Photos by San egidio, Italiano, francese
The Speech of the Ecumenical Patriarch at the Conference of the Community of Saint Egidio
Η Ομιλία του Οικουμενικού Πατριάρχου στο Συνέδριο της Κοινότητας του Αγίου Αιγιδίου
Intervento Di Sua Santita’ BARTOLOMEO Arcivescovo di Costantinopoli – Nuova Roma e Patriarca Ecumenico All’Incontro Internazionale per la Pace “People as Brothers, Future Earth: Religions and Cultures in Dialogue” “Beginning again Together – Iniziando di nuovo Insieme” (Roma, Centro Congressi “La Nuvola”, 6 Ottobre 2021)
Illustri e Venerabili Rappresentanti delle Religioni del mondo,
Onorevoli Rappresentanti degli Stati e delle Organizzazioni Mondiali,
Distinti Partecipanti,
Alla fine del 2019 il mondo veniva scosso dalle informazioni che
provenivano dalla Cina, dalla città di Wuhan, dove una nuova strana
malattia contagiava un grandissimo numero di persone, provocando anche
innumerevoli vittime. Nonostante il globalismo imperante, il pianeta era
alle prese con grandi crisi economiche e finanziarie in varie aree del
mondo, caratterizzate da tensioni tra le grandi potenze; la transumanza
di intere popolazioni e migrazioni sempre più imponenti hanno scosso la
seconda decade del XXI secolo, provocando ripercussioni negative e il
sorgere di nuovi e assopiti nazionalismi tra molti popoli della terra.
Il fondamentalismo religioso cercava di vanificare i dialoghi per la
pacifica convivenza e la collaborazione tra le fedi. Un economismo senza
regola continuava imperterrito nel suo sfruttamento incontrollato delle
risorse naturali, le cui conseguenze sul clima sono sotto gli occhi di
tutti. In questo desolante quadro si inserisce in pochissimo tempo la
pandemia del Coronavirus Covid-19, che cambierà la percezione generale
del pianeta. La insicurezza causata dalla nuova malattia che si è
diffusa in ogni angolo del mondo, le conseguenze di un lockdown
mondiale, mai ipotizzato o pensato, ha fatto emergere nuove cognizioni e
percezioni tra tutti i popoli del mondo. Nessuno, ricco o povero, del
Nord o del Sud del mondo, appartenente a qualsiasi cultura o religione o
ordine politico ed economico, poteva dirsi al riparo da questo flagello
del XXI secolo. Oggi, lentamente stiamo vedendo una luce in fondo al
tunnel. Possiamo ritornare alla vita del mondo precedente come nulla
fosse successo o questo avvenimento potrà indirizzare la vita dei popoli
della terra verso un mondo diverso, con la speranza che sia migliore?
La nostra risposta a questo interrogativo è una sola: Il mondo di prima
non c’è più e abbiamo nelle nostre mani la possibilità di costruire un
nuovo inizio, un nuovo inizio che non potrà che essere INSIEME.
Ritrovandoci a questo importante appuntamento, non possiamo che
affermare nuovamente principi che già conosciamo, ma ora abbiamo
l’obbligo di renderli realtà concreta.
Ricominciamo con l’affermare ciò che la pandemia ha reso più
evidente: la appartenenza alla unica famiglia umana di tutti i popoli
della terra e l’attenzione per la creazione, la quale ha potuto riposare
e rinnovarsi, facendoci ritrovare la vita in tanti luoghi in cui era
impossibile immaginarla fino a pochi mesi prima.
Un documento recente del nostro Patriarcato Ecumenico afferma che:
“i veri progressi scientifici (in settori come la biologia molecolare, e
la genomica in particolare) hanno dimostrato che il concetto stesso di
razze distinte o di cladi genetici separati all'interno della specie
umana, sono una fantasia feroce, senza alcuna base nella realtà
biologica, - la nozione velenosa di razza rimane parte del mondo
concettuale della tarda modernità. …. C'è solo una razza umana, a cui
appartengono tutte le persone e tutte sono chiamate come una sola
persona a diventare un unico popolo in Dio Creatore. Non esiste umanità,
a parte l'unica umanità universale…”. È pertanto indispensabile che
tutti assieme riconosciamo, a tutti i livelli, non solo il concetto di
diritti umani, ma la appartenenza alla unica Umanità, con tutte le sue
specificità, culture e identità. Un inizio post pandemico non può
prescindere da questo assioma, che abolisce ogni concetto di diversità e
favorisce il riconoscersi come unica famiglia.
Per riconoscere l’altro, dobbiamo innanzitutto “conoscere” l’altro
nella sua interezza culturale, sociale, etica, religiosa, tradizionale.
Conoscere la identità dell’altro significa porsi in ascolto dell’altro,
non per omogenizzarlo ad una unica identità globale, ma “comprendere” la
sua specificità. È importante intraprendere una nuova via alla
globalizzazione, a cui i moderni sistemi di comunicazione ci hanno
introdotto, non per erigere barriere, ma per salvare le peculiarità di
ogni popolo, di ogni territorio, di ogni cultura, non come chiusura in
sé stessi, pericolo sempre presente in tante società, ma per farlo
comprendere all’altro e con cui porsi in relazione.
Un sistema di relazione che si basa sulla conoscenza e sulla
comprensione ha la capacità di armonizzare anche gli estremi, come il
periodo pandemico ci ha dimostrato, creando nuove forme di economia, più
attente alle esigenze dei popoli, alle sfide della povertà, alla
possibilità di evitare inutili migrazioni, qualora le condizioni di vita
potessero essere ritenute almeno accettabili, alla possibilità di
condivisione, anche rispettando i principi economici che governano le
scelte dei vari paesi, alla fruizione da parte di tutti dei beni della
terra, senza arrivare a forme di sfruttamento umano e delle risorse, che
spesso sono cause di conflitto.
Il mondo post pandemico deve produrre anche un terzo principio
accanto alla conoscenza e alla comprensione: il rispetto reciproco.
Rispettare e rispettarsi, dialogare e ascoltarsi rende attuabili i
principi di cui sopra. Superare i fondamentalismi religiosi, i
nazionalismi assoluti, affermare la giustizia giusta ad ogni livello
della società degli uomini, creare momenti di arricchimento culturale
reciproco, possono portare la nostra umanità a nuove conquiste per una
vita degna in ogni campo dello scibile umano e della convivenza
reciproca.
Il Santo e Grande Concilio della Chiesa Ortodossa, a Creta nel 2016
ha affermato solennemente che “i doni della pace e della giustizia
dipendono anche dalla sinergia umana” e che “ogni uomo,
indipendentemente dal colore, dalla religione, dalla razza, dal sesso,
dalla nazionalità, dalla lingua, è stato creato a immagine e somiglianza
di Dio e gode degli stessi diritti nella società”.
Uomini di fede, Politici, Economisti, Filosofi e Sociologi,
Ecologisti, Scienziati, uomini e donne di buona volontà, dopo ogni
sconvolgimento avvenuto nella storia, le società umane hanno avuto la
possibilità di uscirne migliori e progredire nella crescita in tutti i
campi o di rinchiudersi, escludendosi a vicenda, aprendo le porte a
nuovi conflitti e problemi.
Dopo questa pandemia si pone anche a noi la stessa domanda.
Vogliamo conoscerci, comprenderci e rispettarci per dare una nuova
possibilità ai popoli del mondo di vivere con giustizia e in pace,
salvaguardando la creazione e tutto ciò che ne consegue? Se non lo
faremo, le conseguenze saranno peggiori del mondo che abbiamo lasciato.
Grazie della Vostra attenzione.
Distingués et vénérables représentants des religions du monde,
Honorables représentants des États et des organisations mondiales,
Participants distingués,
Fin 2019, le monde a été secoué par des informations en provenance
de Chine, de la ville de Wuhan, où une étrange nouvelle maladie
infectait un très grand nombre de personnes, faisant également
d'innombrables victimes. Malgré le mondialisme ambiant, la planète est
aux prises avec de grandes crises économiques et financières dans
diverses parties du monde, caractérisées par des tensions entre les
grandes puissances ; la transhumance de populations entières et des
migrations de plus en plus impressionnantes ont secoué la deuxième
décennie du XXIe siècle, provoquant des répercussions négatives et la
montée de nationalismes nouveaux et dormants chez de nombreux peuples de
la terre. Le fondamentalisme religieux a cherché à contrecarrer les
dialogues pour une coexistence pacifique et une coopération entre les
religions. L'économisme non réglementé a poursuivi sans relâche
l'exploitation incontrôlée des ressources naturelles, dont les
conséquences sur le climat sont visibles pour tous. C'est dans ce sombre
tableau qu'est intervenue la pandémie de coronavirus Covid-19, qui
allait changer la perception générale de la planète. L'insécurité
provoquée par la nouvelle maladie qui s'est propagée aux quatre coins du
monde, les conséquences d'un verrouillage mondial, jamais imaginé ni
pensé, ont fait naître de nouvelles connaissances et perceptions chez
tous les peuples du monde. Personne, riche ou pauvre, du Nord ou du Sud,
appartenant à n'importe quelle culture ou religion ou ordre politique
et économique, ne peut prétendre être à l'abri de ce fléau du XXIe
siècle. Aujourd'hui, nous voyons lentement une lumière au bout du
tunnel. Pouvons-nous retourner à la vie du monde précédent comme si rien
ne s'était passé, ou cet événement orientera-t-il la vie des peuples de
la terre vers un monde différent, avec l'espoir qu'il sera meilleur ?
Il n'y a qu'une seule réponse à cette question : le monde du passé
n'existe plus et nous avons entre les mains la possibilité de construire
un nouveau départ, un nouveau départ qui ne peut être qu'ENSEMBLE. À
l'occasion de cette importante réunion, nous ne pouvons que réaffirmer
des principes que nous connaissons déjà, mais nous avons maintenant
l'obligation d'en faire une réalité concrète.
Recommençons par affirmer ce que la pandémie a rendu plus évident :
l'appartenance à l'unique famille humaine de tous les peuples de la
terre et le soin de la création, qui a pu se reposer et se renouveler,
nous permettant de redécouvrir la vie dans de nombreux endroits où il
était impossible de l'imaginer il y a encore quelques mois.
Un document récent de notre Patriarcat Œcuménique déclare que :
"Les progrès scientifiques réels (dans des domaines tels que la biologie
moléculaire et la génomique en particulier) ont montré que le concept
même de races distinctes ou de clades génétiques séparées au sein de
l'espèce humaine est un fantasme vicieux, sans fondement dans la réalité
biologique, mais la notion empoisonnée de race fait toujours partie du
monde conceptuel de la modernité tardive. .... Il n'y a qu'une seule
race humaine, à laquelle tous les hommes appartiennent et tous sont
appelés à devenir un seul peuple en Dieu Créateur. Il n'y a pas
d'humanité en dehors de l'unique humanité universelle...". Il est donc
essentiel que nous reconnaissions tous, à tous les niveaux, non
seulement le concept des droits de l'homme, mais aussi le fait que nous
appartenons à l'Humanité unique, avec toutes ses spécificités, ses
cultures et ses identités. Un début de post-pandémie ne peut faire
abstraction de cet axiome, qui abolit toute notion de diversité et
incite à la reconnaissance d'une seule famille.
Pour reconnaître l'autre, il faut d'abord le "connaître" dans sa
globalité culturelle, sociale, éthique, religieuse et traditionnelle.
Connaître l'identité de l'autre, c'est l'écouter, non pas pour
l'homogénéiser à une seule identité globale, mais pour "comprendre" sa
spécificité. Il est important d'entreprendre une nouvelle voie vers la
mondialisation, à laquelle les systèmes de communication modernes nous
ont initiés, non pas pour ériger des barrières, mais pour sauvegarder
les particularités de chaque peuple, de chaque territoire, de chaque
culture, non pas pour se refermer sur soi-même, danger toujours présent
dans de nombreuses sociétés, mais pour faire en sorte que l'autre
comprenne et s'identifie.
Un système de relations fondé sur la connaissance et la
compréhension a la capacité d'harmoniser même les extrêmes, comme nous
l'a montré la période pandémique, en créant de nouvelles formes
d'économie, plus attentives aux besoins des peuples, aux défis de la
pauvreté, à la possibilité d'éviter les migrations inutiles, si les
conditions de vie peuvent être considérées comme au moins acceptables, à
la possibilité de partager, voire de respecter les principes
économiques qui régissent les choix des différents pays, à l'utilisation
par tous des biens de la terre, sans en arriver à des formes
d'exploitation des personnes et des ressources, qui sont souvent des
causes de conflit.
Le monde post-pandémique doit également produire un troisième
principe à côté de la connaissance et de la compréhension : le respect
mutuel. Le fait de se respecter et de respecter les autres, de dialoguer
et de s'écouter mutuellement rend les principes ci-dessus viables. Le
dépassement du fondamentalisme religieux, du nationalisme absolu,
l'affirmation d'une justice juste à tous les niveaux de la société
humaine, la création de moments d'enrichissement culturel mutuel,
peuvent conduire notre humanité à de nouvelles réalisations pour une vie
digne de la connaissance humaine et de la coexistence mutuelle.
Le Saint et Grand Conseil de l'Église orthodoxe de Crète en 2016 a
affirmé solennellement que " les dons de la paix et de la justice
dépendent aussi de la synergie humaine " et que " tout homme,
indépendamment de sa couleur, de sa religion, de sa race, de son sexe,
de sa nationalité, de sa langue, a été créé à l'image et à la
ressemblance de Dieu et jouit des mêmes droits dans la société ".
Hommes de foi, politiciens, économistes, philosophes et
sociologues, écologistes, scientifiques, hommes et femmes de bonne
volonté, après chaque bouleversement survenu dans l'histoire, les
sociétés humaines ont eu l'occasion de s'en sortir mieux et de
progresser dans la croissance dans tous les domaines ou de se renfermer,
de s'exclure les unes les autres, ouvrant les portes à de nouveaux
conflits et problèmes.
Après cette pandémie, la même question se pose pour nous.
Voulons-nous apprendre à nous connaître, à nous comprendre et à nous
respecter pour donner aux peuples du monde une nouvelle chance de vivre
dans la justice et la paix, en sauvegardant la création et tout ce qui
l'accompagne ? Si nous ne le faisons pas, les conséquences seront pires
que le monde que nous avons laissé derrière nous.
Merci de votre attention.
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