LA MISSIONE DELLA CHIESA ORTODOSSA
NEL MONDO CONTEMPORANEO
THE MISSION OF THE ORTHODOX CHURCH IN TODAY’S WORLD
Il contributo della Chiesa Ortodossa nella realizzazione della pace, della giustizia, della libertà, della fraternità e dell’amore tra i popoli e l’eliminazione delle discriminazioni raziali e altre.
“Dio
infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché
chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna” (Gv. 3,16). La Chiesa di Cristo vive “nel mondo”, ma non è “del mondo” (cfr. Gv. 17, 11 e 14-15). La Chiesa, come Corpo del Logos incarnato di Dio (Giovanni Crisostomo, Omelia prima dell’esilio, 2 PG 52, 429) è la “presenza” vivente, il segno e la immagine del Regno del Dio Trino nella storia, che annuncia “una creatura nuova” (2 Cor. 5,17), “cieli nuovi e una nuova terra… nei quali abita la giustizia” (2 Pt. 3,13). Un mondo, nel quale Dio “asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non vi sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno” (Ap. 21, 4-5).
La Chiesa vive e gusta questa attesa, in particolare ogni volta che celebra la Divina Eucarestia, riunendo “insieme” (1
Cor. 11,17) i figli dispersi di Dio (Gv. 11,52) in un solo corpo, senza
distinzione di sesso, di razza, di età, di stato sociale o altro, là
dove “non vi è né Giudeo né Greco, né servo né libero, né più uomo né donna” (Gal. 3,28, cfr. Col. 3,11), in un mondo di riconciliazione, di pace e amore.
La Chiesa vice anche questo assaggio della “nuova creatura”,
del mondo trasfigurato, nei volti dei suoi Santi, i quali attraverso la
loro ascesi e virtù sono divenuti in questa vita, icone del Regno di
Dio, dimostrando e assicurando in questo modo, che l’attesa di un mondo
di pace, giustizia e amore, non è utopia, ma “fondamento di ciò che si spera” (Ebr. 11,1), possibile con la grazia di Dio e la lotta spirituale dell’uomo.
Ispirata
continuamente dall’attesa e da questo assaggio del Regno di Dio, la
Chiesa non resta indifferente ai problemi dell’uomo di ogni epoca, al
contrario, partecipa alla sua angoscia e ai suoi problemi esistenziali,
portando, come il suo Signore, la sofferenza e le lacerazioni che il
male suscita nel mondo e versando, come il buon Samaritano, olio e vino
sulle sue ferite (Lc. 10,34), attraverso la parola “della perseveranza e della consolazione” (Rom.
15,4 – Eb. 13,22) e l’amore attivo. La sua parola verso il mondo mira
prima di tutto non a giudicare e a condannare il mondo (cfr. Gv. 3,17 e
12, 47), ma a offrirgli come guida, il Vangelo del Regno di Dio, la
speranza e la certezza che il male, sotto qualsiasi forma, non ha
l’ultima parola nella storia e non deve essere lasciato a dirigere il
suo cammino.
La diffusione del messaggio del Vangelo, in accordo con l’ultimo comandamento di Cristo “andate
dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del
Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare
tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni,
fino alla fine del mondo” (Mt. 28, 19-20), costituisce una missione
bimillenaria della Chiesa. Questa missione deve esser compiuta non in
modo aggressivo o sotto le diverse forme del proselitismo, ma con amore,
umiltà e rispetto nei confronti dell’identità di ogni uomo e della
specificità culturale di ogni popolo. A questo sforzo missionario
bisogna che contribuiscano tutte le Chiese Ortodosse.
Attingendo
da questi principi e dall’intera esperienza e dall’insegnamento della
tradizione patristica, liturgica e ascetica, la Chiesa Ortodossa
partecipa alla preoccupazione e all’angoscia dell’uomo contemporaneo,
relativamente alle questioni esistenziali fondamentali, che preoccupano
il mondo contemporaneo, desiderando contribuire alla loro soluzione,
cosicché prevalga nel mondo la pace di Dio, “che supera ogni intelligenza” (Fil. 4,7), la riconciliazione e l’amore.
A. Il valore della persona umana
1.
Il valore della persona umana, che deriva dalla creazione dell’uomo a
immagine e somiglianza di Dio e dalla sua missione nel disegno di Dio
per l’uomo e per il mondo, è stata fonte di ispirazione per i Padri
della Chiesa, i quali entrarono profondamente nel mistero della Divina
Economia. San Gregorio il Teologo, sottolinea caratteristicamente per
l’uomo, che il Creatore “pone una sorta di secondo mondo sulla
terra, macrocosmo in un microcosmo, un altro angelo, un adoratore di
natura composita, contemplatore della creazione visibile, un iniziato
della creazione intelligibile, un re sopra tutto ciò che è sulla terra
... un essere vivente, preparato qui e che aspira altrove e al culmine
del mistero, deificato attraverso l’attrazione verso Dio” (Omelia 45, Sulla Santa Pasqua,
7. PG 36, 632AB). Scopo dell’incarnazione del Logos di Dio è la
deificazione dell’uomo. Cristo ha rinnovato in sé il vecchio Adamo (cfr.
Ef. 2,15), “facendo divino l’uomo come se stesso, il principio della nostra speranza” (Eusebio, Dimostrazione del Vangelo,
4, 14 PG 22, 289A). Così come nel vecchio Adamo era contenuto già
l’intero genere umano, così anche nel nuovo Adamo è pure ricapitolato
l’intero genere umano. “L’Unigenito si è fatto uomo … per ricapitolare e ristabilire allo stato originale il genere umano decaduto” (Cirillo di Alessandria, Commentario al Vangelo di Giovanni,
9, PG 74, 273D-275A). Questo insegnamento della Chiesa è una fonte
inesauribile di tutto lo sforzo cristiano per la salvaguardia della
dignità e della magnificenza dell’uomo.
2.
Su questa base, è indispensabile sviluppare in tutte le direzioni la
collaborazione inter-cristiana per la protezione della dignità dell’uomo
e allo stesso modo per il bene della pace, cosicché gli sforzi pacifici
di tutti i Cristiani, senza eccezioni, acquisiscano maggior peso e
forza.
3. Come
presupposto di una collaborazione più ampia al riguardo, può essere
utile l’accettazione comune della più alta dignità della persona umana.
Le Chiese Ortodosse locali possono contribuire all’intesa e alla
collaborazione inter-religiosa per la coesistenza pacifica e la coesione
sociale dei popoli, senza che questo implichi un qualche sincretismo
religioso.
4. Siamo persuasi che come “collaboratori di Dio”
(1 Cor. 3,9), possiamo portare avanti questo comune servizio con tutti
gli uomini di buona volontà, che amano la pace secondo Dio, per il bene
della comunità umana a un livello locale, nazionale e internazionale.
Questo servizio è un comandamento di Dio (Mt. 5,9).
B) Libertà e Responsabilità
1. La libertà è uno dei più grandi doni di Dio all’uomo. “Egli
ha creato inizialmente l’uomo libero e gli ha dato il libero arbitrio,
dandogli solo come limite la legge del comandamento” (Gregorio il Teologo, Discorso 14, Sull’amore per la povertà.
25 PG 35, 892A). La libertà rende l’uomo capace di progredire verso la
perfezione spirituale, ma allo stesso tempo, include il pericolo della
disobbedienza, come indipendenza da Dio, quindi della caduta, da cui le
tragiche conseguenze del male nel mondo.
2.
Conseguenza di questo male sono le imperfezioni e i difetti che
prevalgono oggi nella vita, come la secolarizzazione, la violenza, il
lassismo morale, i fenomeni malsani che si osservano di assunzione di
sostanze stupefacenti e di sottomissione ad altri aditivi,
particolarmente in una parte dell’attuale gioventù, il razzismo, gli
armamenti, le guerre, i mali sociali causati da essi, l’oppressione di
gruppi sociali, di comunità religiose e di intere popolazioni, le
ineguaglianze sociali, la restrizione dei diritti umani nel campo della
libertà di coscienza e particolarmente della libertà religiosa, la
disinformazione e la manipolazione della opinione pubblica, la miseria
economica, l’ingiusta distribuzione o anche la completa mancanza dei
beni di prima necessità per la vita, la fame di milioni di esseri umani
sottoalimentati, le violente deportazioni e il traffico immorale di
tantissimi esseri umani, l’afflusso caotico di profughi, la distruzione
dell’ambiente, l’uso incontrollato della genetica biotecnologica e
biomedica relativamente all’inizio, al corso ed alla fine della vita
dell’uomo. Tutto ciò crea una angoscia infinita nell’attuale umanità
agonizzante.
3.
Di fronte a questa situazione, che porta al decadimento del concetto di
persona umana, è dovere della Chiesa Ortodossa far valere oggi,
attraverso la predicazione, la teologia, il culto e la sua opera
pastorale, la verità della libertà in Cristo. “Tutto è lecito! Sì,
ma non tutto giova. Tutto è lecito! Sì, ma non tutto edifica. Nessuno
cerchi il proprio interesse, ma quello degli altri … Per quale motivo,
infatti, questa mia libertà dovrebbe essere sottoposta al giudizio della
coscienza altrui?” (1 Cor. 10, 23-24, 10, 29). Una libertà senza responsabilità e amore, porta alla fine alla perdita della libertà.
C) Pace e Giustizia
1.
La Chiesa Ortodossa riconosce e rivela da due mila anni il posto
centrale della pace e della giustizia nella vita degli uomini. Questa
stessa rivelazione in Cristo è caratterizzata come “vangelo della pace” (Ef. 6,15), poiché Cristo “avendo pacificato con il sangue della sua croce” (Col. 1,20) ogni cosa, “è venuto ad annunciare pace a voi che eravate lontani, e a coloro che erano vicini” (Ef. 2,17), ed è stato costituito “nostra pace” (Ef. 2,14). Questa pace, “che supera ogni intelligenza”
(Fil. 4,7) è, come ha detto il Signore ai suoi discepoli prima della
Passione, più ampia e più essenziale della pace che promette il mondo: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi.”
(Gv. 14,27). E questo perché la pace di Cristo è il frutto maturo della
ricapitolazione di tutto in Lui, della promozione della dignità e della
grandezza della persona umana, come immagine di Dio, della
manifestazione dell’unità organica in Lui del genere umano e del mondo,
dell’universalità dei principi di pace, di libertà e di giustizia
sociale e, infine della fecondità dell’amore cristiano tra gli uomini e i
popoli del mondo. La pace reale è il frutto del prevaleresulla terra di
tutti questi principi cristiani. È la pace che viene dall’alto, per la
quale in ogni momento la Chiesa Ortodossa prega nelle sue suppliche
quotidiane, la chiede a Dio che tutto può, e che ascolta le preghiere di
coloro che con fede vengono a Lui.
2. Da quanto sopra è dimostrato chiaramente perché la Chiesa, in quanto “Corpo di Cristo” (1
Cor. 12,27) prega in ogni momento per la pace del mondo intero, pace
che, secondo Clemente di Alessandria, è sinonimo di giustizia (Stromate,
4, 25. PG 8, 1369B-72A). San Basilio il Grande aggiunge: “Non
riesco a convincermi che, senza amore reciproco e senza la pace con
tutti, per quanto è nelle mie possibilità, possa definirmi un servo
degno di Gesù Cristo” (Epistola 203, 2. PG 32, 737B). Questo, come nota lo stesso Padre, è talmente evidente per un cristiano, che “non c’è nulla di così caratteristico per un cristiano, che essere operatore di pace”
(Epistola 114. PG 32, 528B). La pace di Cristo è la forza mistica che
sgorga dalla riconciliazione dell’uomo col suo Padre celeste, “secondo
la provvidenza di Gesù, che porta tutte le cose alla perfezione in Lui e
che fa una pace ineffabile e predestinata da secoli e che ci riconcilia
con se stesso e in se stesso con il Padre” (Dionigi l'Areopagita, Sui nomi divini, 11, 5, PG 3, 953AB).
3.
Dobbiamo allo stesso tempo sottolineare che i doni della pace e della
giustizia dipendono anche dalla sinergia umana. Lo Spirito Santo accorda
doni spirituali, quando nel ravvedimento (metania) cerchiamo la pace e
la giustizia di Dio. Questi doni della pace e della giustizia si
manifestano lì dove i Cristiani si sforzano in favore della fede,
dell’amore e della speranza in Cristo Gesù, Signore nostro. (1 Tess.
1,3).
4.
Il peccato è una malattia spirituale, i cui sintomi esteriori sono i
conflitti, le discordie, i crimini e le guerre con le loro tragiche
conseguenze. La Chiesa cerca di eliminare non solo le conseguenze
esteriori di questa malattia, ma anche la stessa malattia, ossia il
peccato.
5.
Allo stesso tempo, la Chiesa Ortodossa ritiene suo compito incoraggiare
tutto ciò che serve realmente alla pace (Rom. 14,19) e apre la strada
alla giustizia, alla fratellanza, alla vera libertà e all’amore
vicendevole tra tutti i figli dell’unico Padre celeste, come anche tra
tutti i popoli, che costituiscono una sola famiglia umana. Ella soffre
insieme a tutti gli uomini che, nelle diverse parti del mondo, sono
privati dei beni della pace e della giustizia.
D) La pace e la prevenzione della guerra
1. La Chiesa di Cristo condanna in maniera generale la guerra, che ritiene una conseguenza del male nel mondo e del peccato. “Da
che cosa derivano le guerre e le liti che sono in mezzo a voi? Non
vengono forse dalle vostre passioni che combattono nelle vostre membra?” (Giacomo 4,1). Ogni guerra costituisce una minaccia distruttiva della creazione e della vita.
In modo particolare, in caso di guerre con armi di distruzione di
massa, le conseguenze sarebbero terrificanti, non solo perché
causerebbero la morte di un numero incalcolabile di uomini, ma anche
perché a quanti potrebbero sopravvivere la vita risulterebbe invivibile.
Comparirebbero malattie incurabili, si provocherebbero mutazioni
genetiche e altre sventure, che interesseranno in modo catastrofico
anche le future generazioni.
Assai pericoloso non è solo l’armamento nucleare, ma anche gli
armamenti chimici, biologici e di ogni tipo, i quali suscitano
un’illusione di supremazia e di dominio sul mondo che ci circonda. Tali
armamenti creano un clima di paura e di mancanza di fiducia e causano
una nuova corsa agli armamenti.
2. La
Chiesa di Cristo, ritenendo principalmente la guerra una conseguenza
del male nel mondo e del peccato, incoraggia ogni iniziativa e sforzo
atto a prevenirla o a scongiurarla attraverso il dialogo e ogni altro
mezzo appropriato. Nel caso in cui la guerra divenga inevitabile, la
Chiesa continua a pregare e a curare pastoralmente i propri figli, che
sono implicati nei conflitti bellici, con la difesa della loro vita e
libertà, usando ogni sforzo per l’immediato ristabilimento della pace e
della libertà.
3.
La Chiesa Ortodossa condanna fermamente i molteplici conflitti e le
guerre dovute al fanatismo, derivante da principi religiosi. Profonda
inquietudine suscita la tendenza in continuo aumento delle repressioni e
persecuzioni dei Cristiani e di altre comunità, a causa della loro
fede, dal Medio Oriente e da altre parti, come anche i tentativi di
sradicamento del Cristianesimo dalle proprie culle tradizionali. Allo
stesso modo, sono minacciate le esistenti relazioni interreligiose e
internazionali, mentre molti cristiani sono obbligati ad abbandonare i
propri focolari. Gli Ortodossi di tutto il mondo soffrono assieme ai
loro fratelli cristiani e a tutti gli altri che sono perseguitati nella
regione e lanciano un appello per trovare una soluzione giusta e
permanente ai problemi della regione.
Condannano anche le guerre, ispirate dal nazionalismo, che provocano
epurazioni etniche, cambiamento delle frontiere degli stati e
occupazione di territori.
E) La Chiesa Ortodossa davanti alle discriminazioni
1.
Il Signore, Re della giustizia (Eb. 7, 2-3), disapprova la violenza e
l’ingiustizia (Sal. 10,5) e condanna il comportamento umano verso il
prossimo (Mc. 25, 41-46, Giacomo 2, 15-16). Nel Suo Regno, che è
rappresentato ed è presente nella Sua Chiesa, già qui sulla terra, non
vi è posto né per l’odio, né per l’inimicizia, né per l’intolleranza.
(Is. 11,6 e Rom. 12,10).
2. La posizione della Chiesa Ortodossa è chiara al riguardo. La Chiesa crede che Dio “creò da uno solo tutte le nazioni degli uomini, perché abitassero su tutta la faccia della terra” (At. 17,26) e che in Cristo “non c'è Giudeo né Greco; non c'è schiavo né libero; non c'è maschio e femmina, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù”. (Gal. 3,28), Alla domanda “chi è il mio prossimo”,
Cristo ha risposto attraverso la parabola del Buon Samaritano (Lc, 10,
25-37). E così ha insegnato di abolire ogni barriera di inimicizia e di
pregiudizio. La Chiesa Ortodossa confessa che ogni uomo,
indipendentemente dal colore, dalla religione, dalla razza, dal sesso,
dalla nazionalità, dalla lingua, è stato creato a immagine e somiglianza
di Dio e gode degli stessi diritti nella società. Conformemente alla
sua fede, la Chiesa Ortodossa rifiuta le discriminazioni per ciascuno
dei motivi detti sopra, in quanto questi suppongono una differenza di
dignità tra le persone.
3.
La Chiesa, in uno spirito di rispetto dei diritti umani e di
uguaglianza di trattamento degli uomini, valorizza l'applicazione di
questi principi alla luce del suo insegnamento sui sacramenti, la
famiglia, il ruolo di entrambi i sessi nella Chiesa e i valori in genere
della tradizione ecclesiastica. La Chiesa ha il diritto di proclamare e
di testimoniare il suo insegnamento nella sfera pubblica.
F) La missione della Chiesa Ortodossa, testimonianza d’amore nel servizio.
1.
La Chiesa Ortodossa, nel compimento della sua missione salvifica nel
mondo, si preoccupa attivamente di tutte le persone bisognose d’aiuto,
che hanno fame, dei poveri, dei malati, dei disabili, degli anziani, dei
perseguitati, di quelli in cattività e carcere, dei senza tetto, degli
orfani, delle vittime di catastrofi e di conflitti bellici, del traffico
di esseri umani e delle moderne forme di schiavitù. Gli sforzi
intrapresi dalla Chiesa Ortodossa nella lotta alla miseria e
all'ingiustizia sociale, manifestano un’espressione della sua fede e un
servizio allo Stesso Signore, il Quale si identifica con ogni persona e
soprattutto con chi si trova nel bisogno: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me” (Mt. 25,40). In questo servizio sociale polivalente, la Chiesa può cooperare con le diverse istituzioni sociali afferenti.
2.
Gli antagonismi e le ostilità nel mondo introducono ingiustizia e
ineguaglianza alla compartecipazione degli uomini e dei popoli ai beni
della creazione divina. Privano milioni di persone dei beni fondamentali
e portano alla degradazione della esistenza umana; provocano migrazioni
di massa delle popolazioni, generano conflitti etnici, religiosi e
sociali che minacciano la coesione interna delle società.
3.
La Chiesa non può restare indifferente davanti a condizioni economiche
che influenzano negativamente l'umanità intera. Insiste non solo sulla
necessità che l'economia sia fondata su principi etici, ma anche che
essa deve servire concretamente l’uomo, in accordo anche con
l'insegnamento dell'apostolo Paolo: “In tutte le maniere vi ho
dimostrato che lavorando così si devono soccorrere i deboli,
ricordandoci delle parole del Signore Gesù, che disse: Vi è più gioia
nel dare che nel ricevere!” (At. 20, 35). Basilio il Grande scrive che “scopo dunque di ciascuno deve essere nel suo lavoro di venire in aiuto agli indigenti, e non solo ai propri bisogni” (Regole morali, 42. PG 31, 1025A).
4.
Il divario tra ricchi e poveri si è drammaticamente aggravato a causa
della crisi economica, che normalmente è il risultato della speculazione
sfrenata da parte di fattori finanziari, della concentrazione della
ricchezza nelle mani di pochi e di attività economiche perverse che,
prive della giustizia e sensibilità umanitaria, alla fine non servono le
reali necessità dell'umanità. Un'economia sostenibile è quella che
combina l'efficienza con la giustizia e la solidarietà sociale.
5.
Alla luce di tali tragiche circostanze, si comprende la grande
responsabilità della Chiesa per la lotta alla fame e a tutte le altre
forme di privazione nel mondo. In tale fenomeno nel nostro tempo,
durante il quale i paesi vivono sotto un regime economico globalizzato,
si insinua una grave crisi d’identità del mondo attuale, in quanto la
fame non solo minaccia il dono divino della vita di interi popoli, ma
offende anche la magnificenza e la sacralità della persona umana e allo
stesso tempo offende lo stesso Dio. Pertanto, se la preoccupazione per
il nostro sostentamento è una questione materiale, la preoccupazione per
il sostentamento del nostro prossimo è una questione spirituale (Gc. 2,
14-18). Di conseguenza, costituisce una missione di tutte le Chiese
Ortodosse dimostrare solidarietà e organizzare efficacemente il loro
aiuto ai fratelli bisognosi.
6.
La Santa Chiesa di Cristo, nel suo corpo universale, che include nel
suo seno molti popoli della terra, mette in evidenza il principio di
solidarietà umana e sostiene la più stretta cooperazione dei popoli e
delle nazioni per la pacifica soluzione delle diversità.
7.
Causa preoccupazione nella Chiesa, la continua crescente imposizione
sull'umanità di uno stile di vita consumistico, privo dei principi etici
cristiani. In tal senso, questo consumismo, in combinazione con la
globalizzazione secolarizzata, tende a portare i popoli alla perdita
delle radici spirituali, alla perdita della memoria storica e alla
dimenticanza delle tradizioni.
8.
I mezzi di comunicazione, non raramente, sono sotto il controllo di una
ideologia del globalismo liberale e così divengono canali di diffusione
del consumismo e dell’immoralità. Causano particolare preoccupazione i
casi, secondo i quali, l’atteggiamento verso i valori religiosi è
caratterizzato da mancanza di rispetto, talvolta per blasfemia,
suscitando divisioni e conflitti nella società. La Chiesa mette in
guardia i suoi figli del rischio della manipolazione delle coscienze
attraverso i mass media, non solo nell’approccio delle persone e dei
popoli, ma nella loro manipolazione.
9.
Nel cammino che percorre la Chiesa, annunciando ed esercitando la sua
missione salvifica per l’umanità, viene sempre più spesso faccia a
faccia con le manifestazioni del secolarismo. La Chiesa di Cristo è
chiamata a riformulare e a manifestare la sua testimonianza profetica al
mondo, fondata sull'esperienza di fede e ricordando così la sua vera
missione attraverso l'annuncio del Regno di Dio e coltivando una
coscienza di unità nel suo gregge. In questo modo, si apre un vasto
campo, considerato che, come elemento essenziale del suo insegnamento
ecclesiologico, promuove in un mondo in frantumi, la comunione
eucaristica e l'unità.
10.
Il desiderio della continua crescita del benessere e il consumismo
sfrenato conducono inevitabilmente all’utilizzo sproporzionato e
all'esaurimento delle risorse naturali. La natura, creata da Dio e data
agli uomini “perché venga lavorata e conservata” (cfr Gn. 2,15), subisce le conseguenze del peccato umano: “La
creazione infatti è stata sottoposta alla caducità - non per sua
volontà, ma per volontà di colui che l'ha sottoposta - nella speranza
che anche la stessa creazione sarà liberata dalla schiavitù della
corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio.
Sappiamo infatti che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie
del parto fino ad oggi.” (Rom. 8, 20-22).
La crisi ecologica, essendo collegata ai cambiamenti climatici e al
riscaldamento del pianeta, rende imperativo il dovere della Chiesa di
contribuire, attraverso i mezzi spirituali a sua disposizione, a
proteggere la creazione di Dio dalle conseguenze della avidità umana.
L’avidità per soddisfare i bisogni materiali, porta ad un impoverimento
spirituale dell'essere umano e alla distruzione dell'ambiente. Non
dobbiamo dimenticare che le risorse naturali della terra non sono
proprietà dell’uomo, ma del Creatore: “La terra è del Signore, e tutta la sua pienezza, il mondo, e quelli che abitano in essa”
(Sal. 23, 1). Pertanto, la Chiesa Ortodossa pone l’accento sulla
salvaguardia del creato di Dio attraverso la cultura della
responsabilità dell’uomo davanti al nostro ambiente dato da Dio e
attraverso la promozione delle virtù della frugalità e della
moderazione. Siamo costretti a rammentare che, non solo le generazioni
attuali ma anche quelle future hanno il diritto di godere dei beni
naturali, donati a noi dal Creatore.
11.
Per la Chiesa Ortodossa, la facoltà della ricerca scientifica del
mondo, costituisce un dono offerto da Dio all'uomo. Allo stesso tempo
tuttavia, con questa affermazione, la Chiesa riconosce i pericoli che si
nascondono nell’utilizzo di alcune conquiste scientifiche. Ritiene che
lo scienziato è infatti libero di fare ricerche, ma che è anche
obbligato a interrompere la sua ricerca quando vengono violati i valori
fondamentali cristiani e umanistici: “Tutto mi è lecito! Sì, ma non tutto giova. Tutto mi è lecito! Sì, ma non mi lascerò dominare da nulla”. (1 Cor. 6,12), e “il bene non è bene, se non si fanno le cose come si deve” (Gregorio il Teologo, Orazione Teologica 1,
4, PG 36, 16C). Questa posizione della Chiesa si rivela indispensabile
per molte ragioni, per delimitare correttamente la libertà e valorizzare
i frutti della scienza, in quasi tutti i settori, ma soprattutto in
biologia, in cui sono attese nuove conquiste, ma anche pericoli. Allo
stesso tempo, sottolineiamo la sacralità incontestabile della vita umana
fin dal suo stesso concepimento.
12.
Negli ultimi anni si osserva uno celere sviluppo nelle scienze
biologiche e biotecnologie corrispondenti, e molte di queste conquiste
sono considerate benefiche per l'umanità, altre sollevano dilemmi etici,
mentre altre sono ritenute inaccettabili. La Chiesa Ortodossa crede che
l’uomo non sia un semplice insieme di cellule, ossa e organi e né che
venga determinato solo da fattori biologici. L'uomo è creato “a immagine di Dio”
(Gn. 1,27) e dovrà essere trattato con il dovuto rispetto. Il
riconoscimento di questo principio fondamentale porta alla conclusione
che, tanto nella ricerca scientifica, quanto nell'applicazione pratica
di nuove scoperte e invenzioni, si deve custodire il diritto assoluto di
ogni uomo ad essere trattato con rispetto e onore in tutte le fasi
della sua vita, come anche la volontà di Dio che si è manifestata
attraverso la creazione. La ricerca deve tener conto dei principi etici e
spirituali e dei precetti cristiani. Un indispensabile rispetto deve
essere reso a tutta la creazione di Dio tanto per il suo utilizzo da
parte dell’uomo, quanto anche da parte della scienza, in conformità al
comandamento di Dio (Gn. 2,15).
13.
In questi tempi di secolarizzazione, appare particolarmente necessario
evidenziare il significato della sacralità della vita, nell’ottica della
crisi spirituale che caratterizza la civiltà contemporanea. L'equivoco
della libertà come permissivismo, conduce all’aumento della criminalità,
alla distruzione e alla profanazione di ciò che è tenuto in grande
onore, alla mancanza di rispetto della libertà del prossimo e della
sacralità della vita. La Tradizione Ortodossa, formata attraverso
l’esperienza pratica delle verità cristiane, è portatrice dell’ethos
spirituale e ascetico, che deve essere evidenziato e soprattutto
promosso nel nostro tempo.
14.
La speciale cura pastorale della Chiesa verso i giovani, per la loro
formazione in Cristo, è incessante e immutabile. È evidente che la
responsabilità pastorale della Chiesa si estende anche all’istituzione
data da Dio della famiglia, la quale da sempre e in modo indispensabile e
stata fondata sul sacro mistero del matrimonio cristiano, come unione
di un uomo e di una donna, che rappresenta l’unione di Cristo e della
sua Chiesa (Ef. 5,32). Ciò è particolarmente importante anche alla luce
dei tentativi di legalizzare in alcuni paesi e di fondare teologicamente
in alcune comunità cristiane, forme di convivenza opposte alla
tradizione e all'insegnamento cristiani. La Chiesa, attendendo la
ricapitolazione di tutto nel Corpo di Cristo, ricorda a ogni uomo che
viene al mondo, che Cristo tornerà di nuovo alla Sua seconda venuta “per giudicare i vivi ed i morti” (1 Pt. 4, 5) e che “il Suo regno non avrà fine” (Lc. 1,33).
15.
Nel nostro tempo, proprio come sempre, la voce profetica e pastorale
della Chiesa, la parola redentrice della Croce e della Resurrezione, si
appella al cuore dell’uomo e lo chiama, con l'apostolo Paolo, per
abbracciare e vivere “tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato”
(Fil. 4, 8). La Chiesa propone l’amore sacrificale del suo Signore
Crocifisso, come la sola via per un mondo di pace, di giustizia, di
libertà e di solidarietà tra gli uomini e tra i popoli, la cui unica e
ultima misura è sempre il Signore sacrificato per la vita del mondo
(cfr. Ap. 5,12), ossia l’Amore infinito del Dio Trino, Padre e Figlio e
Spirito Santo, al quale spetta gloria e potenza nei secoli dei secoli.
Amen.
+ Bartolomeo di Costantinopoli
+ Teodoro di Alessandria
+ Teofilo di Gerusalemme
+ Irineo di Serbia
+ Daniele di Romania
+ Crisostomo di Nuova Giustiniana e di tutta Cipro
+ Ieronimo di Atene e di tutta la Grecia
+ Sava di Varsavia e di tutta la Polonia
+ Anastasio di Tirana e di tutta l’Albania
+ Rastislav di Presov e di tutta la Cechia e la Slovacchia.
Rappresentanza del Patriarcato Ecumenico:
+ Leon di Carelia e di tutta la Finlandia
+ Stefano di Tallin e di tutta la Estonia
+ Giovanni Gheron di Pergamo
+ Dimitrios Gheron d’America
+ Agostino di Germania
+ Irineo di Creta
+ Isaia di Denver
+ Alessio di Atlanta
+ Iakovos delle Isole dei Principi
+ Iosif di Priconneso
+ Melitone di Filadelfia
+ Emanuele di Francia
+ Nikita dei Dardanelli
+ Nicola di Detroit
+ Gerasimo di San Francisco
+ Amfilochio di Kissamo e Selino
+ Ambrogio di Corea
+ Massimo di Silyvria
+ Amfilochio di Adrianoupoli
+ Callisto di Dioclea
+ Antonio di Ierapoli, a capo degli Ucraini Ortodossi negli USA
+ Giobbe di Telmesso
+ Giovanni di Chariopoli, a capo dell’Esarcato Patriarcale delle Parrocchie di Tradizione Russa in Europa Occidentale
+ Gregorio di Nissa, a capo degli Ortodossi Carpato-Russi negli USA
Rappresentanza del Patriarcato di Alessandria:
+ Gabriele Gheron di Leontopoli
+ Macario di Nairobi
+ Giona di Kampala
+ Serafim di Zimbabwe e Angola
+ Alessandro di Nigeria
+ Teofilatto di Tripoli
+ Sergio di Capo di Buona Speranza
+ Atanasio di Cirene
+ Alessio di Cartagine
+ Ieronimo di Mwanza
+ Giorgio di Guinea
+ Nicola di Ermopoli
+ Demetrio di Irinopoli
+ Damasceno di Johannesburg e Pretoria
+ Narciso di Akkra
+ Emanuele di Ptolemaida
+ Gregorio del Camerun
+ Nicodemo di Menfis
+ Meletio di Katanga
+ Panteleimon di Brazaville e Gabon
+ Innocenzo di Burundi e Rouanda
+ Crisostomo del Mozambico
+ Neofito del Kenya
Rappresentanza del Patriarcato di Gerusalemme:
+ Benedetto di Filadelfia
+ Aristarco di Costantina
+ Teofilatto del Giordano
+ Nettario di Antedone
+ Filoumeo di Pella
Rappresentanza della Chiesa di Serbia:
+ Giovanni di Ochrid e di Skopje
+ Amfilochio di Montenegro e Littorale
+ Porfirio di Lubiana e Zagabria
+ Basilio di Sremski
+ Luciano di Budimsk
+ Longhino di Nuova Gracanica
+ Irieneo di Bachka
+ Crisostomo di Sbornik e Tuzla
+ Giustino di Zicha
+ Pacomio di Vranja
+ Giovanni di Sumadija
+ Ignazio di Branicevo
+ Fozio di Dalmazia
+ Atanasio di Bihac’ e Petrovac
+ Ioannichio di Nis e Budimlija
+ Gregorio di Zahumsk e Erzegovina
+ Milutin di Valjevo
+ Massimo della America Occidentale
+ Irineo in Australia e Nuova Zelanda
+ Davide di Krusevac
+ Giovanni di Slavonia
+ Andrea in Austria e Svizzera
+ Sergio di Francoforte e in Germania
+ Ilarion di Timocka
Rappresentanza della Chiesa di Romania:
+ Teofane di Iasi e Moldavia e Bucovina
+ Lorenzo di Sibiu e Transilvania
+ Andrea di Bant, Feleac, Cluj, Alba, Crisana e Maramures
+ Irineo di Craiova e Oltenia
+ Giovanni di Timisoara e del Banato
+ Iosif in Europa Occidentale e Meridionale
+ Serafim in Germania ed Europa Occidentale
+ Nifon di Târgovişte
+ Ireneo di Alba Iulia
+ Ioachim di Roman e Bacău
+ Cassiano del Basso Danubio
+ Timoteo di Arad
+ Nicola in America
+ Sofronio di Orantea
+ Nicodemo di Strehaia e Severin
+ Bessarione di Tulcea
+ Petronio di Sălaj
+ Silvano in Ungheria
+ Silvano in Italia
+ Timoteo in Spagna e Portogallo
+ Macario in Europa Settentrionale
+ Barlaam di Ploiesti, Ausiliare del Patriarca
+ Emiliano di Loviste, Ausiliare dell’Arcivescovo di Rimnichio
+ Giovanni Cassiano di Vichina, Ausiliare dell’Arcivescovado in America
Rappresentanza della Chiesa di Cipro:
+ Giorgio di Paphos
+ Crisostomo di Kition
+ Crisostomo di Cirinea
+ Atanasio di Lemesos
+ Neofito di Morfou
+ Basilio di Costanza-Fammagosta
+ Niceforo di Kykko e Telliria
+ Isaia di Tamasso e Oreni
+ Barnaba di Tremitunte e Leucaro
+ Cristoforo di Carpasia
+ Nettario di Arsinoe
+ Nicola di Amatunto
+ Epifanio di Lidra
+ Leonzio di Chitron
+ Porfirio di Neapoli
+ Gregorio di Mesaoria
Rappresentanza della Chiesa di Grecia:
+ Nettario di Filippi, Neapoli e Tasso
+ Crisostomo di Peristeri
+ Germano di Elia
+ Alessandro di Mantinea e Kynouria
+ Ignazio di Arta
+ Damasceno di Didimotico, Orestiada e Souflio
+ Alessio di Nicea
+ Ieroteo di Lepanto e San Biagio
+ Eusebio di Samo e Icaria
+ Serafim di Kastoria
+ Ignazio di Dimitriade e Almirò
+ Nicodemo di Cassandra
+ Efrem di Hydra, Spetses e Egina
+ Teologo di Serres e Nigrita
+ Macario di Sidirocastro
+ Antimo di Alessandroupoli
+ Barnaba di Neapoli e Stavroupoli
+ Crisostomo di Messinia
+ Atenagora di Iliou, Acharnon e Petroupoli
+ Giovanni di Lagadà, Liti e Rentina
+ Gabriele di Nea Ionia e Filadelfia
+ Crisostomo di Nicopoli e Preveza
+ Teoclito di Ierissos, Monte Santo e Ardameri
Rappresentanza della Chiesa di Polonia:
+ Simone di Lodz e Poznan
+ Abele di Lublino e Chelm
+ Giacomo di Bialystok e Gdansk
+ Giorgio di Siematitse
+ Paisio di Zgorzelec
Rappresentanza della Chiesa di Albania:
+ Giovanni di Coriza
+ Dimitrio di Arghirocastro
+ Nicola di Apollonia e Fier
+ Antonio di Elbasan
+ Natanaele di Amantia
+ Astio di Viledon
Rappresentanza della Chiesa di Cechia e Slovacchia:
+ Michele di Praga
+ Isaia di Sumperk