Che cosa significano per l’ecumenismo le recenti tensioni in seno all’ortodossia? Il dialogo tra il Vaticano e Mosca si è di nuovo raffreddato? Che influsso hanno lasciato la celebrazione dell’anniversario della Riforma nel 2017 e l’“evento-Lund”? E quali nuovi progetti sono in vista? Sono domande a cui il Presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità, card. Kurt Koch, ha risposto in un’intervista a katholisch.de, pubblicata il 12 dicembre.
– Card. Koch, l’ortodossia
russa ha interrotto i contatti con il Patriarca di Costantinopoli in
seguito al riconoscimento di una Chiesa ortodossa ucraina indipendente e
si è anche ritirata dalla commissione per il dialogo
cattolico-ortodosso. Cosa significa ciò per il lavoro ecumenico?
Il Patriarcato russo-ortodosso ha deciso
di non partecipare più agli organismi che sono co-presieduti da
Costantinopoli. Questo è anche il caso della nostra commissione
internazionale per il dialogo: in questa commissione, sono io il
presidente per la parte cattolica, mentre il rappresentante di
Costantinopoli è l’arcivescovo Job. Per questo la Chiesa ortodossa russa
non si è presentata nel novembre a Bose alla riunione del nostro
comitato di coordinamento, in cui abbiamo discusso sulla continuazione
del dialogo. È un fatto spiacevole.
Del resto, ciò era già avvenuto nel 2007
quando Costantinopoli aveva accettato la struttura ecclesiastica in
Estonia. In quella circostanza, il Patriarcato di Mosca non partecipò
alla riunione plenaria della commissione, a Ravenna. Ma è stato deciso
dalle Chiese ortodosse di continuare il dialogo anche se una Chiesa non è
presente. Il lavoro della commissione con le alte 13 Chiese ortodosse
va quindi avanti.
– C’è un’interruzione di comunicazione tra il Vaticano e Mosca?
No. I nostri dialoghi e i contatti
bilaterali con Mosca proseguono, come anche con Costantinopoli.
Continuiamo a ricordare l’anniversario dell’incontro tra papa Francesco e
il patriarca di Mosca, Kirill, nel 2016 a Cuba. L’ultimo è avvenuto a
Vienna nel 2018. Anche per il prossimo 12 febbraio 2019 è previsto un
nuovo incontro del genere, probabilmente a Mosca.
– Come vede la situazione ecclesiale in Ucraina?
Il Vaticano rimane strettamente neutrale
e non prende alcuna posizione. Naturalmente è una posizione difficile
poiché da Mosca è stata interrotta anche la comunione eucaristica con
Costantinopoli. Ma si tratta di una problematica intra-ortodossa in cui
noi non ci immischiamo, ma che naturalmente ci fa pensare; noi preghiamo
perché possa essere trovata una soluzione.
– Come prosegue il dialogo con l’ortodossia nel suo insieme? Che cosa è stato discusso nell’incontro ecumenico di Bose?
Abbiamo lavorato insieme alla stesura di
un documento congiunto su “Sinodalità e primato nel secondo millennio e
oggi”, ma non siamo giunti alla conclusione della lettura. Si tratta di
una materia molto complessa. Il comitato di coordinamento riprenderà il
lavoro nel novembre 2019. Dopodiché speriamo di essere pronti a
convocare un riunione plenaria, possibilmente nel 2020.
– Ciò influisce negativamente anche nel dialogo ecumenico?
No. L’atmosfera a Bose è stata positiva.
Ma è un’impresa difficile riassumere 1.000 anni di storia in 25 pagine
in cui ambedue le parti si ritrovino. La volontà è di proseguire nel
lavoro. E, anche se la tematica è difficile, essa è indispensabile per
compiere ulteriori passi verso l’unità.
– Guardando indietro all’intero
anno: cosa è rimasto della commemorazione della Riforma del 2017?
L’“evento-Lund” è stato un incentivo per una nuova partenza ecumenica o
un fuoco di paglia?
Certamente non è stato un fuoco di
paglia. È stato altamente significativo che lo stesso papa Francesco
abbia partecipato alla comune commemorazione della Riforma, a Lund, con
il presidente della Federazione mondiale luterana. Il successivo accordo
di Malmö tra la Caritas internationalis e le Opere sociali della
Federazione mondiale luterana ha mostrato inoltre chiaramente che a noi
stanno a cuore non solo la teologia e la liturgia, ma anche una più
intensa collaborazione nel campo sociale. Io penso che la commemorazione
della Riforma sia stata molto positiva e che abbia e debba avere degli
stimoli per il futuro.
– Per esempio…
Spero che la commemorazione dei 500 anni dell’Augsburger Reichtag
(Dieta di Augusta) per prendere congedo della “Confessio Augustana”,
nel 2030, sarà altrettanto intensamente preparata e celebrata. Sono
convinto che i protestanti e i cattolici nel corso della storia non
siano mai stati così vicini come allora ad Augusta. La “Confessio
Augustana” non fu un testo inteso a determinare le differenze, ma
l’ultimo tentativo di conservare l’unità – grazie al grande impegno di
Filippo Melantone. Proprio in Germania si dovrebbe utilizzare la
commemorazione della Dieta di Augusta come opportunità per compire
ulteriori passi.
– E come si procede ora nell’immediato?
Ci sono due progetti. Nel frattempo anche i Metodisti, i Riformati e gli anglicani hanno aderito alla Dichiarazione cattolica-luterana sulla giustificazione
del 1999. Nel prossimo mese di marzo terremo una riunione in America
per esplorare che cosa significa il fatto che questa comune Dichiarazione
– inizialmente solo con la Federazione mondiale luterana – abbia
riunito inaspettatamente attorno a sé una comunità più grande. Vogliamo
esaminare quali conseguenze ne derivano.
In effetti, la Dichiarazione sulla dottrina della giustificazione aveva anche sottolineato che non erano stati risolti i problemi ecclesiologici. Per questa ragione, io, quattro anni fa, avevo proposto di elaborare una nuova Dichiarazione congiunta sul tema “Chiesa, Eucaristia e Ministero”. L’iniziativa è già stata accolta in alcune parti. In America il dialogo luterano-cattolico ha già adottato un documento a questo riguardo, così pure in Finlandia. Ora spero che, nel corso del prossimo anno, con il direttivo della Federazione mondiale luterana si possa continuare a discutere di questa Dichiarazione.
In effetti, la Dichiarazione sulla dottrina della giustificazione aveva anche sottolineato che non erano stati risolti i problemi ecclesiologici. Per questa ragione, io, quattro anni fa, avevo proposto di elaborare una nuova Dichiarazione congiunta sul tema “Chiesa, Eucaristia e Ministero”. L’iniziativa è già stata accolta in alcune parti. In America il dialogo luterano-cattolico ha già adottato un documento a questo riguardo, così pure in Finlandia. Ora spero che, nel corso del prossimo anno, con il direttivo della Federazione mondiale luterana si possa continuare a discutere di questa Dichiarazione.
– In quanto “Dichiarazione congiunta” avrebbe un livello simile al documento sulla giustificazione?
Sarebbe bello se fosse così. Ma avverto
anche alcune riserve da parte luterana, sul fatto che questo è un
livello troppo alto. A mio parere, sarebbe un passo importante verso la
comunione ecclesiale. Infatti, una Dichiarazione comune – a
differenza del solito documento di una commissione per il dialogo –
dev’essere accettata dal direttivo delle Chiese. Di testi di dialogo ne
abbiamo già molti – e la carta è paziente. Ma, se non sono recepiti
dalle Chiese, non possono rendere il grande servizio che dovrebbero.
– In una liturgia ecumenica del
2017, a Hildesheim, le due Chiese si sono “impegnate” a una migliore
collaborazione anche sui problemi etici. Alcune settimane fa, una
dichiarazione della Chiesa evangelica tedesca sulla diagnostica
prenatale ha suscitato delle comprensibili critiche della Conferenza
episcopale tedesca. Cosa significano queste differenze per il cammino
ecumenico?
Lei evoca un problema fondamentale
dell’ecumenismo. Noi oggi abbiamo parecchie differenze circa i problemi
etici. Negli anni ’70 o ’80 lo slogan riguardante l’ecumenismo recitava:
“la fede divide, l’azione unisce”. Oggi bisognerebbe dire quasi il
contrario. Siamo riusciti a chiarire molti problemi di fede, ma sono
diventati virali nuovi problemi in campo etico, soprattutto quelli
bioetici. L’ecumenismo deve occuparsi anche di questi problemi.
– “Chiesa, Eucaristia e
Ministero”: l’argomento tocca anche l’attuale discussione in Germania
sulla comunione alle coppie di diversa confessione. I vescovi tedeschi,
l’estate scorsa, non sono riusciti a mettersi d’accordo su una linea
unitaria e vincolante. Una delegazione ne ha discusso anche con i
rappresentanti del Vaticano. Come si procede a questo riguardo?
Papa Francesco ha deciso che questo
testo non deve apparire come un documento della Conferenza episcopale,
ma come un aiuto di orientamento per i vescovi. La difficoltà è tuttavia
che il testo è rimasto uguale e viene letto come un documento della
Conferenza episcopale. Siccome dovrà essere rielaborato in Germania, è
là che deve essere esaminato.
– Ma dipende anche da Roma. È stato detto che anche lì dovrebbe essere ponderato.
Sì, ma, attualmente, qui a Roma, non figura come un grande progetto in corso.
– Roma ribadisce che l’argomento
dev’essere trattato sul piano della Chiesa universale. Quale rilievo ha
questo problema dal punto della Chiesa mondiale?
La prevista dichiarazione congiunta su Chiesa, Eucaristia, e Ministero
mira esattamente a chiarire questo problema sul piano ecclesiale
universale. Il problema dell’eucaristia non può essere considerato
isolatamente. Per la concezione cattolica, la comunione eucaristica
presuppone la comunione ecclesiale, mentre i protestanti dicono invece
che la comunione eucaristica costituisce un cammino verso l’unità. Per
questo è necessario approfondire il rapporto tra eucaristia e comunione
ecclesiale.
– Lei vede un’opportunità per un
futuro riavvicinamento nei problemi decisivi della comprensione
dell’eucaristia e del ministero, così da rendere possibile una
partecipazione reciproca?
Il grosso problema è certamente la
tematica del ministero in cui ci sono due difficili interrogativi da
affrontare: da una parte, il papato, che, per i cattolici, fa parte del
problema del ministero. E un’unità senza il riconoscimento del papato
per noi cattolici è difficilmente possibile. Dall’altra, abbiamo il
problema e la sfida dell’ordinazione delle donne a pastori e vescovi
che, secondo la Chiesa cattolica, non è possibile. Sono grosse
difficoltà che, tuttavia, non devono impedirci di continuare questo
cammino e di avvicinarci sui problemi fondamentali del ministero.