e a svantaggio di molti, soprattutto dei
più poveri. La Casa comune, l’ambiente naturale appartiene a Dio e non
siamo solo i suoi economi, non siamo nuovi dei senza Dio. Per questo
abbiamo alzato il grido assieme al nostro amato Fratello a Roma, Papa
Francesco dall’Isola di Lesbo verso tutti i potenti della terra, verso
coloro che hanno in mano le sorti dell’umanità, e continuiamo a farlo
nel nome di Dio, Padre Onnipotente e Padre Misericordioso.
Come Cristiani tuttavia,
abbiamo un’arma forte, un’arma di pace, un’arma invincibile, che è la
preghiera, e questa sera noi siamo qui per pregare insieme in nostro
Santo dell’Unità, che continui a essere nostro amico e nostro compagno
sulla via della salvezza e dell’unità. Pregando infatti i Santi, noi
preghiamo Cristo per mezzo delle membra del suo Corpo. La Chiesa,
secondo San Paolo, è “Casa di Dio” e “Famiglia”; “noi riconosciamo nei
santi i nostri fratelli maggiori in Cristo, che ci sostengono nella
nostra ricerca della citta celeste“ (P. Evdokimov).
I Santi infatti, anche dopo
la loro dipartita, continuano ad essere membra viventi della Chiesa, con
la loro preghiera sono un legame tra le cose di lassù e le cose di
quaggiù. Supplicando i santi – scriveva il noto teologo P. Evdokimov –
noi preghiamo Cristo presente in loro e ci rivolgiamo a quella potenza
di amore di Cristo che fa tutti il suo corpo”.[1]
Così noi tributiamo il giusto
onore e la venerazione alle Sante Reliquie dei Santi per la grazia del
legame incorruttibile del corpo con lo Spirito divino e secondo la
tradizione della Chiesa Antica, anche con la analoga presenza
testimoniata dalla loro Icona.
Il nostro Santo padre Nicola
è il testimone di questa santità, ma egli è anche il Santo di tutti, il
Santo che non conosce confini di nazionalità, di cultura, di
confessione religiosa. Quanti sono tra gli altri, i nostri fedeli
ortodossi, provenienti da ogni angolo della terra, che accorrono in
questa Basilica, per gustare dell’amore che emana la santità di questo
grande Vescovo Taumaturgo.
Dopo la Icona di Cristo e
della Vergine, la Icona di San Nicola è quella più conosciuta, più
onorata, non manca nelle case dei fedeli. Ma perché questo Santo è così
amato, nonostante non ci siamo scritti teologici o documenti rilevanti
sulla sua opera. Crediamo perché San Nicola è stato un vescovo amato
dal suo popolo, un vescovo che ha vissuto per la verità della fede,
nella sua battaglia contro la eresia ariana del suo tempo, ma anche il
vescovo giusto nella sua Chiesa. Difensore dei poveri, giudice
implacabile difronte alle ingiustizie dei potenti e ferreo combattente
del peccato. Ma anche uomo mite, pieno di continenza, pronto al perdono,
pieno di compassione per la debolezza dei fedeli, - che iniziava a
manifestarsi con la libertà della fede cristiana a seguito dell’Editto
di Milano, - ma fermo aiutante nella difesa dei costumi e della
rettitudine. Per questo la sua fama si è diffusa al di là dei confini
della sua Chiesa a Mira di Licia.
La Provvidenza di Dio
certamente ha fatto sì che il Suo corpo giungesse qui a Bari, dove ancor
oggi noi possiamo venerarlo con fede. La confidenza di San Nicola con
Dio e con noi, lo ha reso una Santo “mirovlita”, dalle cui Sante
Reliquie sgorga il Myron , o Manna come si dice a Bari, testimonianza di
santità che vivifica il credente e lo rende confidente di Dio, lo
benedice. Già il nostro Santo Predecessore Giovanni Crisostomo, diceva a
tal riguardo ai pellegrini: “Sosta presso la tomba dei martiri,
versa fiumi di lacrime, castiga il tuo cuore e porta con te la sua
benedizione. Prendi l'olio santo, affinché il tuo corpo ne riceva
unzione, la lingua, le labbra, il collo, gli occhi”.
Figli amati nel Signore,
siamo giunti anche noi come
pellegrini presso la tomba di questo grande Santo, per invocare la sua
intercessione, la sua preghiera ed il suo sostegno nel nostro servizio
patriarcale, per ringraziare Dio con Lui, per i nostri già 25 anni di
servizio all’unità della Chiesa sul Trono di Sant’Andrea, ma anche per
essere forti testimoni della necessità dell’incontro dei Discepoli di
Cristo, affinché il mondo creda, e noi possiamo in un giorno non lontano
spezzare insieme il Pane di Vita e bere al Calice della Salvezza.
Permetteteci di concludere questo nostro saluto con le parole della Liturgia Bizantina per il nostro Santo Padre:
“Pastori e maestri, conveniamo insieme per lodare il pastore, èmulo del
buon pastore; i malati facendo l’elogio del medico; quelli che sono nei
pericoli, del liberatore; i peccatori, dell’avvocato; il poveri, del
tesoro; gli afflitti , del conforto; i viaggiatori, del compagno di
viaggio; quelli che sono in mare, del nocchiero: tutti, facendo l’elogio
del grandissimo pontefice che ovunque a noi fervido accorre, così
diciamo: Santissimo Nicola, affrettati a liberarci dall’angustia
presente, e con le tue supplice, salva il tuo gregge”. (Doxastikon delle Lodi).
Amen.
Bartolomeos
Patriarca Ecumenico
Arcivescovo di Costantinopoli
[1] P. Evdokimov. – La nouveautè de l’Esprit. - 1979