Concilio panortodosso: Bartolomeo ringrazia Francesco per le preghiere
zenit
Nella messa di apertura a Creta, il patriarca ecumenico di
Costantinopoli richiama le chiese all’unità e mette in guardia dagli
“ingannatori che negano le verità di fede”
Un “giorno di unità”, in cui tutti gli ortodossi si impegnano “nei
confronti dei popoli e del mondo contemporaneo”. Lo ha detto ieri il
patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo I, nell’omelia della
concelebrazione della Divina liturgia nella chiesa metropolitana di San
Minas a Heraklion (Creta), in occasione del Concilio Panortodosso.
“La santa eucaristia riafferma realmente che l’unità e la cattolicità della
nostra Chiesa ortodossa”, ha dichiarato il patriarca ecumenico, che ha
insistito più volte sui temi del pentimento e del perdono.
Per un cristiano, ha detto, “non è sufficiente rimanere sul piano
teorico” ma occorre “una risposta sul piano concreto dove,
sfortunatamente, siamo notevolmente carenti”.
Di fronte a tante “idee sbagliate” in circolazione ad opera di
“ingannatori particolarmente sofisticati” che “negano la verità di
fede”, Bartolomeo ha invocato uno “sforzo coordinato da parte dei
pastori della Chiesa ortodossa per informare i fedeli”.
Rivolto al clero e ai primati delle chiese ortodossi presenti, il
patriarca ecumenico ha ricordato: “noi cristiani ortodossi dobbiamo
sottolineare che l’unica strada lungo la nostra strada nel cammino in questo mondo è l’unità”.
L’apertura ufficiale delle sessioni conciliari è avvenuta stamattina,
con la prolusione inaugurale di Bartolomeo, il quale – secondo quanto
riporta il SIR – ha rivolto un “cordiale grazie” a papa Francesco per la
sua preghiera pronunciata all’Angelus di ieri per il Concilio.
Di seguito, Bartolomeo ha detto ai padri conciliari che “il mondo ci
sta guardando” e ciò comporta “una responsabilità più grande”. Tra le
chiese assenti al Concilio – come sottolineato dal patriarca di
Costantinopoli – vi sono: Bulgaria, Georgia, Mosca, Antiochia. Delle
ultime due, Bartolomeo ha letto i messaggi dei patriarchi, Kirill e
Giovanni X, in cui spiegano le ragioni della defezione.