“IL PATRIARCA ATENAGORA E CHIARA LUBICH;
PROTAGONISTI DELL’UNITÀ”
di Sua Eminenza Reverendissima il Metropolita Gennadios
Arcivescovo Ortodosso d’Italia e Malta
Prolusione per l'inizio delle attività della Cattedra ecumenica internazionale Athenagoras - Chiara Lubich dell’Istituto Universitario Sophia a Loppiano (FI)
Giovedì 14 dicembre 2017
Diletti e amati fratelli in Cristo,
anzitutto un fraterno saluto a tutte e a tutti; un augurio dalla profondità del mio cuore affinché questo giorno, pieno di gioia di Dio, sia per tutti noi un momento di Dio, per la sua gloria, un momento di riconciliazione con Dio, ma anche tra di noi; di riconciliazione tra le nostre Chiese e, come dice Chiara, “per arrivare all’unità visibile”. Potremmo continuare: riconciliazione con le altre religioni, attraverso il dialogo, riconciliazione tra le culture, tra i popoli, riconciliazione con la natura, il creato…
Ma che cosa è la riconciliazione? La riconciliazione è vivere le parole del Vangelo, e citando Chiara, per “rievangelizzarsi nel proprio modo di pensare, di vedere e di amare” (23 giugno 1997).
Proprio in tale prospettiva, il 16 febbraio del 1965, a nome del Patriarca Ecumenico Atenagoras, vengono ufficialmente a Roma, dopo tanti secoli, due Metropoliti del Patriarcato Ecumenico, i quali comunicano al Papa Paolo VI le decisioni prese dalla Terza Conferenza Panortodossa di Rodi. I Metropoliti erano S. Em.za Melitone di Eliopoli e Theira e S. Em.za Chrisostomos di Mira. Importantissime le parole di S. Em.za il Metropolita Melitone, che si rivolse al papa in questi termini: «Vostra Beatitudine e Santità è l’oggetto dei sentimenti più fraterni e delle fervide preghiere di Sua Santità Atenagoras».
Ma ancor più eloquenti ed incisive sono le parole del Patriarca in una lettera indirizzata a Paolo VI: «Colle stesse vostre mani avete aperto la via della riconciliazione, inaugurato il dialogo dell’amore, […] presentato davanti agli occhi del mondo la visione divina, […] accendendo nei cuori degli uomini che “vogliono vedere Gesù”[1], il fuoco sacro della nostalgia per questa antica felicità della Chiesa»[2].
È forse possibile dimenticare lo storico contenuto della Lettera Patriarcale? «Affaticandosi insieme ed eliminando gli ostacoli che si trovano davanti, e preparando il terreno da ogni lato, rapidamente arriveremo allo stesso dialogo teologico – così continua la lettera -; e affidandoci allo Spirito Santo, possiamo preparare l’alba di quel giorno celebre del Signore nel quale quelli dell’Occidente e quelli dell’Oriente, così come in passato avremo i nostri comuni Martiri e Confessori e Padri, mangeremo lo stesso pane e berremo dallo stesso calice e confesseremo una fede «ἐν ἑνί πνεύματι» (“in un solo spirito”) e di nuovo «μιᾷ ψυχῇ συναθλήσωμεν τῇ πίστει τοῦ Εὐαγγελίου» (“lottiamo con un’anima sola per la fede del Vangelo”)[3], per la gloria di Cristo, della Sua Chiesa, Una, Santa, Cattolica e Apostolica»[4].
Paolo VI gli fa eco in questo modo: «”Questo è il giorno che ha fatto il Signore, esultiamo e godiamo in esso”[5]. Bisogna, attraverso contatti più numerosi e fraterni, ricostruire progressivamente ciò che i tempi di isolamento avevano distrutto, e ricercare a tutti i livelli della vita della Chiesa un’atmosfera che permetterà di incominciare il cammino al momento opportuno…»[6].
Chiara, che nel pensiero e nell’anima di Paolo VI è simbolo di stabilità, di fiducia e di speranza, diventa così il ponte potentissimo che aiuterà la realizzazione della riconciliazione tra Roma e Costantinopoli, un ponte incrollabile perché sostenuta dalla grazia divina e dalla sua missione.
Non potete immaginare quante volte Ortodossi, Cattolici e anche altri mi fanno questa domanda, soprattutto quando sono al Centro Mariapoli di Castel Gandolfo: «Il Patriarca Atenagoras come ha conosciuto Chiara e il Movimento dei Focolari?».
Forse è bene raccontare anche oggi, in questa autorevole sede, soprattutto in questa occasione, come è avvenuto tutto questo.
La prima volta che il Patriarca ha sentito parlare del Movimento dei Focolari è stato da padre Angelo Beghetto, francescano conventuale, rettore della Chiesa di Sant'Antonio in Istanbul (Costantinopoli), il quale, sollecitato da alcuni Metropoliti del Santo Sinodo, andò a incontrarlo nel 1962 (Unità e carismi, 2/1991).
In verità, Atenagoras aveva già letto qualcosa di Chiara e del carisma, perché mons. Marcel Corinthios, canonico e primo Vicario della Basilica Cattedrale dello Spirito Santo di Costantinopoli, negli anni ’50 gli aveva tradotto in francese un articolo sul Movimento dei Focolari, scritto con molta probabilità da Igino Giordani.
Infatti, nel luglio del 1961, a me che ero in partenza per l’Italia come diacono della Chiesa greco-ortodossa, il Patriarca suggerì, tra l’altro, di conoscere il Movimento dell’unità e la fondatrice, perché, mi disse, «sarà utile alla tua missione».
Comunque, Chiara Lubich si recò, per la prima volta, nella sede del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli solo il 13 giugno 1967 e fino alla morte di Atenagoras, compì otto viaggi durante i quali incontrò il Patriarca 25 volte, anzi, 27 volte, se aggiungiamo i due incontri fatti ufficiosamente nella Facoltà Patriarcale di Chalki.
I celebri, indimenticabili e di gloriosa memoria protagonisti del “dialogo della Carità”, i grandi ideatori del dialogo del popolo, Atenagoras, Patriarca Ecumenico, e Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dell'unità, saggi esponenti della Chiesa militante - “mandati da Dio”, credo, per cambiare l'umanità cristiana -, sono i due meravigliosi seguaci di Gesù Cristo, che hanno incarnato quella frase di Gesù riportata da Matteo: “Dove due o tre sono uniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro...”[7], realtà evangelica che hanno voluto trasmettere al mondo intero.
In verità, il Patriarca Atenagoras, l’apostolo dell’amore dei nuovi tempi, il Pacificatore e il profeta dell’unità, e Chiara Lubich, la maestra della comunione e la discepola dell’unità, hanno fatto una rivoluzione pacifica, il primo in un mondo tradizionalista e la seconda in un mondo libero.
Non c'è dubbio che le suddette Personalità, che Dio ha illuminato per aiutare l'uomo a inaugurare una nuova vita di spiritualità, sociale e morale, sono i dilettissimi e gloriosi figli di Dio, che hanno dedicato la loro gioventù, tutto il loro essere all’unità, alla pace e alla buona convivenza dei popoli. Hanno cambiato la situazione e l’atmosfera tra le due Chiese, la Chiesa Ortodossa e la Chiesa Cattolica Romana. Con la loro vita umile, seria, disponibile, con la dedizione, con l’amore e la preghiera sono stati i Protagonisti e gli iniziatori di una nuova era ecumenica, loro che hanno ammaestrato i popoli, ai quali hanno dato coraggio, forza, pazienza, fedeltà, disponibilità, amore e unità.
L’amore reciproco è veramente evangelico e, come dice Chiara, “valido, se praticato nella misura voluta da Gesù: “Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici”. L’amore reciproco porta sempre ad attuare l’unità. Sappiamo molto bene che Gesù, prima di essere messo in Croce, prima di soffrire, prima dell’abbandono del Padre, ha pregato per l’unità: “Padre, che tutti siano uno”.
Il Patriarca Atenagoras e Chiara Lubich hanno aperto la porta e ora nessuno può più chiuderla, come dice in modo ammirabile l’Apocalisse: «La porta è aperta, non ci resta che entrare». Naturalmente le difficoltà, quelle dovute alle antiche divisioni e quelle presenti non sono mancate e non mancano, ma possiamo dire con fiducia che le speranze per l’avvenire sussistono. L’unione ci sarà senz’altro e sarà frutto di una «continua preghiera, accompagnata da una grande pazienza e umiltà, sarà accompagnata dalla Pace e solidarietà, sarà dono dello Spirito Santo».
L’annuncio del Concilio Vaticano II ha indubbiamente creato le premesse per un’atmosfera nuova di comprensione e di riconciliazione, di fratellanza e di solidarietà, di pace e di dialogo, tanto in seno alla Chiesa Cattolica Romana quanto in seno all’umanità cristiana, grazie alla quale l’irrigidimento di secoli nella cristianità e le molte posizioni rigide presenti nella società si sono a poco a poco scongelate.
Il Patriarca Atenagoras non perse occasione per manifestare la propria simpatia già a Papa Giovanni XXIII, definito come «uomo mandato da Dio», e fortissimo era il suo desiderio di effettuare un riavvicinamento tra le due Chiese, espresso con queste parole: «Noi siamo fatti l’uno per l’altro».
Indimenticabili sono queste sue parole: “Pietro e Andrea erano fratelli: uno esercitava la sua attività a Roma, l’altro in Grecia. Così dobbiamo agire noi Cattolici e Ortodossi. Siamo fatti gli uni per gli altri e dovremmo collaborare come fratelli. La porta è aperta, dice l’Apocalisse, e nessuno può più chiuderla. La porta è aperta: non ci resta che entrare” (Intervista concessa al Patriarca a un collaboratore cattolico di agenzia austriaca Kathpress, Città Nuova 1962, n.8, pp. 10-12).
Tanti sono stati i segni del tempo. Le dichiarazioni del Patriarca Atenagoras, il Movimento dei Focolari con la sua luce: Chiara, i due delegati del Papa, che si recano alla sede Patriarcale, al Fanar, a far visita ad Atenagoras, per informarlo sui lavori di preparazione riguardanti il Concilio, e per esprimergli, in tale occasione, come a Roma fossero apprezzate le sue parole nei confronti del Papa, come anche il suo pensiero e la sua preghiera per l’unità; ebbene, tutti questi avvenimenti non potevano non essere valutati con gioia e speranza da parte di tutti i cristiani e non aprire i cuori verso quella precisa volontà di Dio, verso la realizzazione del supremo testamento di Gesù Cristo: “Che tutti siano una cosa sola”.
Vorrei sottolineare come Chiara non solo ha preparato la strada della comunicazione, la strada della riconciliazione, tra Paolo VI e Athenagoras, ma anche ha unito le due santità del mondo Cristiano. Paolo VI aveva una profondissima stima di Chiara, la quale, a sua volta, aveva una vicinanza personale al Papa della massima importanza per la riconciliazione e il progresso fra Roma e Costantinopoli.
I sentimenti del Patriarca Atenagoras traspaiono eloquenti in un messaggio inviato al Papa per la “Giornata della pace”: «Inseparabilmente uniti dalla comunione nell’amore di Cristo con Vostra assai amata e venerata Santità» e la stessa Chiara riporta una confidenza del Patriarca: «È una cosa incredibile come io sento unito con il Papa. È un mistero per me stesso». Era proprio grande la stima del Patriarca per Paolo VI (Avvenire 13.01.1972).
Non sono, quindi, inspiegabili quei due passi, impensabili qualche anno prima, che vengono compiuti: lo storico incontro fra il papa Paolo VI e il Patriarca Atenagoras, avvenuto a Gerusalemme il 5 gennaio del 1964, e l’abrogazione delle reciproche scomuniche, avvenuta il 7 dicembre del 1965, il giorno prima della chiusura del Vaticano II.
Proprio in quegli anni, però, viene approvato il Movimento dei Focolari e la stessa fondatrice, Chiara Lubich, viene riconosciuta e messa al suo posto, come Presidente e come leader religiosa a cui Dio ha affidato il carisma dell’unità; per cui ciò che prima avveniva per interposta persona, ora può avvenire direttamente.
È del 13 giugno 1967 il primo incontro fra Chiara e Atenagoras, la massima personalità del mondo ortodosso orientale, il quale esclama: «Aspettavo questo incontro con grande desiderio», dando così a quel momento un significato storico particolarmente importante.
Quelle dei rapporti fra la Lubich e il Patriarca, fra i Focolari e il Patriarcato ecumenico sono pagine di storia ancora da scrivere perché non ancora indagate in tutta la loro ampiezza, in tutti i vari aspetti, in tutta la loro profondità.
Ne dà un po’ l’idea il fatto che il primo argomento di conversazione in questo storico incontro fu la Spiritualità del Movimento dei Focolari, della quale il Patriarca era già venuto a conoscenza.
Chi può dimenticare l’accoglienza cordiale, paterna di Atenagoras nei confronti di Chiara e dei suoi collaboratori? Fu un incontro pieno di realtà simboliche. L’amore del Patriarca, la sua paternità e la sua umiltà furono commoventi. Uomo di Dio, uomo di unità - carismi che gli ha riconosciuto anche Chiara - per dimostrare la sua sintonia con la realtà di cui la Lubich era portatrice compì due gesti sorprendenti. Dopo aver fatto accomodare tutti attorno alla sua scrivania, prima abbracciò i due sacerdoti cattolici, volendo con ciò dimostrare quell’unità che ancora non esisteva pienamente ma che «Egli ardentemente agognava», e, poi, con sincerità e animato da amore divino, con nel cuore la parola evangelica: “dove ci sono due o tre”, prese fra le sue le mani di Chiara e manifestò paternamente la sua immensa gioia e la sua commozione: «Prego per la vostra opera. L'ammiro. Conosco il grande messaggio del Movimento».
Il Patriarca approvava con amore tutto ciò che di prezioso Chiara esponeva con maestria e serenità; moltissime volte intervenne con commenti che sottolineavano i valori spirituali che univano Ortodossi e Cattolici e grande impressione gli fece il detto di Chiara di come si fossero «accorti che lo spirito, la spiritualità del Movimento era adatto anche per gli altri Cristiani». Atenagoras a questo punto esclamò: «Abbiamo sete della spiritualità», volendo così esprimere una profonda verità e il desiderio di riconciliazione, di ritorno alle origini.
Il Patriarca fu anche impressionato da come la spiritualità del Movimento fosse centrata sul Vangelo e sull’amore scambievole e nel sentire come la testimonianza della carità unisse i popoli, e che era fatta per tutti, per ogni uomo, aspetti che potevano offrire molto ad ogni Chiesa, così che non poté trattenersi dal dire: «Come dappertutto, come dappertutto», esprimendo così il desiderio che i suoi fedeli potessero presto prendere contatto con il Movimento.
Il Patriarca, con lacrime nell’anima e nel cuore, di tanto in tanto commentava: «È una gran cosa conoscersi. Abbiamo vissuto isolati, senza avere fratelli, senza avere sorelle per tanti secoli, come orfani. Perché? Il fratello è la porta. Ecco il segreto!». Parole luminose suggerite da Dio.
Infine, dopo aver rivolto a Chiara e ai presenti un ultimo saluto, carico di sentimenti di amore, unità e speranza, dopo la cordialità, la paternità e la gioia dimostrate durante tutto l’incontro, il Patriarca li accompagnò con lo sguardo, finché non scomparvero oltre il recinto del Patriarcato.
Questo incontro è stato, senza dubbio, storico, della massima importanza, anche se fino ad oggi non ancora così apprezzato. Secondo la mia umile opinione si tratta di un inizio miracoloso che Dio ha voluto. Queste due degne e beate Personalità, che Dio ha illuminato per distruggere le divisioni e le inimicizie religiose, con il loro incontro hanno riportato l’amicizia e hanno inaugurato il “Dialogo della Carità”. Rimarrà scolpita nei cuori per sempre la raccomandazione di Atenagoras rivolta a Chiara: «Fate sapere a tutti di questo incontro: ditelo a tutti per radio, con la radio del vostro cuore».
Credo che Chiara con la sua spiritualità e la sua meravigliosa personalità abbia confortato, sostenuto, illuminato e collegato questi due geni della fede: il Papa Paolo VI e il Patriarca Atenagoras.
Intanto, il Patriarca procede, cammina, apre nuove strade, costruisce nuovi ponti e mette in evidenza alcune nuove realtà nella spiritualità, nella vita dell’uomo sofferente e ferito dalle divisioni e dall’indifferenza. Soleva dire:«Abbiamo lo stesso Battesimo: la porta della Chiesa. Per il Battesimo siamo entrati tutti dalla stessa porta. Mi dica, perché non ritorniamo allo stesso calice?» (Enciclica di Pasqua dell’Anno 1967). Con tutto il cuore desiderava che l’Ideale di Chiara si diffondesse anche tra i suoi cristiani e, attraverso la carità, si potesse arrivare all’unità completa, nella verità: Gesù Cristo che è amore, è anche verità.
L’incontro storico tra Atenagoras e Chiara viene conosciuto da tutti e provoca sentimenti contrastanti e domande che poi conducono ad avvenimenti nuovi che, da una parte promuovono una vita nuova, verso la futura felice comunione mistica con Dio e con i fratelli, ma dall’altra rendono più acuto il dolore per la divisione e più forte l’ansia e l’attesa dell’unità, che vengono attenuati dalla ferma speranza e dall’insistente e fraterna preghiera al Padre.
È l’inizio di una stabile conciliazione cristiana, perché a dominare è la fratellanza e non il fanatismo e il termine ”fratelli separati”. Il Patriarca Atenagoras, che si dichiarava ”Focolarino”, spiritualmente, avvertiva che il carisma di Chiara andava d’accordo con la sua tradizione e diceva: «Chi ci separerà, se abbiamo Gesù tra noi?»; e invitava a vivere con Gesù in mezzo secondo la sua promessa: «Dove due o tre sono uniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro»(Mt.18,20).
Di questo sono testimone io stesso. Una volta mi recai a trovare il Patriarca a Semmering, in Austria, perché era ammalato. C’erano diverse importanti personalità in attesa di un saluto e di una benedizione. Quando però Atenagoras seppe che c’ero anch’io, un semplice Archimandrita, mi fece chiamare e mi trattenne per un lungo colloquio, una cosa inusuale. Per un minuto parlò di me, per tre minuti di Paolo VI e per 41 minuti del ruolo e dell’importanza del Movimento dei Focolari e di Chiara, che – mi diceva - «è una grandiosa personalità, che tanto contribuirà ai nuovi tempi.
Il Patriarca approvò e accolse con amore e serietà il carisma di Chiara, che creava una spiritualità mistica, che è la spiritualità della Chiesa, che ci fa vivere la Chiesa. Insieme ad Atenagoras possiamo dire che Chiara ha offerto moltissimo all’Ecumenismo attraverso il suo carisma: non più discutere su strutture, dottrina, organizzazioni, associazioni per “diventare eventualmente uno”, ma, al contrario, vivere secondo la nuova spiritualità dell’unità, così come traspare dalle testimonianze personali, con la certezza che “Chi fa la verità, viene alla luce” (Gv 3,21).
È la via della carità che, con i suoi gesti, promuove la reciprocità fra le persone, che poi si sentono membri dello stesso corpo.
È la via della preghiera: con Gesù fra noi, le nostre suppliche sono sicuramente ascoltate da Dio.
Sono le vie che portano al dialogo Teologico, perché se Gesù è in mezzo a coloro che parlano, Lui illumina tutto e dà la sua luce per aprire porte di riconciliazione, di fratellanza, di amore e di unità.
Chiara, attraverso la sua comunione con Atenagoras, viene conosciuta anche nel mondo Ortodosso Orientale. Diverse e molto significative, emblematiche e preziose sono le varie espressioni di Atenagoras nei confronti di Chiara e del Movimento.
Ecco quanto scrive a Chiara: «Cristiani d’Oriente e d’Occidente, noi siamo chiamati, adesso, a coltivare proprio noi, gli uni con gli altri, fra i nostri amici, tra i conoscenti e sconosciuti, questa dolce coscienza di appartenere alla stessa Chiesa, e questo al più presto possibile (16 febbraio 1968).
Infine, sono indimenticabili le sue parole per la spiritualità e per la stessa Chiara «che è a capo di questo Movimento, al quale mi sento di appartenere come membro».
Man mano che i Focolari si diffondono nelle terre Ortodosse Orientali, succede che chi li conosce, li ammira e si accorge che non si tratta, in primo luogo, di un Movimento teologico, ma di una vita, della vita dell’amore e dell’unità. Ma, mi domando, quando parliamo della carità, della Croce, «tutto questo non è teologia? non è lo spirito ascetico del monachesimo Ortodosso?». È «lo spirito dell’amore evangelico del prossimo la regola delle relazioni reciproche in una prospettiva dinamica».
San Giovanni Crisostomo, arcivescovo di Costantinopoli, il santissimo Padre della Chiesa Indivisa, ammonisce: «Né di leggi, né di tribunali, né di pene, né di castighi, né di altre simili cose ci sarebbe bisogno; se tutti amassimo e fossimo ricambiati, nessuna ingiustizia sarebbe commessa, e né schiavi, né liberi ci sarebbero, né piccoli, né grandi».
E sant’Atanasio, Patriarca di Alessandria, scrive: «Grande cimelio, il maggiore di tutti i beni, è proprio la carità, che è costituita dall’amarsi reciprocamente». Nella tradizione Ortodossa Orientale la carità è fondata su questi caratteri essenziali: è spontanea, pratica, disinteressata, sincera e universale.
Dopo un po’, cominciano ad arrivare agli incontri dei Focolari anche i vescovi inviati dal Patriarca. Si costituiscono ponti di unità fra Ortodossi e Cattolici e insieme si vive la parola di Dio, la parola di vita.
Negli Ortodossi e nei Cattolici che partecipano agli incontri nasce la convinzione che l’Ecumenismo deve diventare una realtà vissuta; deve diventare coscienza dei fedeli in ogni parrocchia, in ogni famiglia; deve diventare vita di ogni persona. L’obiettivo è diventare apostoli e testimoni dell’unità, contribuire alla realizzazione del supremo testamento di Gesù ”che tutti siamo una cosa sola”, che è il messaggio che Atenagoras e Chiara vivono per primi e che trasmettono a ogni persona.
I veri passi e il progresso degli incontri e delle conversazioni diventano noti anche al popolo di Dio. I fedeli devono vivere il Vangelo e mettere in atto il comandamento dell’amore reciproco, per il quale, come ha detto Gesù, i Cristiani sono riconosciuti come suoi.
L’essere amati immensamente da Dio e il vivere da veri fratelli fa parte integrante di ciò che è “l’unità della sua unica Chiesa“. Il grandioso successo, a cui applaude il mondo Orientale riguardo al Movimento e a Chiara, è costituito dalla diffusione dell’ideale dell’unità nel cuore del popolo, nel cuore di ogni uomo, senza distinzioni, e senza discriminazioni di alcun genere.
Vorrei ricordare, a questo punto, l’impegno fattivo del Centro Uno e il lavoro prezioso dell’instancabile e valida Gabri Fallacara, che con la sua intelligenza e la sua fraternità ha saputo creare nei convegni un clima di intensa comunione.
Ad uno di questi convegni, per la prima volta nella storia delle relazioni delle due chiese (Cattolica Romana e Ortodossa Orientale), partecipa un Vescovo, Rappresentante del Patriarca Ecumenico Atenagoras: era la mia umile persona, con il titolo di Vescovo Ausiliare di Kratias. Per la Chiesa Cattolica a quell’incontro c’era il Presidente del Segretariato per l’unità dei Cristiani, il Cardinale Willebrands. «Gennadios, Vescovo di Kratias, lo abbiamo designato a rappresentarci», così scrisseil Patriarca Atenagoras a Chiara.
In questi incontri fra ortodossi e cattolici, il vincolo dell’amore vicendevole mitigava il dolore di non poter condividere l’Eucarestia, anzi rendeva amabile questa croce, come contributo dell’intero popolo cristiano all’Unico Calice.
Successivamente, anche il principe fra i Metropoliti, Melitone di Calcedonia, sapiente Personalità e primo Gerarca del Patriarcato Ecumenico, illuminato da Dio, Delegato e Rappresentante del Patriarca Ecumenico Atenagoras, il primo vero Ambasciatore del Patriarcato Ecumenico, è arrivato al Centro Mariapoli di Rocca di Papa, accolto da Chiara Lubich. In quell’occasione era presente anche il Patriarca Bartolomeo, che allora era il Metropolita di Filadelfia. Il centro Mariapoli è stato visitato anche dal Metropolita di Mira Chrysostomos Kostantinidis, professore della facoltà di Teologia di Chalki, dal Metropolita Emilianos Timiadis, rappresentante del Patriarcato Ecumenico nel Consiglio Mondiale delle Chiese.
Atenagoras ha seminato e ha desiderato tanto il progresso nell’Ecumenismo.
In questa sede posso affermare che gli Ortodossi ammirano - e il primo sono io - il Movimento dei Focolari che va sempre avanti. Ne apprezzano soprattutto la spiritualità, ma anche le piccole comunità di celibi e sposati, maschili e femminili. Regna fra loro l’unità, l’amore, la fratellanza, la comunione dei beni, la solidarietà e la pace.
Dal primo momento che Atenagoras ha conosciuto Chiara e il Movimento, egli si è reso vicino con la sua continua preghiera. Insieme hanno unito grandi personalità e con la loro vita di comprensione e di unità hanno insegnato la pazienza, la semplicità, la disponibilità, il sacrificio; hanno reso testimonianza ai segni divini e umani di Gesù, i quali conducono alla realizzazione del Testamento Divino.
Atenagoras, pastore e mistico, vivendo la verità Evangelica: “che tutti siano una cosa sola”, sognava di giungere all’“Unico Calice”: «Sarebbe per me un giorno di Paradiso”, affermava con commozione. Nel suo cuore il fuoco dell’unità riscaldava tutto il suo essere. Chiara è stata la prima che ha ascoltato e accolto questo suo profondo desiderio mistico, come anche quello più concreto, espresso quel giorno del 1967: “Voglio andare di nuovo a Roma e incontrarmi con il Papa e concludere con questo avvenimento”. Ed è stato proprio così: il 26 ottobre del 1967.
Chi ha conosciuto bene queste beate Personalità, Atenagoras e Chiara, e la loro opera, certamente ricorda le meravigliose parole di Chiara, dette nel giorno della partenza di Atenagoras per il Cielo: “[…] la mia prima reazione è stata di grande felicità […] questo è stato il primo pensiero: un pensiero, mio personale, che forse altri non condividono […] egli ha tentato il tentabile con una pazienza infinita e una fede illimitata, e che nel suo cuore egli aveva già realizzato l’unità fra Chiesa Ortodossa e Chiesa Cattolica».
Atenagoras, il gigante dell’amore e della pace, è vivo, e continua ad insegnare con il suo generoso lavoro, con i suoi gesti e con le sue immortali parole, che sono di speranza e di luce, per sempre.
Ha mostrato un nuovo cammino per la Chiesa Ortodossa Orientale, quello dell’unità, per la cui continuazione ha scelto Chiara con il suo Movimento, di cui ha pregustato molti frutti: gli incontri con il Papa Paolo VI, “l’abolizione degli Anatemi”, il “Dialogo Teologico” e, prima di questo, il “Dialogo della Carità” che è opera di Atenagoras – Chiara – Paolo VI. Questo nuovo cammino va avanti. Camminare insieme, significa: “andare avanti uniti”. Il cammino Ecumenico non può che andare avanti e la sua meta è il Regno dei Cieli.
Che la volontà di Atenagoras fosse emanazione della volontà di Dio, lo ha dichiarato con fierezza Chiara: «[…] il contatto con il Patriarca attraverso gli incontri avuti, ha fatto aumentare dentro di me l’amore per la Madonna». Come possiamo spiegare questo incastro di amore e di unità tra queste grandiose Personalità della Cristianità che aspiravano ardentemente a un mondo unito, a una umanità unita in una convivenza libera, pacifica e fraterna?
Atenagoras - Chiara – Paolo VI è la Triade dei Protagonisti della riconciliazione tra Roma e Costantinopoli. Forse non tutti sanno che il grande Patriarca di gloriosa e venerata memoria aveva dato a Chiara, per il suo zelo apostolico, un nome nuovo: quello di Tecla, della Santa Protomartire e Isapostola, della discepola dell’Apostolo delle Genti, Paolo.
Il Patriarca Atenagoras ricordava quel suo primo incontro con Chiara come un’estasi, mentre il Patriarca Ecumenico Bartolomeo ne parla così: «Non è stato un evento casuale, ma opera della Grazia di Dio che ha sigillato tra il nostro Patriarcato Ecumenico e il Movimento dei Focolari una comunione di amore cristiano, di autentica amicizia e di collaborazione fraterna che continuano fino ai nostri giorni». Per il Patriarca Atenagoras non c’erano più due chiese, quella “cattolica” e quella “ortodossa”, ma la “Chiesa d’Occidente” e la “Chiesa d’Oriente”, e affermava: «Le chiese escono dai loro limiti e camminano verso il Ponte della riconciliazione, verso questo incontro nuovo, che è l’incontro naturale della Chiesa indivisa del I millennio» (cfr. Avvenire 13 gennaio 1972).
Le Chiese ormai sono uscite dai loro limiti e camminano verso questa meta; hanno pian piano costruito ponti per arrivare alla realizzazione di quella volontà di Dio che sarà il nuovo naturale incontro della Chiesa, quel giorno Pasquale che Dio ha fatto per l’uomo: «Questo è il giorno che ha creato il Signore…il giorno Pasquale, il giorno della Risurrezione, il giorno della Santità, il giorno dell’unità».
L’amore fra Atenagoras – Chiara – Paolo VI è una realtà così potente che nessuno può più cancellare, perché si tratta della presenza di Gesù in mezzo a loro; è un’esperienza, un messaggio patristico che hanno vissuto e trasmesso al popolo cristiano e al mondo intero.
Indimenticabili e scolpite nel tempo restano le parole di Atenagoras a Chiara: «Il Papa è il nostro leader […]; vedo alle volte il Papa “in agonia”, perché Egli conosce tutto ciò che c’è di negativo nel mondo. E per questo che mi sono messo al suo servizio al cento per cento. Lo seguo, lo capisco, lo amo, lo rispetto, lo ammiro. Lui sa bene quello che deve fare, sa quello che vuole ed è forte».
Ecco, amatissimi e saggi fratelli in Cristo, questi sono alcuni pensieri di Atenagoras che ho voluto riportare; sono le parole di un Patriarca che ammirava non soltanto la figura di Paolo VI, ma anche questa gloriosa cittadella di Loppiano, caratterizzata da una mistagogia speciale, come anche dalla sapienza divina, una città che desiderava visitare: «Se Dio mi dà l’occasione di visitare ancora Roma e di rivedere il mio fratello amatissimo, profondamente rispettato, questo grande Papa di Roma, Paolo VI, io verrò anche da voi, in Mariapoli, per vedervi da vicino e di persona… Allora arrivederci” (Citta Nuova, N. 28 1968, p. 11).
In un suo messaggio, indirizzato in particolare al Movimento dei Focolari, si legge: “I tre incontri con Sua Santità il Papa di Roma Paolo VI a Gerusalemme il 5 gennaio 1964, qui a Istanbul il 25 giugno 1967 e a Roma il 26 ottobre 1967, che costituiscono il segno sorprendente e glorioso del trionfo dell’amore di Cristo, e della grandezza di Sua Santità il Papa di Roma, ci hanno definitivamente messo, con fermezza di fede e di speranza, nella via benedetta per la realizzazione della volontà di Gesù, che è l’incontro di nuovo nello stesso Calice del Suo Sangue e del Suo Corpo».
In verità usa termini e parole Angeliche: «Andiamo, figli e figlie amatissime dell’unica Chiesa di Cristo»; e altrettanto Angeliche sono le parole di Chiara per Atenagoras: «Il Patriarca appariva come un Arcangelo che lotta e lotterà fino alla fine per il suo ideale: un uomo di Dio, provato nella carità eroica e nella pazienza eroica» (1969).
La profondità della sua anima e la ricchezza del suo pensiero commuove chi lo avvicina e lui con una voce paterna esclama con gioia a tutti: «L’unità è un dono che edifica tutti, orientandoli verso il mistero dell’amore che è l’Alfa e l’Omega della Parola di Dio. L’unità è volontà di Dio; è necessità impellente ricomporre l’unità.
Sì, l’unità è volontà di Dio; è necessità impellente ricomporre l’unità.
Il Patriarca Bartolomeo invita i Focolarini a «continuare a essere costruttori di unità tra Cristiani, di fraternità tra tutti gli uomini», seguendo la «luminosa testimonianza di Chiara». E aggiunge: «Il ruolo di Chiara e del suo Movimento nel ristabilimento della comunione tra le Chiese dell’Antica Roma e della Nuova Roma è stato colto da quel nostro indimenticabile predecessore, che accogliendola con gioia, la chiamava Tecla», perché scorgeva in lei «lo zelo dell’antica Isapostola».
Meravigliose sono anche le parole di Papa Francesco, indirizzate all’Istituto Universitario Sophia: “Seguendo il carisma proprio del Movimento dei Focolari, e aperto all’azione dello Spirito […] continui a essere un luogo d’incontro e di dialogo tra culture e religioni diverse».
Atenagoras e Chiara, queste due Straordinarie Personalità del mondo Cristiano hanno spinto la mia umile Persona, come Metropolita d’Italia e Malta, del Patriarcato Ecumenico, a proporre al Prof. Mons. Piero Coda, Preside dell’Istituto Universitario “Sofia”, l’istituzione di una Cattedra Ecumenica che ha avuto una grande e cordiale approvazione, con la benedizione del Patriarca Bartolomeo e la convinta adesione dei responsabili del Movimento dei Focolari.
Sua Santità il Patriarca Ecumenico Bartolomeo non ha fatto mancare la sua gioia e la sua parola: «Auguriamo a tutti, professori e studenti, chierici e laici, di avere sempre sophia, di avere sapienza, la sapienza di Dio e non del mondo. Però, per conseguire la Sapienza Divina, occorre prima chiederla pregando fortemente Dio, come fece Salomone, e Dio, dal momento che egli chiedeva una cosa buona e giusta, gliela concesse».
Anche oggi il Movimento dei Focolari porta avanti la sua missione con la Presidenza di Maria Voce, che porta il nome spirituale e glorioso di Emmaus, nome che può ben riassumere la spiritualità del Movimento. Nessuna istituzione esiste oggi nel mondo come il Movimento dei Focolari, che con tanto entusiasmo e zelo, con tanta serietà e responsabilità lavora, prega e vive per l’amore e l’unità dei Cristiani, per la convivenza dei popoli. È un Movimento Evangelico, carismatico, mistico, che ha Gesù come inizio, base e meta.
Dio vuole e lavora per la realizzazione del Suo sublime Testamento, detto poco prima della Sua Passione, Testamento unico e preziosissimo per il Suo contenuto di “Amore e unità”. È il principale messaggio del Vangelo, della Parola di Dio: è Gesù Cristo stesso con la sua Chiesa che dà la salvezza e l’eternità.
Dallo stesso desiderio di Cristo è nata la mia umile proposta, riguardo all’istituzione di una Cattedra Ecumenica, dedicata, come segno immortale della nostra profondissima gratitudine e del nostro infinito amore ai due straordinari protagonisti, Atenagoras e Chiara, del “Dialogo della Carità”, per la riconciliazione e la fratellanza tra le nostre Chiese.
Offriamo per mezzo del nostro cuore un “Grande Grazie”, come dei bellissimi fiori ad Atenagoras e Chiara, mandati da Dio, che hanno dato la loro gioventù e la loro stessa vita per la realizzazione della volontà di Dio: “Che tutti siano una cosa sola”, che si realizzerà come dono dello Spirito Santo.
[1] Giov. 12,22.
[2] Gennadios Zervos, Il contributo del Patriarcato Ecumenico per l’unità dei Cristiani, Città nuova, Roma 1974, p. 147.
[3] Fil. 1,24.
[4] Gennadios Zervos, ibidem, p. 149.
[5] Salm. 111,24.
[6] Gennadios Zervos, ibidem, p. 149.
[7] Mt 18,20.