“Ci sono stati tanti sviluppi, così come molti cambiamenti nel corso
di centinaia di anni. Sviluppi politici, sociali, anche scientifici.
La
Chiesa non può più rimanere fuori da queste discussioni. Deve piuttosto
trasformarle, attingendo alla sua ricca ed antica tradizione spirituale,
articolando nuove risposte, per non ripetere sempre le stesse”. E’
questo “il processo entusiasmante” che il Santo e Grande Concilio della
Chiesa ortodossa riunito a Creta sta cercando di fare in questi giorni. A
parlare è padre John Chryssavgis, portavoce del Patriarcato Ecumenico,
presentando ai giornalisti i temi che i patriarchi e gli arcivescovi
delle 10 Chiese ortodosse presenti a Creta stanno affrontando in questi
giorni di lavori conciliari entrati nel vivo lunedì scorso. Tra i primi
temi ad essere dibattuti la missione (il rapporto delle Chiese con il
mondo contemporaneo) e la questione della diaspora. Le sessioni dei
lavori si svolgono a porte chiuse ma tutti i giorni alle 15.30 l’ufficio
stampa del Concilio organizza per i giornalisti presenti un briefing
con alcuni dei portavoce dei singoli patriarcati e Chiese presenti.
Altro
tema all’ordine del giorno è quello della “diaspora”, questione che sta
particolarmente a cuore alle Chiese ortodosse molte delle quali hanno
fedeli sparsi in tutto il mondo. Sono realtà che hanno continuato a fare
riferimento ai Patriarcati di appartenenza. Padre Chryssavgis ha
spiegato che può capitare, per esempio, di avere una presenza fedeli
appartenenti a 14 chiese ortodosse diverse in un’unica regione o
addirittura in una città. Si tratta allora di capire il ruolo delle
Assemblee dei vescovi che si sono stabilite in loco per “incoraggiare
una maggiore discussione per una azione unificata in questi paesi”. Il
clima a Creta tra i Patriarchi, gli arcivescovi, vescovi e sacerdoti è
buono. E’ Ionut Mavrichi, portavoce del Patriarcato di Romania, a
testimoniarlo. “Le discussioni tra i vescovi sono ricche di emozione ed
empatia e variano dai risvolti metafisici al problema della povertà. E’
solo l’inizio”, ha detto concludendo poi: “la tradizione della nostra
Chiesa può essere una risorsa molto ricca alla ricerca di risposte della
modernità”. Ed il vescovo Gregory di Messaoria, portavoce della Santa
Chiesa di Cirpo, ha aggiunto: “Questo concilio è un dono di Dio”. “Si fa
l’esperienza di essere presenti in umiltà, in semplicità, in spirito di
amore e carità per tutti. Se non siamo capaci a mostrare noi stessi
uniti, come possiamo dire al mondo che siamo uniti come Chiesa di Dio”.
Ed ha concluso: “Questo Concilio non è una copia di quelli che si sono
tenuti nel passato. E qualcosa che ha attraversato i secoli per
realizzarsi qui, non solo ora, ma anche per il futuro”.