Κυριακή 18 Νοεμβρίου 2018

ORTODOSSI. MOSCA E COSTANTINOPOLI DIVISI SU KIEV. E CRESCE LA TENSIONE

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Orthodox. Moscow and Constantinople divided over Kiev. And the tension grows
La questione dell'autocefalia della Chiesa ucraina tocca di riflesso tutto il cristianesimo orientale. Parlano la teologa greca Despo Lialiou e il filosofo russo Arkadij Maler, avvenire


Il monastero delle Grotte di Kiev

Era il 2016 quando il mondo ortodosso sembrava a un passo dal riunirsi nella forma più solenne da un millennio a questa parte, con un Concilio appunto pan-ortodosso programmato per l’estate di quell’anno a Creta. Solo due anni dopo l’ortodossia si ritrova invece alle prese con la più grave crisi di comunione forse degli ultimi secoli. I fatti sono noti: l’11 ottobre il patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo ha annunciato la decisione di conferire l’autocefalia, cioè l’indipendenza, alla Chiesa ucraina. In un Paese in cui esiste una Chiesa ortodossa ucraina, guidata dal metropolita Onufrij (Berezovskij), sotto la giurisdizione del patriarcato di Mosca e due Chiese scismatiche, fino a ieri non riconosciute da nessun’altra Chiesa ortodossa: il cosiddetto patriarcato di Kiev, fondato nel 1995 dall’autoproclamatosi patriarca Filaret (Denisenko), e una Chiesa ortodossa ucraina autocefala, fondata nel 1991 dal vescovo Makarij (Maletic), entrambi i presuli anatemizzati o scomunicati da Mosca. Bartolomeo ha rimesso gli anatemi, “sanando” gli scismi, ha inoltre dichiarato decaduta la decisione del 1686 con cui l’allora patriarca ecumenico Dionisio IV poneva la metropolia di Kiev sotto la giursdizione di Mosca. E ha inviato due esarchi provenienti da Stati Uniti e Canada per avviare il processo che dovrà condurre alla nascita di una Chiesa ortodossa ucraina autocefala. Durissima la reazione di Mosca, che ha denunciato una innumerevole serie di aspetti illegittimi nella decisione di Bartolomeo e ha interrotto la comunione eucaristica con Costantinopoli dichiarando che la “Chiesa madre” dell’ortodossia si ritrova attualmente in una situazione di scisma. Niente meno. Incerto è quello che potrà avvenire in Ucraina: la “scommessa” implicita di Costantinopoli e del presidente ucraino Petro Poroshenko – lui e Bartolomeo hanno stipulato un accordo di collaborazione lo scorso 3 novembre, il cui contenuto è rimasto riservato – è che nel tempo la gran parte del clero e del popolo che oggi si riconosce nella guida di Onufrij aderisca alla nuova Chiesa autocefala. Ma l’attuale Chiesa ortodossa ucraina, nel suo Sinodo celebrato nei giorni scorsi, ha condannato la decisione di Bartolomeo e ha difeso fermamente lo status quo canonico. E per quanto riguarda l’ortodossia nel suo insieme, se c’è chi vede un pesante indebolimento del patriarcato moscovita, che potrebbe arrivare a perdere un 40% delle sue parocchie che si trovano appunto in Ucraina, c’è chi ipotizza un prossimo Sinodo di Chiese vicine a Mosca per “accerchiare” il patriarcato ecumenico. Al Concilio di Creta furono quattro le Chiese che non si presentarono alle assise seguendo la linea russa: Antiochia, Serbia, Georgia e Bulgaria. E a schierarsi apertamente con Mosca nei giorni scorsi è stata la Chiesa ortodossa di Cechia e Slovacchia. Nel frattempo anche teologi e intellettuali dei due campi si confrontano in termini non meno netti e taglienti rispetto alle dichiarazioni degli esponenti della gerarchia. Come Despo Lialiou, teologa e già vice-rettore dell’Università Aristotele di Salonicco, e Arkadi Mahler, filosofo e fondatore e direttore del centro studi Katechon presso l’Accademia Russa delle Scienze.

Il filosofo russo Arkadij Maler



Arkadij Maler






Professor Maler, come è possibile che dopo tanti secoli ci sia ancora una disputa su una questione dirimente: se il patriarcato di Costantinopoli abbia o meno il potere di concedere l'autocefalia oppure no?

Di fatto questa questa disputa nacque solo nel XX secolo, perché nel 1921-1923 il patriarca di Costantinopoli Melezio IV fondò un’ideologia secondo la quale il patriarcato di Costantinopoli è la più importante fra le Chiese ortodosse e il suo potere si estende su tutti i territori dove non ci sono altre Chiese ortodosse, per esempio nell’Europa centrale e occidentale, in America, Australia, la maggior parte dell’Asia e perciò solo esso ha il diritto di stabilire lì Chiese ortodosse. Inoltre, in accordo con questa ideologia, il patriarcato di Costantinopoli può prendere l’autocefalia da altre Chiese e dare l’autocefalia a parti di altre Chiese. Nessuna Chiesa ortodossa concorda con questa ideologia, ma il patriarcato di Costantinopoli non è interessato ad alcuna argomentazione.


Quasi ogni Paese nell'Europa orientale ha una sua Chiesa ortodossa “sovrana”: non è inevitabile che ciò accada anche per l'Ucraina?

Nel cristianesimo ortodosso non c’è tale insegnamento, secondo cui ogni Paese o nazione debba avere la propria Chiesa. La Chiesa ortodossa è divisa non su base nazionale, ma su base territoriale. Se il patriarcato di Costantinopoli nel XV secolo non avesse accettato l’unione con la Chiesa cattolica di Roma, forse la Chiesa russa obbedirebbe ancora a Costantinopoli. Ed è molto importante comprendere che la Chiesa ortodossa ucraina oggi non chiede l’autocefalia, questa è richiesta solo dagli scismatici russofobi, che lo stesso patriarcato di Costantinopoli non ha riconosciuto fino a oggi.


Quanto c’è di ecclesiale e quanto di geopolitico nella decisione del patriarcato di Costantinopoli, secondo lei?


La decisione del patriarca Bartolomeo ha tre ragioni. Primo, è un ordine politico del presidente ucraino Petro Poroshenko, che vuole avere tempo prima delle elezioni presidenziali del 2019 per compiacere i nazionalisti ucraini e creare una Chiesa ucraina nazionale unificata. Secondo, è l’ambizione dello stesso patriarca di Costantinopoli, che ha lungo sognato di poter agire in tal senso per indebolire l’influenza della Chiesa russa. Terzo, è l’influenza politica degli Stati Uniti, che spinge il patriarcato di Costantinopoli a indebolire la Russia. Queste tre ragioni spiegano il conflitto in corso. Se parliamo di profonde motivazioni teologiche, sono molto serie. Il problema è che il patriarcato di Costantinopoli dal tempo del patriarca Melezio IV promuove una teologia liberale e modernista. Ricordi che la riforma del calendario del patriarca Melezio IV fu fatta solo per entrare in unione con la Chiesa angicana. Nell’agosto di quest’anno il patriarcato di Costantinopoli ha introdotto la possibilità di un secondo matrimonio per i sacerdoti, che viola i canoni della Chiesa. Ma la cosa più importante è l’eresia di un “papismo orientale”, che è impossibile nell’ortodossia. Dal momento che il patriarcato di Mosca è un polo conservatore nel mondo ortodosso, il patriarcato di Costantinopoli non ama molto la nostra Chiesa.


Quali sono gli aspetti più inaccettabili per lei e per il patriarcato di Mosca nella decisione di Bartolomeo?


La cosa più sbagliata nelle azioni del patriarca Bartolomeo è l’invio dei suoi esarchi in Ucraina, che è una violazione del territorio canonico della Chiesa russa e ancora peggio la remissione dell’anatema nei confronti dei leader dei due scismi ucraini, il “patriarca” Filaret e il “metropolita” Macario. Questi scismatici non sono stati riconosciuti dall’intero mondo ortodosso e ora, senza pentimento, le loro vengono riconosciute come Chiese canoniche. Questo è assolutamente inaccettabile.


Cosa prevede per il futuro, cosa accadrà in Ucraina e nell’ortodossia?


Se il Fanar non rifiuta di concedere l’autocefalia all’Ucraina, non ritira i suoi esarchi e non cancellerà la sua decisione di rimettere l’anatema agli scismatici ucraini, significa che il patriarcato di Costantinopoli stesso si separa dall’ortodossia e da ora in poi tutte le Chiese ortodosse dovranno decidere cosa fare: conservare la comunione sacramentale con il patriarcato di Costantinopoli oppure no. Certamente questa questione, per ogni Chiesa, non potrà essere decisa immediatamente, ma alla fine la Chiesa russa salverà la fede ortodossa dalle distorsioni liberali e le più corrette Chiese ortodosse saranno e resteranno unite. E il patriarcato di Costantinopoli creerà una Chiesa scismatica che si avvicinerà all’occidente, al cattolicesimo moderno e al protestantesimo. Se il patriarcato di Costantinopoli non si ferma, sarà inevitabile.




La teologa greca (patriarcato di Costantinopoli) Despo Lialiou





Despo Lialiou








Professora Lialiou, perché si assiste a uno scontro sul potere o no di Costantinopoli di concedere l'autocefalia, come nel caso ucraino? Da dove origina?

Per capire che cosa significa autocefalia bisognerebbe capire meglio il suo significato e la relazione che ha con la struttura della Chiesa ortodossa, che è un organismo di 14 Chiese locali. Cinque di loro (patriarcato ecumenico di Costantinopoli, patriarcato di Alessandria, patriarcato di Gerusalemme, patriarcato di Antiochia e la Chiesa di Cipro, come arcidiocesi) sono le Chiese locali, i cui confini sono determinati dai canoni dei concili ecumenici. La Chiesa ortodossa accetta come ecumenici solo i sette concili ecumenici, che sono comuni con la Chiesa cattolica romana. Il patriarca ecumenico, fin dai tempi di san Fozio (patriarca tra l’858-867 e l’877-886) ha una responsabilità amministrativa e spirituale nei confronti dei popoli cristiani al di fuori dei territori degli altri patriarcati, e il potere di convocare sinodi generali, normalmente una prerogativa dell’imperatore. Questo è avvenuto in particolare perché i patriarcati dell’Oriente erano occupati dagli arabi, e quindi un decreto (editto) dell’imperatore non aveva vigore in territorio straniero. A parte il fatto che il patriarca ecumenico era il patriarca della capitale dell’impero bizantino, due canoni di concili ecumenici, il 3° del II concilio ecumenico (381) e il 28° del IV concilio ecumenico assegnano al patriarca ecumenico un ruolo di coordinamento nella Chiesa, soprattutto dopo lo sviluppo parallelo del cristianesimo in Oriente e in Occidente, dai tempi di san Fozio in poi, cosa mai messa in doppio in Oriente. Nel IX secolo ebbe luogo la cristianizzazione degli slavi da parte dei Santi Cirillo e Metodio, e nel 988 avvenne a Kiev la cristianizzazione dei rus' – russi da parte del patriarcato ecumenico, dando inizio alle nuove Chiese ortodosse locali, che naturalmente dipendevano dal punto di vista amministrativo e spirituale dal patriarcato ecumenico, essendo sue metropolie. Dopo la caduta di Costantinopoli e la conquista da parte degli ottomani dei territori degli altri antichi patriarchi d’Oriente, il patriarca ecumenico diventa responsabile per tutti gli ortodossi soggiogati e li rappresenta davanti al sultano. Alcuni patriarchi dei patriarcati orientali vengono eletti dal sinodo del patriarcato ecumenico e restano a Costantinopoli e non alle loro sedi. Nel 1589 il patriarca Geremia II, che si trovava per due anni in visita pastorale in Russia, sotto pressione dello zar Teodoro, conferisce l’onore patriarcale al metropolita Job di Mosca, a condizione che egli riconosca il patriarcato ecumenico come capo dell’ortodossia, così come lo riconoscevano gli antichi patriarcati. Di fatto, dal 1589 inizia la storia delle nuove Chiese ortodosse locali, provenienti dal corpo del patriarcato ecumenico. Il 12 febbraio 1593 il patriarcato di Mosca si classificò al quinto posto nei dittici della Chiesa ortodossa. Geremia era un patriarca colto, e in Occidente è conosciuto per il dialogo che ha realizzato con i teologi luterani di Tubinga. Cento anni più tardi, nel 1686, durante il pontificato del patriarca Dionisio IV, che dal 1671 al 1694 fu eletto cinque volte al patriarcato, in un periodo estremamente difficile, viene assegnata al patriarca di Mosca l’ordinazione del metropolita di Kiev, a condizione che durante la Divina Liturgia fosse commemorato come capo il patriarca ecumenico. Sino ad allora il metropolita di Kiev era stato eletto dal clero e dal popolo della metropolia di Kiev, non dal patriarcato di Mosca. Nel corso dei cento anni seguenti la Russia come Stato e come Chiesa cercò di presentarsi come la rappresentante degli ortodossi, da Mosca fino al Mediterraneo, cosa che riuscì a realizzare dopo la prima grande guerra russo-turca (1768-1774). Durante questo conflitto la Russia raggiunse la Bulgaria, dove nel villaggio Kaynardzha firmò il trattato di Küçük Kaynarca (1774) con 28 articoli più due segreti. Con questo trattato, i russi acquisirono il diritto di costruire la propria chiesa nel quartiere di Galata a Costantinopoli, iniziando così a soppiantare la posizione di primo trono nell’ortodossia del patriarcato ecumenico, allo scopo di prevalere politicamente su tutti i popoli ortodossi. In sostanza, i popoli ortodossi più recenti, derivati dal patriarcato ecumenico, subirono una doppia oppressione, russa e ottomana. A questo periodo risale l’inizio della formazione della loro doppia resistenza. Nel periodo seguente Napoleone Bonaparte sale al potere e prendono piede i vari processi che in Europa condurranno alla formazione degli Stati nazionali più recenti. Nella Chiesa ortodossa avvengono dei processi che dal 1839 – a partire dei Greci, i quali nel 1850 ricevono il tomos patriarcale di autocefalia – porteranno il patriarcato ecumenico a concedere una serie di autocefalie: nel 1879 alla Chiesa Serba, che nel 1920 viene riconosciuta come patriarcato; nel 1885 alla Chiesa di Romania, riconosciuta come patriarcato nel 1925; nel 1945 alla Chiesa di Bulgaria, riconosciuta come patriarcato nel 1961. Nel 1990 viene concesso l’onore patriarcale anche all’antica Chiesa della Georgia, che aveva sofferto molto sotto la Russia zarista, perché per cento anni, dal 1811 al 1917, aveva perso la propria autonomia ecclesiastica. Alla Chiesa di Polonia viene concessa l’autocefalia dal patriarcato ecumenico nel 1924; l’anno 1937 viene concessa alla Chiesa di Albania, e nel 1998 alla Chiesa ceca e slovacca. Dal patriarcato ecumenico dipendono l’arcidiocesi autonoma di Finlandia dal 1923 e la Chiesa Ortodossa di Estonia con atto sinodale del 1996.


Come può il patriarca Bartolomeo invalidare l'atto del 1686 con cui Costantinopoli poneva la metropolia di Kiev sottola giurisdizione di Mosca? Se possono essere revocate decisioni di 300 anni, cosa resta di sicuro per quanto riguarda il passato?

Ho risposto in modo così esteso all'ultima domanda per rendere il discorso più comprensibile a un pubblico che ha una percezione diversa di ciò che è l’unità ecclesiastica, anche se ovunque il cristianesimo ha i suoi problemi interni e le sue divisioni. In primis, deve essere chiaro che il patriarcato ecumenico non ha mai concesso la metropolia di Kiev al patriarcato di Mosca. La rimozione dell’atto di commissionare l’ordinazione del metropolita di Kiev da parte del patriarca di Mosca riguarda solo i cristiani ucraini e il patriarcato ecumenico e nessun’altra Chiesa locale. Per di più, se teniamo conto dei disagi dei popoli ortodossi dal Mediterraneo alla Finlandia, i ricatti politici del trattato di Küçük Kaynarca (1774), la rivoluzione russa del 1917, la seconda guerra mondiale e le sue conseguenze, il tempo si indurisce dinanzi alle ansie di ogni popolo ortodosso, e posso solo considerare come un miracolo il suo mantenimento della fede e la sua perseveranza nel riscoprire le radice della propria ecumenicità. Il patriarcato ecumenico non vive nel passato, ma è la Chiesa che ha conservato una continuità sia con gli antichi patriarcati d’Oriente che con le Chiese ortodosse locali, e tutto questo non solo come struttura ecclesiastica, ma come prassi e tradizione patristica, liturgica, teologica, e sinodale.

Quanto è diverso il caso della Chiesa ortodossa macedone - che vive in una sorta di “isolamento” da 50 anni, da quando i suoi metropoliti decisero di staccarsi da Belgrado - da quello dell'Ucraina: anche per gli ortodossi di Maceodnia c'è da aspettarsi un riconoscimento canonico e magari un'autocefalia?

C’è una differenza, perché nel 1923 il patriarcato ecumenico ha concesso l’arcidiocesi di Ocrida al patriarcato di Belgrado, come nel 1928 le metropolie dei cosiddetti nuovi territori alla Chiesa di Grecia del 1850. Le metropolie di Macedonia di Paolo Apostolo e di san Demetrio, come quelle di Epiro e Tracia, o il Monte Athos, appartengono spiritualmente al patriarcato ecumenico. In Macedonia si è spiritualmente orientati verso il patriarcato ecumenico, ci sono ricordi di famiglia che collegano al patriarcato ecumenico e simili memorie le hanno pure gli ortodossi di lingua slava di Skopje. Chi può privarli del loro ricollegamento con la propria Chiesa madre? Io credo che vi sia un interesse affinché gli ortodossi della FYROM acquisiscano canonicità e prendano il loro posto tra gli ortodossi. Noi ortodossi dei Balcani abbiamo tutti la stessa tradizione ecclesiale, sia quelli di lingua slava che quelli di lingua greca, ed è scandaloso ignorarli con il pretesto che sono scismatici. Credo che il patriarcato ecumenico, dopo la soluzione politica del nome dello Stato, cercherà la soluzione più appropriata. 


Quali sono gli aspetti che ritiene più inaccettabili della reazione del patriarcato di Mosca?

Considero inaccettabili le espressioni del metropolita Hilarion contro il patriarca ecumenico. Raggiungono il livello di dispute da strada. Capisco che i cristiani russi abbiano poca esperienza con l’ordine ecclesiastico, nonostante il loro potere secolare, perché hanno trascorso quasi cento anni isolati a causa del loro sistema politico, che nemmeno adesso riescono a lasciare alle spalle. Quando avranno studiato e acquisito un maggiore equilibrio politico, comprenderanno i mali che hanno causato ai loro fratelli di fede. Il popolo russo non deve essere assente dalla famiglia dei popoli ortodossi, né dall’Europa, e le loro azioni unilaterali non sono giustificate, così come non lo sono gli ordini di togliere la comunione persino ai semplici chierici e dei laici. Questo fatto non trova riscontri nella storia della Chiesa ortodossa, nemmeno negli anni di Severo di Antiochia. Mi ricorda il protestantesimo di Calvino a Strasburgo.


Cosa prevede per il futuro, in Ucraina e di riflesso nel mondo ortodosso?

Verrà dato il tomos di autocefalia agli ucraini, che costituiranno la loro Chiesa locale. Spero che tutte le parti mostrino la maturità richiesta per guarire le loro ferite, ma anche per rivendicare le lotte dei loro antenati. Il mondo ortodosso, con la sua struttura gerarchica e i suoi antichi patriarcati, che da secoli vive in un ambiente eterogeneo, porta i segni dei chiodi del martirio e un’eredità di una tradizione ecclesiastica secolare e manterrà i suoi principi, come finora ha fatto seguendo la stessa strada, accondiscendendo ai bisogni degli uomini e alle debolezze dei fratelli.




Orthodox. Moscow and Constantinople divided over Kiev. And the tension grows

Andrea Galli Saturday 17 November 2018

The question of the autocephaly of the Ukrainian Church reflects all Eastern Christianity. The Greek theologian Despo Lialiou and the Russian philosopher Arkadij Maler speak



The monastery of the Kiev Caves

It was 2016 when the Orthodox world seemed a step away from reuniting in the most solemn form for a millennium, with a pan-Orthodox Council planned for the summer of that year in Crete. Only two years later, Orthodoxy finds itself struggling with the gravest crisis of communion, perhaps in the last centuries. 

The facts are known: on 11 October the Ecumenical Patriarch of Constantinople Bartholomew announced the decision to confer autocephaly, i.e. independence, to the Ukrainian Church. In a country where there is a Ukrainian Orthodox Church, led by Metropolitan Onufrij (Berezovsky), under the jurisdiction of the Patriarchate of Moscow and two Schismatic Churches, until recently not recognized by any other Orthodox Church: the so-called Kiev Patriarchate, founded in 1995 by the self-proclaimed Patriarch Filaret (Denisenko), and an autocephalous Ukrainian Orthodox Church, founded in 1991 by bishop Makarij (Maletic) , both prelates anathematized or excommunicated by Moscow. Bartholomew remitted the anathemas, "healing" the schisms, he also declared the decree of 1686 with which the then Ecumenical Patriarch Dionysius IV placed the metropolis of Kiev under the jurisdiction of Moscow. And he sent two exarchs from the United States and Canada to start the process that will lead to the birth of an autocephalous Ukrainian Orthodox Church. Moscow's reaction was very harsh, denouncing an innumerable series of illegitimate aspects in Bartholomew's decision and interrupting the Eucharistic communion with Constantinople declaring that the "mother church" of Orthodoxy is currently in a schism situation. Nothing less. Uncertainty is what may happen in Ukraine: the implicit "bet" of Constantinople and Ukrainian President Petro Poroshenko - he and Bartholomew have entered into a collaboration agreement on November 3, whose content has remained reserved - is that over time the great part of the clergy and of the people who today recognize themselves in the guidance of Onufrij adhere to the new autocephalous Church. But the current Ukrainian Orthodox Church, in its Synod celebrated in recent days, condemned the decision of Bartholomew and firmly defended the canonical status quo. And as regards Orthodoxy as a whole, if there are those who see a heavy weakening of the Muscovite patriarchy, which could lose 40% of its parishes that are in fact in Ukraine, there are those who hypothesize a forthcoming Synod of Churches close to Moscow to "ring" the Ecumenical Patriarchate. At the Council of Crete there were four churches that did not present themselves at the meetings following the Russian line: Antioch, Serbia, Georgia and Bulgaria. And the Russian Orthodox Church of Slovakia and Slovakia has been openly siding with Moscow over the past few days. Meanwhile, theologians and intellectuals of the two fields are also confronted in terms not less sharp and sharp than the declarations of the representatives of the hierarchy. Such as Despo Lialiou, theologian and former vice-rector of the Aristotle University of Thessaloniki, and Arkadi Mahler, philosopher and founder and director of the Katechon study center at the Russian Academy of Sciences.

The Russian philosopher Arkadij Maler



Arkadij Maler

Professor Maler, how is it possible that after so many centuries there is still a dispute over a decisive question: whether the Patriarchate of Constantinople has the power to grant autocephalous or not?

In fact this dispute arose only in the twentieth century, because in 1921-1923 the Patriarch of Constantinople Meletios IV founded an ideology according to which the Patriarchate of Constantinople is the most important among the Orthodox Churches and its power extends over all territories where there are no other Orthodox Churches, for example in Central and Western Europe, in America, Australia, most of Asia and therefore only it has the right to establish Orthodox Churches there. Moreover, according to this ideology, the Patriarchate of Constantinople can take autocephaly from other Churches and give autocephaly to parts of other Churches. No Orthodox Church agrees with this ideology, but the Patriarchate of Constantinople is not interested in any argument.

Almost every country in Eastern Europe has its own "sovereign" Orthodox Church: is not this inevitable for Ukraine?

In Orthodox Christianity there is no such teaching, according to which every country or nation must have its own Church. The Orthodox Church is divided not on a national basis, but on a territorial basis. If the patriarchate of Constantinople in the fifteenth century had not accepted the union with the Roman Catholic Church, perhaps the Russian Church would still obey Constantinople. And it is very important to understand that the Ukrainian Orthodox Church today does not ask for autocephaly, this is only required by the schismatic Russophobes, which the same Patriarchate of Constantinople had not recognized until today.

How much is there ecclesial and how much geopolitical in the decision of the Patriarchate of Constantinople, according to you?

The decision of Patriarch Bartholomew has three reasons. First, it is a political order of Ukrainian President Petro Poroshenko, who wants to have time before the 2019 presidential elections to please Ukrainian nationalists and create a unified national Ukrainian Church. Secondly, it is the ambition of the Patriarch of Constantinople himself, who has long dreamed of acting in this way to weaken the influence of the Russian Church. Third, it is the political influence of the United States, which pushes the Patriarchate of Constantinople to weaken Russia. These three reasons explain the ongoing conflict. If we talk about profound theological motivations, they are very serious. The problem is that the Patriarchate of Constantinople from the time of Patriarch Meletios IV promotes a liberal and modernist theology. Remember that the reform of the calendar of Patriarch Meletios IV was done only to enter into union with the Anglican Church. In August of this year the Patriarchate of Constantinople introduced the possibility of a second marriage for priests, which violates the canons of the Church. But the most important thing is the heresy of "Eastern Papism", which is impossible in Orthodoxy. Since the Patriarchate of Moscow is a conservative pole in the Orthodox world, the Patriarchate of Constantinople does not love our Church much.

What are the most unacceptable aspects for you and the Moscow Patriarchate in Bartholomew's decisions?

The most mistaken thing in the actions of Patriarch Bartholomew is the sending of his exarchs in Ukraine, which is a violation of the canonical territory of the Russian Church and even worse the remission of the anathema against the leaders of the two Ukrainian schisms, the "Patriarch" Filaret and the "Metropolitan" Macarios. These schismatics have not been recognized by the entire Orthodox world and now, without repentance, they are recognized as canonical churches. This is absolutely unacceptable.

What do you foresee for the future, what will happen in Ukraine and in Orthodoxy?

If the Fanar does not refuse to grant autocephaly to Ukraine, he does not withdraw his exarchs and will not cancel his decision to remit the anathema to the schismatic Ukrainians, it means that the Patriarchate of Constantinople itself separates itself from orthodoxy and from now on then all the Orthodox Churches will have to decide what to do: to preserve sacramental communion with the patriarchate of Constantinople or not. Certainly this question, for every Church, can not be decided immediately, but in the end the Russian Church will save the Orthodox faith from the liberal distortions and the most correct Orthodox Churches will be and will remain united. And the Patriarchate of Constantinople will create a schismatic Church that will approach the West, modern Catholicism and Protestantism. If the patriarchate of Constantinople does not stop, it will be inevitable.





The Greek theologian (Patriarch of Constantinople) Despo Lialiou



Despo Lialiou





Professora Lialiou, why is there a clash over the power or not of Constantinople to grant autocephaly, as in the Ukrainian case? Where does it come from?

To understand what autocephaly means we should better understand its meaning and the relationship it has with the structure of the Orthodox Church, which is a body of 14 local Churches. Five of them (Ecumenical patriarchy of Constantinople, patriarch of Alexandria, patriarch of Jerusalem, patriarch of Antioch and the Church of Cyprus, as archdiocese) are the local Churches, whose boundaries are determined by the canons of ecumenical councils. The Orthodox Church accepts as ecumenical only the seven ecumenical councils, which are common with the Roman Catholic Church. The ecumenical patriarch, since the time of St. Photius (patriarch between 858-867 and 877-886) has an administrative and spiritual responsibility towards the Christian peoples outside the territories of the other patriarchates, and the power to call general synods, normally a prerogative of the emperor. This happened in particular because the patriarchates of the East were occupied by the Arabs, and therefore a decree (edict) of the emperor had no force in foreign territory. Apart from the fact that the ecumenical patriarch was the patriarch of the capital of the Byzantine empire, two canons of ecumenical councils, the 3rd of the second ecumenical council (381) and the 28th of the fourth ecumenical council assigned the ecumenical patriarch a coordinating role in the Church, especially after the parallel development of Christianity in the East and in the West, from the time of St. Photius onwards, which has never been doubted in the East. In the ninth century the Christianization of the Slavs took place on the part of Saints Cyril and Methodius, and in 988 the Christianization of the Russians by the Ecumenical Patriarchate took place in Kiev. initiating the new local Orthodox Churches, which naturally depended on the administrative and spiritual point of view of the ecumenical patriarchate, being its metropolises. After the fall of Constantinople and the conquest by the Ottomans of the territories of the other ancient patriarchs of the East, the ecumenical patriarch becomes responsible for all the subjugated Orthodox and represents them before the sultan. Some patriarchs of the Eastern patriarchates are elected by the synod of the ecumenical patriarchate and remain in Constantinople and not at their seats. In 1589 the patriarch Jeremiah II, who was on a pastoral visit to Russia for two years under pressure from the Tsar Theodore, confers the patriarchal honor to Metropolitan Job in Moscow, on condition that he recognizes the ecumenical patriarchate as head of orthodoxy, as the ancient patriarchates recognized it. In fact, from 1589 the story of the new local Orthodox Churches, coming from the body of the ecumenical patriarchate, begins. On 12 February 1593 the patriarchate of Moscow ranked fifth in the diptychs of the Orthodox Church. Jeremiah was a cultured patriarch, and in the West he is known for his dialogue with the Lutheran theologians of Tübingen. One hundred years later, in 1686, during the pontificate of the patriarch Dionysius IV, who was elected five times to the patriarchy from 1671 to 1694, in an extremely difficult period, the ordination of the Metropolitan of Kiev is assigned to the Patriarch of Moscow on condition that during the Divine Liturgy the ecumenical patriarch was commemorated as head. Until then, the metropolitan of Kiev had been elected by the clergy and the people of the metropolis of Kiev, not by the patriarchate of Moscow. In the course of the following hundred years Russia as a State and as a Church tried to present itself as the representative of the Orthodox, from Moscow to the Mediterranean, which it succeeded in realizing after the first great Russian-Turkish war (1768-1774). During this conflict Russia reached Bulgaria, where in the village Kaynardzha signed the treaty of Küçük Kaynarca (1774) with 28 articles plus two secrets. With this treaty, the Russians acquired the right to build their own church in the Galata district of Constantinople, thus beginning to supplant the position of the first throne in the orthodoxy of the ecumenical patriarchate, in order to prevail politically over all the Orthodox peoples. Basically, the more recent Orthodox peoples, derived from the ecumenical patriarchate, suffered a double oppression, Russian and Ottoman. The beginning of the formation of their double resistance dates back to this period. In the following period Napoleon Bonaparte came to power and took over the various processes that will lead to the formation of the most recent nation states in Europe. In the Orthodox Church there are processes that since 1839 - starting from the Greeks, who in 1850 receive the patriarchal tomos of autocephaly - will lead the ecumenical patriarchate to grant a series of autocephalic: in 1879 to the Serbian Church, which in 1920 was recognized as patriarchy ; in 1885 to the Church of Romania, recognized as patriarchy in 1925; in 1945 to the Church of Bulgaria, recognized as patriarchy in 1961. In 1990 the patriarchal honor was also granted to the ancient Church of Georgia, which had suffered a lot under Tsarist Russia, because for one hundred years, from 1811 to 1917, it had lost its ecclesiastical autonomy. The Church of Poland was granted autocephaly by the ecumenical patriarchate in 1924; the year 1937 is granted to the Church of Albania, and in 1998 to the Czech and Slovak Church. The autonomous archdiocese of Finland has been dependent on the ecumenical patriarchate since 1923 and the Orthodox Church of Estonia with a synodal act of 1996. and in 1998 to the Czech and Slovak Church. The autonomous archdiocese of Finland has been dependent on the ecumenical patriarchate since 1923 and the Orthodox Church of Estonia with a synodal act of 1996. and in 1998 to the Czech and Slovak Church. The autonomous archdiocese of Finland has been dependent on the ecumenical patriarchate since 1923 and the Orthodox Church of Estonia with a synodal act of 1996.

How can the Patriarch Bartholomew invalidate the act of 1686 with which Constantinople placed the metropolis of Kiev under the jurisdiction of Moscow? If 300-year decisions can be revoked, what remains for the past?

I have responded so extensively to the last question to make the discourse more comprehensible to an audience that has a different perception of what ecclesiastical unity is, even if Christianity everywhere has its internal problems and its divisions. First of all, it must be clear that the ecumenical patriarchate has never granted the metropolis of Kiev to the patriarchate of Moscow. The removal of the act of commissioning the ordination of the Metropolitan of Kiev by the Patriarch of Moscow concerns only Ukrainian Christians and the ecumenical patriarchate and no other local Church. Moreover, if we take into account the hardships of the Orthodox peoples from the Mediterranean to Finland, the political blackmail of the treaty of Küçük Kaynarca (1774), the Russian revolution of 1917, the Second World War and its consequences, time hardens before the anxieties of every Orthodox people, and I can only consider as a miracle its maintenance of the faith and its perseverance in rediscovering the roots of its ecumenicity. The Ecumenical Patriarchate does not live in the past, but it is the Church that has maintained a continuity both with the ancient patriarchates of the East and with the local Orthodox Churches, and all this not only as an ecclesiastical structure, but as patristic and liturgical practice and tradition. theological, and synodal.

How different is the case of the Macedonian Orthodox Church - which has been living in some sort of "isolation" for 50 years, since its dioceses decided to detach themselves from Belgrade - from that of Ukraine: even for the Orthodox of Maceodnia there is expectations of a canonical recognition and maybe of autocephaly?

There is a difference, because in 1923 the Ecumenical Patriarchate granted the archdiocese of Ohrid to the Patriarchate of Belgrade, as in 1928 the dioceses of the so-called new lands to the Church of Greece, autocephalous since1850. The dioceses of Macedonia of Paul the Apostle and of St. Demetrius, like those of Epirus and Thrace, and Mount Athos, spiritually belong to the Ecumenical Patriarchate. In Macedonia, spiritually oriented towards the Ecumenical Patriarchate, there are family memories that connect to the Ecumenical Patriarchate and similar memories have also the Slavic-speaking Orthodox of Skopje. Who can deprive them of their reconnection with their mother Church? I believe that there is an interest for the Orthodox of FYROM to acquire canonicity and take their place among the Orthodox. We Orthodox of the Balkans all have the same ecclesial tradition, both those of Slavic language and those of the Greek language, and it is scandalous to ignore them on the grounds that they are schismatic. I believe that the Ecumenical Patriarchate, after the political solution of the name of the state, will seek the most appropriate solution.

What are the most unacceptable aspects of the reaction of the Moscow Patriarchate?

I consider the expressions of Metropolitan Hilarion against the Ecumenical Patriarch unacceptable. They reach the level of street disputes. I understand that Russian Christians have little experience with the ecclesiastical order, despite their secular power, because they have spent almost a hundred years in isolation because of their political system, which even now they can not leave behind. When they have studied and acquired greater political balance, they will understand the evils they have caused to their brothers of faith. The Russian people must not be absent from the family of the Orthodox peoples, nor from Europe, and their unilateral actions are not justified, just as orders to remove communion even from simple clerics and laymen are not. This fact is not reflected in the history of the Orthodox Church, not even in the years of Severus of Antioch. It reminds me of Calvino protestantism in Strasbourg.

What do you expect for the future, in Ukraine and in the Orthodox world?

The autocephaly tomos will be given to the Ukrainians, who will constitute their local Church. I hope all parties show the maturity required to heal their wounds, but also to claim the struggles of their ancestors. The Orthodox world, with its hierarchical structure and its ancient patriarchates, which for centuries has lived in a heterogeneous environment, bears the marks of the martyrs and a legacy of an age-old ecclesiastical tradition and will maintain its principles, as it has done so far the same road, by accepting the needs of men and the weaknesses of the brothers.