Due documenti
congiunti dai Vescovi dell’Antica e della Nuova Roma: la custodia del creato
nel pensiero teologico e pastorale di L.S. Bartolomeo di Costantinopoli e di
Giovanni Paolo II e Francesco di Roma
Relazione al Convegno nazionale dal titolo: Ecologia integrale e
spiritualità ecologica. Teologi, pastori e personalità ecclesiali si
interrogano ecumenicamente sull’ Enciclica Laudato Si’
Prato, 17-18 giugno 2018
† Archimandrita Evangelos
Yfantidis
Vicario Generale
dell’Arcidiocesi Ortodossa d’Italia e Malta
È ormai diventata una
tradizione di grande significato ecclesiale la stesura e la firma di
“Dichiarazioni Congiunte” da parte dei Patriarchi Ecumenici e dei Pontefici Romani.
La prima è stata quella del 7 dicembre 1965, di Papa Paolo VI e del Patriarca
Atenagoras, esprimente la reciproca decisione di abolire le scomuniche dell’anno
1054. L’ultima “Dichiarazione Congiunta” –nel senso proprio del termine– tra
Roma e Costantinopoli è quella del 30 novembre 2014, in occasione della Visita del
Papa di Roma Francesco al Fanar di Costantinopoli, la sede del Patriarcato
Ecumenico, allo scopo di riaffermare le loro comuni intenzioni e preoccupazioni
su argomenti di comune interesse, riguardanti, come le Dichiarazioni Congiunte
precedenti, non tanto questioni teologiche ma argomenti che fanno parte della
cosiddetta questione sociale. Tra queste Dichiarazioni c’è ne una del 2002,
detta “Dichiarazione di Venezia”[1], firmata
da Papa Giovanni Paolo II e dal Patriarca Bartolomeo, che si occupa in modo
dettagliato di una solo delle questioni che riguardano l’uomo e la società di
oggi, cioè il creato e la sua protezione. Un secondo documento congiunto, che
vede la luce a distanza di quindici anni dal primo su tale argomento, anche se
non rientra nel corpo delle “Dichiarazioni Congiunte”, è il “Messaggio
Congiunto del 1° settembre 2017”[2] sul
creato e la sua protezione, firmato da Papa Francesco e dal Patriarca
Bartolomeo.
I firmatari di questi due documenti
sono tre leader religiosi di grande rilievo per il Cristianesimo e la società
della loro epoca. Da parte della Chiesa di Roma ci sono i Papi Giovanni Paolo
II e Francesco, i quali –insieme a Papa Benedetto XVI–, continuando l’opera di
Papa Paolo VI, hanno spalancato le porte della Chiesa Romana Cattolica verso il
mondo sofferente, creazione inclusa.
Giovanni Paolo II, già con l’Enciclica “Evangelium Vitae”, nel 1995, ha dato
in realtà inizio al percorso del mondo romano-cattolico verso una
sensibilizzazione ecologica[3];
parlando di una “ecologia umana” in collegamento con “l’ecologia dell’ambiente”,
dal 1996 e poi si è espresso anche a favore di una “conversione ecologica”,
indicando che “la creatura umana riceve una missione di governo sul creato per
farne brillare tutte le potenzialità”[4]. Sua
Santità Papa Francesco, che con la Laudato Si’, ha mostrato un interessamento
particolare per la creazione di Dio, proponendo tra altro una nuova ecologia
basata sulla parola “μετάνοια” (metanoia), cioè sul totale capovolgimento che
si deve operare in chi aderisce al messaggio salvifico di Cristo, ha rilanciato
l’idea “che i cattolici devono essere in prima fila nella denuncia delle
violenze contro il creato, che determinano nuove povertà, acuendo quelle già
esistenti, e nella formulazione di proposte, concrete, per una società più equa
nella distribuzione dei beni e più rispettosa del mondo nella definizione dei
programmi economici”[5]. Da
parte della Chiesa di Costantinopoli c’è Sua Santità il Patriarca Ecumenico
Bartolomeo, unico firmatario di ambedue i testi, il quale, dalle porte della
Chiesa Ortodossa che ha trovato da tempo spalancate da parte del suo
predecessore Atenagoras, ha costruito grandi e stabili ponti in tutto il mondo,
non solo con tutto il pleroma della Chiesa Ortodossa per confermarlo nella Fede[6], ma
anche con le altre Chiese e religioni e con la società secolarizzata per
offrire a quest’ultima il contributo della Chiesa Ortodossa per un mondo
migliore, basato sulla protezione di tutta la creazione; proprio per questo
motivo giustamente il Patriarca Bartolomeo è chiamato “il Patriarca Verde”.
Continuando l’opera del suo predecessore Demetrio sulla salvaguardia e sul
rinnovamento del creato, le sue iniziative occupano una gran parte del servizio
del Patriarcato Ecumenico da parte della Chiesa Ortodossa e comprendono
Messaggi Patriarcali per il 1° settembre, l’organizzazione di simposi,
congressi e seminari, di discorsi e interviste, la pubblicazioni di saggi e di
libri[7].
La “Dichiarazione di Venezia”,
un testo assai ampio, ben strutturato e ricco di contenuti, di circa 1.300
parole in italiano, è stata firmata congiuntamente da Giovanni Paolo II –in
collegamento televisivo dalla Biblioteca privata del Palazzo Apostolico
Vaticano– e dal Patriarca Bartolomeo, nel pomeriggio di lunedì 10 giugno 2002,
nella Sala dello Scrutinio del Palazzo Ducale a Venezia. Era la conclusione del
IV Simposio “Religione, scienza, ambiente”, promosso dal Patriarcato Ecumenico e
dedicato al tema: “Il Mare Adriatico: Mare a rischio - Unità di Intenti”, e il
documento è stato presentato come la Dichiarazione Finale del Simposio. Quel collegamento
televisivo, secondo Giovanni Paolo II, ha dato “voce a quell’unità di intenti
che il tema stesso dell’evento ha evocato”[8]. Per la Chiesa di
Costantinopoli e i fedeli ortodossi il fatto stesso della firma della
Dichiarazione Congiunta da parte del loro Primate era una cosa consueta, ormai maturata
nel tempo, fin dal lontano 1986 con la V Decisione Sinodale della III
Conferenza Panortodossa che ha dato inizio a una seria di iniziative importanti
per la protezione del creato[9], con una ricchezza di
contributi che fa della Chiesa Ortodossa la promotrice delle prime esperienze
di pastorale ecologica. Per la Chiesa di Roma invece il percorso non era stato
egualmente lungo e ricco, anche se era iniziato solo quasi dieci anni dopo
Costantinopoli. Si
potrebbe dire che in realtà la Dichiarazione di Venezia forse per prima volta
apriva con coraggio nuove strade al pensiero romano cattolico su tale delicata
materia di pastorale ecologica. Probabilmente quello che spinse Giovanni Paolo II a firmare
la Dichiarazione Congiunta fu, da una parte, il suo amore fraterno verso il
Patriarca Bartolomeo –che si può notare in una serie di discorsi e gesti–, come
anche la sua riconoscenza dell’apostolato che la Chiesa Ortodossa aveva svolto
per la salvaguardia del creato fino a quel momento, in tal modo da poter “respirare”
anche sulla questione del creato con “i due polmoni, cioè quello orientale e
quello occidentale”[10]. D’altra parte Giovanni
Paolo II forse si convinse ad apporre tale firma per via dalle conseguenze
positive che aveva ottenuto nel seno della Chiesa Cattolica Romana l’ormai
famosa “Charta Oecumenica” varata a Strasburgo domenica 22 Aprile 2001,
dall’allora Metropolita di Francia Geremia [Patriarcato Ecumenico] e
dall’allora Arcivescovo di Praga, Cardinale Miloslav Vlk –Presidenti
rispettivamente della Conferenza delle Chiese Europee (KEK) e del Consiglio
delle Conferenze Episcopali Europee (CCEE). La Charta Oecumenica, riguardo al nostro
argomento, ha richiamato ancora una volta l’importanza della dimensione
ecumenica della custodia del creato, invitando, di conseguenza, a citare anche
il ruolo fondamentale del mondo romano cattolico nella riscoperta del tema
ecologico, “per realizzare condizioni sostenibili di vita per l’intero creato”
e per “sviluppare ulteriormente uno stile di vita nel quale, in
contrapposizione al dominio della logica economica e alla costrizione al
consumo”, si accorda “valore a una qualità di vita responsabile e sostenibile”[11]. Si potrebbe inoltre
pensare che la ben sviluppata Dichiarazione di Venezia ha completato, in
qualche modo, il servizio reso dal Cristianesimo nel campo dell’ecologia con la
Charta Oecumenica.
Il “Messaggio Congiunto” del
2017 è un testo abbastanza breve –come dovrebbero essere i documenti di questa
natura–, con meno di 600 parole in italiano. Fu diffuso in contemporanea in
sette lingue –fatto che avrebbe dato al documento una vasta risonanza in tutto
il mondo e in tutti gli ambienti–, dalla Sala Stampa della Santa Sede e dal
Fanar, venerdì 1° settembre 2017, alle ore 8 di Roma, per la celebrazione della
Giornata di Preghiera per la Cura del Creato[12]. Papa
Francesco ha concordato la stesura di questo Messaggio Congiunto –è la prima
volta che i Bartolomeo e Francesco firmano insieme un messaggio in occasione
della Giornata di 1° settembre, perché generalmente sia l’uno che l’altro
firmano un messaggio separato– probabilmente per tre motivi: in primis, per le
relazioni di profonda amicizia che lo legano con il Patriarca Bartolomeo, fin
dal primo giorno del suo ministero di Vescovo di Roma, condividendo, come
racconta il Patriarca Ecumenico, le sue preoccupazioni e priorità, quali il
cammino verso l’unità delle Chiese, le conseguenze dell’ingiustizia sociale e la
gravità del peccato di inquinare e distruggere l’ambiente[13]; in
secundis, per il buon esito tra il pleroma della Chiesa Romano Cattolica –e non
solo– della Laudato si’, un’Enciclica in parte inspirata dal Patriarca Bartolomeo,
e dove si sottolinea la dimensione ecumenica della cura del creato; in tertiis,
visto che nel Messaggio Congiunto c’è “un vero grido di preghiera”[14], che è
poi il motivo per cui Papa Francesco ha deciso il 6 agosto 2015 di istituire
anche nella Chiesa Cattolica la “Giornata Mondiale di Preghiera per la Cura del
Creato”, “condividendo con l’amato fratello il Patriarca Ecumenico Bartolomeo
le preoccupazioni per il futuro del creato […] per testimoniare la nostra crescente
comunione con i fratelli ortodossi”[15];
ovviamente Papa Francesco non intendeva una comunione sacramentale ma una
comunione di servizio per il bene dell’umanità intera. Come si è detto, “c’è,
insomma, una profonda sintonia di ecumene ed ecologia, che il Messaggio
conferma ed approfondisce”[16].
Il contesto sociale ed
ecclesiale in cui vedono la luce i due documenti congiunti è assai ostile a
Cristo e al Suo Vangelo. La
secolarizzazione, che interpreta la vita dell’uomo a partire da principi etici
non correlati alla fede in alcun dio, ha fatto arrivare la società –particolarmente
quella europea– a un punto di
“vuoto spirituale”[17],
senza alcuna “speranza in Dio e amore autentico”[18],
come afferma Bartolomeo di Costantinopoli. Molte persone sono state portate all’indifferenza
religiosa, credono “di aver bisogno solo di
proprietà materiali e supporto economico”, rimanendo indifferenti a qualsiasi
cosa di “superiore, vero, originale, spirituale”[19]; non si interessano né dell’esistenza
di Dio, né delle religioni in se stesse, non accettano l’esistenza di entità
soprannaturali senza prove, e stimano come un valore il non credere e la
ricerca della verità attraverso la ricerca positiva, le prove scientifiche e la
logica, definendosi “atei”. Tuttavia, se vogliamo cercare la causa fondamentale che ha
condotto persone e istituzioni ad allontanarsi dalla verità cristiana e a
sostituirne i valori con principi etici, a tal punto da ridurre i cristiani a
una minoranza in quelle società una volta interamente cristiane, non lo
troveremo al di fuori del cristianesimo, bensì fra i battezzati. L’Arcivescovo Ortodosso
d’Italia e Malta, il Metropolita Gennadios, scriveva alla fine del 2014,
osservando coraggiosamente la dura realtà degli ultimi decenni: il popolo di
Dio è rimasto essenzialmente “non catechizzato”. Il risultato di questa
situazione è l'ignoranza, la conoscenza imperfetta e la confusione dei
battezzati circa la verità cristiana[20].
In questo breve esame dei due
documenti congiunti –un esame introduttivo, visto che un commento puntuale
avrebbe forse rischiato di essere piuttosto approssimativo– toccheremo adesso soltanto
alcuni temi che riteniamo importanti. In realtà i due testi, per la loro
rigorosa costruzione architettonica e per la ricchezza del loro contributo,
andrebbero commentati integralmente e approfonditi sotto il profilo storico,
teologico e morale, nonché messi a confronto con i numerosissimi scritti del
Patriarca Ecumenico Bartolomeo che trattano della medesima materia. Vale la
pane comunque osservare che per chi conosce il modo di pensare e di scrivere
dei teologi Giovanni Ziziulas Ghèron Metropolita di Pergamo, Vlassios Phidas e
Giovanni Chryssavgis, si potrebbe pensare che essi abbiano collaborato alla
stesura dei documenti; i primi due per il testo del 2002 e l’ultimo per quello
del 2017. La scelta metodologica di fondo è quella di sottolineare in modo
evidente alcuni argomenti più di altri, seguendo sostanzialmente tre criteri:
il primo è la loro attualità, il secondo è il loro essere in sintonia con
l’insegnamento fondamentale del Cristianesimo primitivo, mentre il terzo
criterio è che questi argomenti favoriscano una comprensione più ampia
dell’urgente necessità per l’uomo di prestare attenzione alla creazione.
Ambedue i testi, cercando di indicare i “segni dei
tempi”, ai quali il Cristianesimo deve prestare speciale attenzione, ci offrono
una panoramica precisa della relazione tra il comportamento umano nella società
e la creazione di Dio. La dichiarazione di Venezia presenta la società con
queste parole: “Un
gran numero di persone patiscono ogni giorno a causa della violenza, della
mancanza di risorse, della povertà e della malattia […] le conseguenze negative
che si riflettono sull’umanità e su tutto il creato, causate dalla degradazione
di basilari risorse naturali come l’acqua, l’aria e la terra, e derivanti da un
progresso economico e tecnologico incapace di riconoscere i suoi limiti e di
tenerne conto”; e tutto ciò in un mondo di degrado, violenza e spargimento di
sangue dove gli uomini hanno “preso decisioni, intrapreso azioni e attribuito
valori, che ci stanno discostando da come dovrebbe essere il mondo, ci stanno
allontanando dal disegno di Dio sulla creazione, da tutto ciò che è essenziale
per la salute del pianeta e della comunità umana”. Il Messaggio del 1°
settembre presenta la realtà sociale con queste parole: “Uno scenario
moralmente decadente, dove i nostri atteggiamenti e comportamenti nei confronti
del creato offuscano la vocazione ad essere collaboratori di Dio. La nostra
tendenza a spezzare i delicati ed equilibrati ecosistemi del mondo,
l’insaziabile desiderio di manipolare e controllare le limitate risorse del
pianeta, l’avidità nel trarre dal mercato profitti illimitati: tutto questo ci
ha alienato dal disegno originale della creazione. Non rispettiamo più la
natura come un dono condiviso; la consideriamo invece un possesso privato. Non
ci rapportiamo più con la natura per sostenerla; spadroneggiamo piuttosto su di
essa per alimentare le nostre strutture. Le conseguenze di questa visione del
mondo alternativa sono tragiche e durevoli. L’ambiente umano e quello naturale
si stanno deteriorando insieme, e tale deterioramento del pianeta grava sulle
persone più vulnerabili. L’impatto dei cambiamenti climatici si ripercuote,
innanzitutto, su quanti vivono poveramente in ogni angolo del globo”.
Continuando
la nostra trattazione, un punto preponderante, comune in ambedue i documenti, sta
indubbiamente nella rilettura della Sacra Scrittura. I due testi partono
dall’idea che qualunque riflessione sul creato deve avere come fondamento la Sacra
Bibbia, particolarmente il libro della Genesi e per questo la loro prima parte
è interamente dedicata a sottolineare tale verità. Viene evidenziato che Dio ha
concepito un mondo di bellezza e d’armonia e che Egli lo ha creato, facendo di
ogni suo aspetto un’espressione della Sua libertà, della Sua saggezza e del Suo
amore; Egli ha dato all’uomo un’anima
immortale, fonte di autocoscienza e di libertà, doti intellettuali che lo rendono
a Sua immagine e somiglianza. Dio designò l’umanità a collaborare nella
custodia e nella protezione dell’ambiente naturale; la terra ci venne affidata
come dono sublime, finché, ‘alla fine’, tutte le cose in cielo e in terra
saranno ricapitolate in Cristo. Si trova quindi nella Sacra Scrittura “il
fondamento del desiderio condiviso da Roma e Costantinopoli di condannare le
violenze alle quali il creato continua a essere sottoposto”[21].
Nella
Dichiarazione di Venezia, esistono tre temi chiave dell’ecoteologia ispirata
dalla prospettiva ortodossa e romano-cattolica:
Il primo articola un codice di
“condotta ambientale”, che proviene da “un ordine morale oggettivo”, fondato sul
riconoscimento da parte dell’uomo “che il mondo è creato da Dio”, allo scopo di
“proclamare i valori morali” ed “educare le persone a una consapevolezza
ecologica, la quale non è altro che la responsabilità assunta nei confronti di
se stessi, nei confronti degli altri e nei confronti della creazione”.
Condizione indispensabile per arrivare a questo è un “atto di metanoia” e “il
rinnovato tentativo di considerare noi stessi, di considerarci l’un l’altro, e
di considerare il mondo che ci circonda, nella prospettiva del disegno divino
sulla creazione”. La metanoia –concetto fondamentale per la Chiesa Ortodossa e
in pienissima risonanza con il pensiero di ambedue i firmatari riguardo alla
nostra questione– proposta dai due leader, in questo caso non è altro che “un
cambiamento quanto più possibile radicale, che potrà indurci a cambiare il
nostro stile di vita, i nostri insostenibili modelli di consumo e produzione”. Il
codice di condotta ambientale proposto da Giovanni Paolo II di Roma e
Bartolomeo di Costantinopoli comprende tre principi molto dettagliatamente
esposti nella Dichiarazione: I. Riacquistare l’umiltà, riconoscere i limiti
delle nostre forze e i limiti della nostra conoscenza e della nostra capacità
di giudizio; II. “Ammettere con franchezza che l’umanità ha diritto a qualcosa
di più di ciò che vediamo intorno a noi”; e III. “Implorare da Dio Creatore che
egli illumini tutte le genti, ovunque esse siano, affinché esse sentano il
dovere di rispettare e salvaguardare con cura la creazione” punto che verrà
interiormente sviluppato all’interno del testo congiunto del 2017.
Il secondo tema chiave della
Dichiarazione di Venezia sono i sei “obiettivi etici”, sui quali i Vescovi
dell’Antica e della Nuova Roma invitano “tutti gli uomini e tutte le donne di
buona volontà a riflettere” sotto il profilo sia teologico che storico. Questi
importanti obiettivi sono anch’essi ben illustrati, e qui ci limiteremo a
elencarli: I. “Pensare ai bambini del mondo quando riflettiamo sulle nostre
scelte e le valutiamo prima di agire”; II. “Essere disposti a studiare i veri
valori basati sulla legge naturale che costituisce il fondamento di ogni
cultura umana”; III. “Adoperare pienamente e in modo costruttivo scienza e
tecnologia, riconoscendo nel contempo che le acquisizioni della scienza vanno
sempre valutate alla luce della centralità della persona umana, del bene comune
e dello scopo profondo della creazione”; IV. “Essere umili circa l’idea del
possesso, e aperti alle domande che vengono rivolte al nostro senso di
solidarietà”; V. “Riconoscere la diversità delle situazioni e delle
responsabilità nell’opera che tende a migliorare l’ambiente del mondo”; e VI. “Promuovere
un approccio pacifico per quanto riguarda il disaccordo esistente su come
convenga vivere su questa terra, come condividerla, come usarla, ciò che è
necessario cambiare, e ciò che deve restare immutato”.
L’ultimo tema chiave del testo
del 2002 sta proprio nella speranza che i due leader cercano di dare all’uomo di
oggi, in due parti diversi della Dichiarazione, poco prima dell’esposizione del
codice di condotta ambientale e nella conclusione del documento, che riportiamo
integralmente: “Dio non ha abbandonato il mondo. Egli vuole che il suo disegno
e la nostra speranza in esso si realizzino per mezzo della nostra
collaborazione nel ristabilire la sua originaria armonia. […] Non è troppo
tardi. Il mondo di Dio ha un incredibile potere di guarigione. Nell’arco di una
sola generazione, potremmo imprimere alla terra il giusto orientamento per il
futuro dei nostri figli. Esprimiamo l'auspicio che sia la nostra generazione,
quella di oggi, a farlo, con l’aiuto e con la benedizione di Dio”.
Nel Messaggio del 1° settembre
2017 il pensiero chiave è soltanto uno: “La dignità e la prosperità umane sono
profondamente connesse alla cura nei riguardi dell’intera creazione”. Per sostenere
tale pensiero, Bartolomeo di Costantinopoli e Francesco di Roma rivolgono tre
appelli, analiticamente esposti nel Messaggio Congiunto. Il primo viene
indirizzato a tutta l’umanità: “La chiamata e la sfida urgenti a prenderci cura
del creato costituiscono un invito per tutta l’umanità ad adoperarsi per uno
sviluppo sostenibile e integrale”. Il secondo, rivolto ai lettori e agli
ascoltatori del Messaggio, è un invito alla preghiera con l’obiettivo di
“cambiare il modo in cui percepiamo il mondo allo scopo di cambiare il modo in
cui ci relazioniamo col mondo”, e segue dichiarando che “il fine di quanto ci
proponiamo è di essere audaci nell’abbracciare nei nostri stili di vita una
semplicità e una solidarietà maggiori”. L’ultimo e urgente appello è
indirizzato a quanti occupano una posizione di rilievo in ambito sociale,
economico, politico e culturale, allo scopo di “prestare responsabilmente
ascolto al grido della terra e ad attendere ai bisogni di chi è marginalizzato,
ma soprattutto a rispondere alla supplica di tanti e a sostenere il consenso
globale perché venga risanato il creato ferito”.
Concludendo la presentazione
dei due documenti congiunti, si può arrivare a tre spunti interessanti a nostro
parere:
I.
Innanzitutto lo sforzo per arrivare alla
promulgazione dei testi ha manifestato la sinergia e la grande volontà di
collaborazione tra Roma e Costantinopoli su un tema molto rilevante e dibattuto
a causa della delicata congiuntura internazionale quale la custodia del creato.
Si tratta di due documenti certamente positivi, frutto della riflessione ed
esperienza vissuta tra due Chiese diverse che però con questi testi hanno detto
insieme una serie di cose importantissime. I due testi non sono un elenco o un
prontuario di soluzioni cristiane ecumeniche ai problemi della creazione, ma
sono innanzitutto la prospettiva di un atteggiamento interiore e di fondo per
il Cristiano, a qualsiasi Chiesa appartenga verso la realtà sociale odierna e
dell’impegno richiesto per risanare il creato ferito. Si tratta di affermazioni
fondamentali e dunque il contenuto di tali documenti è una grande sfida per il
futuro e non solo la registrazione di cose su cui un accordo tra Costantinopoli
e Roma, tra Ortodossia e Cattolicesimo Romano, esiste da tempo. I documenti,
con il loro volto e carattere ecumenico sono capaci di essere universalmente
intesi e di raccogliere il consenso di tutti, anche di quelli che non
condividono la Fede in Cristo;
II.
I documenti, sensibili alle nuove
sfide del mondo contemporaneo, grazie alla loro proposta di alcune scelte
coraggiose e sotto certi aspetti “nuove” riguardo al rapporto
Chiesa-uomo-mondo, aprono alla coscienza dell’uomo di oggi le ricchezze
dell’insegnamento della Fede del primo millennio, messa a suo servizio diretto.
In sostanza, ambedue i documenti congiunti esprimono due inviti concreti: in
primis, quello ad andare oltre un ecologismo di maniera o solo moralistico,
proprio per riscoprire il significato profondo del Creato; e in secundis, l’invito
a svolgere una profonda riflessione e un esame personale e comunitario –sia in
termini di adesione alla Sacra Scrittura che di metanoia personale– riguardo
alla conformità tra le indicazioni etiche contenute nei documenti e il proprio
stile di vita rispetto al creato, perché i modi di vita esistenti non sono più
sostenibili;
III.
Infine, si deve sottolineare che i tre
leader, redigendo i due documenti congiunti, hanno contribuito a dare credibilità
al Cristianesimo, in un mondo segnato dalla secolarizzazione, offrendo una
risposta concertata e collettiva alla sfida della crisi ecologica e dei
cambiamenti climatici, riconoscendo e condividendo la loro comune
responsabilità e indicando una risposta concertata e collettiva[22]. Papa
Giovanni Paolo II, Papa Francesco e il Patriarca Ecumenico Bartolomeo, in un
modo di tutto profetico, come spetta particolarmente ai Vescovi dell’Antica e
della Nuova Roma, si sono espressi insieme e adesso resta al popolo di Dio
recepire i documenti congiunti, cioè accoglierli, comprenderli e metterli in
pratica.
[1] Dichiarazione Congiunta di Papa Giovanni Paolo II e del Patriarca
Ecumenico Bartolomeo, 10.06.2002, in
http://www.ortodossia.it/w/index.php?option=com_content&view=article&id=4928:dichiarazione-congiunta-di-papa-giovanni-paolo-ii-e-del-patriarca-ecumenico-bartolomeo&catid=17:documenti&lang=it.
[2] Messaggio congiunto di Papa Francesco e del Patriarca Ecumenico
Bartolomeo per la celebrazione della Giornata di Preghiera per la Cura del
Creato, 01.09.2017, in
http://www.ortodossia.it/w/index.php?option=com_content&view=article&id=3658:messaggio-congiunto-di-papa-francesco-e-del-patriarca-ecumenico-bartolomeo&catid=14:messaggi&lang=it.
[3] Per ulteriori dettagli
sull’argomento vedi: Paul Haffner, L’eredità
ecologica di Papa Giovanni Paolo II e la bioetica, in Studia Bioethica,
1(2008), 25-31.
[4] Giovanni Paolo II, Udienza Generale,
17 gennaio 2001, in:
https://w2.vatican.va/content/john-paul-ii/it/audiences/2001/documents/hf_jp-ii_aud_20010117.html.
[5] Riccardo Burigana, Una prima lettura del Messaggio congiunto
per la Giornata mondiale di preghiera del creato, in https://www.monasterodibose.it/comunita/finestra-ecumenica/11809-insieme-per-il-creato.
[6] Cfr. Luca 22,32.
[7] Una prima registrazione
cronologica soltanto delle più importanti attività del Patriarca Bartolomeo
svolte dal 1992 fino a 2005 si può trovare in: Evangelos Yfantidis, Chiesa Ortodossa e comunità internazionale:
il contributo del Patriarcato Ecumenico alle relazioni interreligiose
(1971-2005), Asterios Editore, Trieste 2017, 179-180.
[8] Saluto del Santo Padre
Giovanni Paolo II, in
https://w2.vatican.va/content/john-paul-ii/it/speeches/2002/june/documents/hf_jp-ii_spe_20020610_venice-decl-greeting.html.
[9] Evangelos Yfantidis,
o.c., 175 e sgg.
[10] Giovanni Paolo II, Allocutio Lutetiae
Parisiorum ad Christianos fratres a Sede Apostolica seiunctos habita, 31
maggio 1980: AAS 72 [1980] 704.
[11]
CHARTA OECUMENICA.
Guidelines for the Growing Cooperation among the Churches in Europe, in http://www.ceceurope.org/current-issues/charta-oecumenica/.
[12] Comunicato della Sala Stampa: III Giornata Mondiale di Preghiera per la
cura del creato, 31.08.2017, in
https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2017/08/31/0544/01210.html.
[13] Bartolomeo: quello di Papa Bergoglio è un pontificato “radicale”,
in
http://www.lastampa.it/2017/10/20/vaticaninsider/bartolomeo-quello-di-papa-bergoglio-un-pontificato-radicale-3i6Xzi39a8B6ptn7qWsoSL/pagina.html.
[14] Gianni Valente, Francesco e Bartolomeo: che Dio ci aiuti a
salvare la sua creazione, in
http://www.lastampa.it/2017/08/31/vaticaninsider/francesco-e-bartolomeo-che-dio-ci-aiuti-a-salvare-la-sua-creazione-ahznbzubTG9m8RuSB5L3cO/pagina.html.
[15] Lettera del Santo Padre Francesco per l’istituzione della “Giornata
mondiale di preghiera per la cura del creato” [1° settembre], in
https://w2.vatican.va/content/francesco/it/letters/2015/documents/papa-francesco_20150806_lettera-giornata-cura-creato.html.
[16] Simone Morandini, Il creato, responsabilità ecumenica, in http://www.ilregno.it/moralia/blog/il-creato-responsabilita-ecumenica-simone-morandini.
[17] Ὁμιλία τῆς Α. Θ. Παναγιότητος τοῦ Οἰκουμενικοῦ Πατριάρχου
κ. κ. Βαρθολομαίου κατά τήν Ἱερατικήν Σύναξιν τῆς Ἱ. Μητροπόλεως
Σισανίου καί Σιατίστης εἰς τόν Ἱ. Μητροπολιτικόν Ναόν Ἁγίου Δημητρίου
Σιατίστης (26 Ὀκτωβρίου 2012), in http://www.ec-patr.org/default.php?lang=gr.
[18] Πατριαρχική Ἀπόδειξις ἐπί τοῖς Χριστουγέννοις 2005.
[19] Cfr. Ὁμιλία τῆς Α. Θ. Παναγιότητος τοῦ Οἰκουμενικοῦ Πατριάρχου
κ. κ. Βαρθολομαίου κατά τήν Ἱερατικήν Σύναξιν τῶν Κληρικῶν τῆς Ἱερᾶς
Μητροπόλεως Καστορίας (2 Ἰουλίου 2012), in http://www.ec-patr.org/default.php?lang=gr.
[20] Λόγος Συνόδου. Τά κείμενα τῆς Ἁγίας καί Μεγάλης Συνόδου τῆς
Ὀρθοδόξου Ἐκκλησίας, Κρήτη 2016. Εἰσαγωγή: Ἀρχιμ. Εὐάγγελος Ὑφαντίδης, Ἀθήνα
2017, 17-20.
[22] Cfr. Messaggio congiunto di Papa Francesco e del
Patriarca Ecumenico Bartolomeo per la celebrazione della Giornata di Preghiera
per la Cura del Creato, 01.09.2017, o.p.