Atteso
da 50 anni, un concilio panortodosso si terrà a giugno a Creta. Si
auspicano progressi in materia di ecumenismo. Ma le questioni più
delicate rischiano di non essere all'ordine del giorno
EPD/Protestinfo via Voce Evangelica. Trad. it. G.M.Schmitt
Secondo il teologo Assaad Elias Kattan, il
concilio panortodosso, previsto per giugno a Creta, rappresenta
un'opportunità per l'ecumenismo.
Questo incontro dei primati delle 14
Chiese ortodosse esistenti nel mondo, atteso da 50 anni, potrebbe
inoltre “rappresentare un appello all'unità per la Chiesa ortodossa”, ha
dichiarato il professore di teologia ortodossa all'agenzia di stampa
tedesca Epd. Le sue speranze sono state alimentate dalla conferenza
preparatoria che ha riunito i principali rappresentanti dell'ortodossia e
che ha avuto luogo a Chambésy vicino a Ginevra.
Attese smorzate
Ricercatore presso il Centro di studi delle
religioni dell'Università di Münster, il professor Kattan resta tuttavia
scettico riguardo alla speranza che il vertice ortodosso abbia una
portata paragonabile a quella che ebbe il Concilio Vaticano II per la
Chiesa cattolica. Questo concilio, che ebbe luogo tra il 1962 e il 1965,
permise alla Chiesa cattolica romana di aprirsi al mondo moderno e alle
altre religioni. L'ordine del giorno del concilio panortodosso non
prevede però alcuna presa di posizione, alla stregua di quella della
Chiesa cattolica sul tema del riconoscimento. Inoltre il Concilio
Vaticano II era durato quattro anni mentre il concilio ortodosso avrà
una durata prevista di appena qualche giorno.
Confronto con la modernità
Secondo il teologo il problema principale della
conferenza panortodossa risiede nel suo ordine del giorno vetusto,
fissato 50 anni fa e non adattato al 21. secolo: «Per questo spero che
la conferenza panortodossa costituisca innanzitutto un preludio a un
ulteriore concilio che si occuperà in modo approfondito di tutte le
questioni cruciali, senza metterle da parte come accade oggi». Il
professore ha quindi posto l'accento sulla relazione tra la Chiesa
ortodossa e lo Stato, su una riforma della liturgia, sulla
reintroduzione dei vescovi sposati e sul ruolo dei laici e delle donne,
temi che non saranno verosimilmente affrontati dal concilio a Pasqua.
Problemi di calendario
Tra le questioni che probabilmente non saranno più
all'ordine del giorno del concilio figura l'unificazione del calendario
per le date delle grandi feste cristiane. «Sarebbe straordinario se gli
ortodossi adottassero il calendario gregoriano moderno, cosa che
permetterebbe a tutta la cristianità di celebrare Pasqua e Natale lo
stesso giorno», ha dichiarato il professor Kattan. Per il momento la
maggioranza degli ortodossi non celebra queste due feste in
contemporanea con i cristiani cattolici e protestanti.
La questione del calendario aveva già provocato
scissioni quando alcune Chiese ortodosse avevano deciso di adottare il
calendario gregoriano, ricorda il professor Kattan ed è quello che
l'ortodossia teme, da cui le esitazioni a proseguire il dibattito. Ci
sono Chiese ortodosse che si attengono unicamente all'antico calendario
giuliano, altre che seguono una combinazione tra calendario giuliano e
calendario gregoriano, come la Chiesa ortodossa greca, e poi c'è la
Chiesa ortodossa della Finlandia che segue soltanto il calendario
gregoriano.
Rapporti col protestantesimo
A proposito dell'ecumenismo tra ortodossi e
protestanti il professor Kattan, nato a Beirut nel 1967, afferma che ci
sono «voci indifferenziate che mettono sullo stesso piano
protestantesimo e laicismo», soprattutto nelle Chiese ortodosse russe.
Forte di oltre 300 Chiese membro, il Consiglio ecumenico delle Chiese a
Ginevra offre invece una tribuna dove ortodossi e protestanti lavorano
insieme malgrado le tensioni esistenti. Ortodossia e protestantesimo
«condividono comunque lo stesso Vangelo e la stessa fede in Gesù
Cristo». Il professor Kattan spera dunque che il concilio panortodosso
permetterà «il rafforzamento dell'impegno ortodosso nell'ecumenismo e
per l'ecumenismo».
Affievolimento dello spirito ecumenico
Tutto sommato il professor Kattan nota una
regressione nell'ecumenismo sin dagli anni Novanta del secolo scorso,
dopo grandi progressi, «non soltanto tra gli ortodossi, ma anche tra i
protestanti e in tutta la cristianità. Numerose confessioni hanno una
riflessione più incentrata su sé stesse, sulla loro propria identità». È
dunque sempre più difficile «aggiornare e riformulare» il consenso
raggiunto. Tuttavia l'ecumenismo non è fatto soltanto di armonia, ma
anche di dialogo e di discussione, «di cui fa parte la differenza di
opinioni».