Un Concilio ancora “Pan-Ortodosso”, perché nonostante le defezioni,
la decisione del Concilio e i documenti del Concilio vengono da un
consenso che è certamente di tutte le Chiese dell’ortodossia.
Padre John
Chryssavgis, portavoce del Patriarca Bartolomeo, spiega in una lunga
intervista ad ACI Stampa lo sconcerto per le decisioni delle Chiese di Bulgaria, Georgia, Antiochia e Russia di
non partecipare al Grande e Santo Concilio. Ma confida che l’incontro –
che si tiene dal 16 al 27 giugno a Creta, come deciso già a gennaio – è
solo un passo nel difficile cammino dell’unità.
Come la decisione dei Patriarcati di Bulgaria, Georgia,
Antiochia e Russia di no partecipare al Concilio Pan-Ortodosso colpisce
l’assemblea?
Rispetto la decisione di queste Chiese di non partecipare. Allo
stesso tempo, tuttavia, so che molte delle Chiese che stanno
partecipando hanno espresso il loro dolore riguardo queste Chiese che
hanno cambiato idea. Non era auspicabile che queste chiese
decidessero di non partecipare al Concilio, specialmente perché le loro
preoccupazioni erano già state affrontate nel processo pre-conciliare e
possono sicuramente essere affrontate di nuovo – in maniera definitiva –
nel corso del Concilio, secondo le Regole del Concilio stesso che tutte
le Chiese autocefale hanno adottato (ad eccezione di Antiochia, a causa
della sua disputa territoriale con Gerusalemme) durante l’ultima
Sinassi dei Primati lo scorso gennaio.
Il Concilio non è forse la piattaforma più appropriata su cui
affrontare i temi che ci preoccupano? Soprattutto, dobbiamo ricordare
che l’unità non è un punto di partenza: è una aspirazione e un dono,
conferito dallo Spirito Santo su coloro che si uniscono insieme. È lo
Spirito Santo che ci chiama all’unità. E il verbo “chiamare” implica un
impegno da parte nostra di camminare insieme verso l’obiettivo
dell’unità.
La Chiesa ortodossa ha sottolineato che un Concilio può avere
luogo solo con l’unanimità di tutte le Chiese. Come questa unanimità si
è rotta?
L’unanimità, o il consenso, sono stati già espressi da tutte le Chiese Ortodosse a gennaio 2016,
e anche a marzo 2014, quando tutte le Chiese si sono accordate per
convenire in Concilio nella festa di Pentecoste di quest’anno.
L’unanimità o il consenso sono state rotte arbitrariamente,
indipendentemente e ingiustificabilmente dalle Chiese che hanno cambiato
idea nell’ “undicesima ora”.
Credo che non dobbiamo mai perdere di vista l’ultimo obiettivo del
Concilio, che è il lento e difficile processo verso l’unità. E dobbiamo
sempre ricordare che l’unità è un obiettivo, non un punto di partenza.
L’unità è la fine, e non l’inizio.
La sola ragione per cui il Grande e Santo Concilio si sta tenendo,
dopo più di 60 anni di pianificazione, è perché tutti (e sottolineo
tutti) i Primati si sono detti d’accordo a farlo nel 2014 durante la
loro Sinassi a Costantinopoli e lo hanno riaffermato (con tanto di
firme!) a gennaio 2016, durante l’ultima sinassi che si è tenuta a
Chambesy. Per questo, sottolineare che il Patriarca Ecumenico sta
convocando il Grande e Santo Sinodo senza il consenso di tutte le Chiese
è semplicemente non vero e mistificatorio.
I documenti che vengono messi in discussione sono stati
firmati da tutti i partecipanti nella Sinassi di Chambesy di gennaio.
Allora, cosa è cambiato nel frattempo?
Questo è proprio quello che ha sorpreso tutti, specialmente tutte le
Chiese Ortodosse che hanno mantenuto la loro parola e parteciperanno al
Grande e Santo Concilio. Perché assolutamente niente è cambiato, come
assolutamente niente è traspirato dalla Sinassi dei Primati che si è
tenuta a Chambesy il 28 gennaio 2016 a questo mese quando le Chiese
hanno cambiato idea. Se le persone sapessero quante firme tutte le
Chiese, senza eccezione alcuna, hanno apposto, documento dopo documento,
traduzione dopo traduzione – letteralmente centinaia di firme di
ciascuna Chiesa riguardo i documenti e le decisioni prese sul Grande e
Santo Concilio – sarebbero davvero scandalizzati, credo.
Per questo, le persone sono rimaste sorprese e scioccate che le
Chiese di Bulgaria, Georgia, Antiochia e Russia hanno ritirato la loro
partecipazione all’ultimo minuto, dopo quattro mesi, a meno di due
settimane dall’apertura del Concilio. La Chiesa di Russia ha cambiato
idea solo 48 ore prima l’atteso arrivo della sua delegazione a Creta con
il Patriarca Kirill.
Si può dire che il Grande e Santo Concilio non è più un Concilio “pan-ortodosso”?
Può anche essere che non tutte le Chiese partecipino al Grande e
Santo Concilio, ma trovo molto difficile non chiamarlo “Pan-Ortodosso”.
Il motivo è che, in questo caso particolare, come ho spiegato, c’è stata
una decisione pan-ortodossa e un consenso di radunare e partecipare al
Concilio. Sfortunatamente, per vari ragioni, alcune Chiese hanno deciso
all’ultimo minuto che non possono partecipare. Tuttavia, questo non
cambia la validità Pan-Ortodossa del Concilio o l’autorità Pan-Ortodossa
delle sue decisioni. Soprattutto, ci riferisce al Concilio soprattutto
come “Grande Concilio” perché è senza dubbio maggiore espressione di
autorità di qualunque sinodo locale.
È il sogno di un Concilio realmente pan-ortodosso troppo lontano per una Ortodossia così divisa?
È stato un sogno per più di 100 anni, ed è stato pianificato per
oltre 60 anni. Ma il sogno sta per diventare realtà negli utltimi giorni
a Creta. Rappresentanti delle Chiese Ortodosse sono arrivate circa una
settimana fa per preparare la bozza del messaggio del Concilio, che i
Primati Ortodossi revisioneranno prima di riferirlo ai vescovi dello
stesso Concilio. La storia non è sempre scritta con suoni rumorosi. Lo
Spirito Santo “respira dove vuole” e spesso lo fa in maniera silenziosa e
gentile. E per questo, per grazia dello Spirito Santo, il Grande e
Santo Concilio sarà la più grande e più rappresentativa riunione delle
Chiese Ortodosse – riunite attraverso una decisione e un consenso
Pan-Ortodossi – che si è tenuta in circa mille anni.
Quali sono le decisioni che può fare questo Concilio?
È la speranza di molti fedeli ortodossi nel mondo che il Concilio
focalizzi la sua attenzione delle Chiese fuori dalle mere preoccupazioni
locali e parrocchiali verso una prospettiva più ampia della vita di
Chiesa. Allo stesso tempo, non c’è dubbio che i temi globali che
colpiscono il mondo saranno anche una parte centrale e critica delle
discussioni al Grande e Santo Concilio. Tutti i Patriarcati più antichi
(Costantinopoli, Alessandria, Antiochia e Gerusalemme), così come
l’antica Chiesa di Cipro, stanno affrontando la tragedia della
persecuzione e del martirio tra i fedeli. Sono le Chiese nel mezzo della
crisi dei rifugiati, e allo stesso tempo le Chiese che hanno più
esperienza e hanno il massimo da dare in termini di coesistenza con i
fratelli e sorelle musulmani, specialmente in Palestina, nel Medio
Oriente e in Nord Africa. La situazione in Ucraina è più dolorosa perché
la battaglia è deteriorata in una guerra civile tra Cristiani Ortodossi
– spesso dietro la maschera dell’Ortodossia; e per questo vorremmo
vedere maggior compassione pastorale e meno posizionamenti politici da
parte della Chiese.
Altri temi cruciali in discussione sono la missione della Chiesa
Ortodossa nel mondo contemporaneo, le relazioni dei Cristiani Ortodossi
con altre Chiese Cristiane e la questione della diaspora, vale a dire di
come organizzare le Chiese Ortodosse in un modo migliore e più
unificato quando queste sono in posti fuori dalla loro terra natale. Ci
sarà anche una discussione su questioni sociali come la famiglia e il
matrimonio, nonché sulla questione ambientale e sulle sfide bioetiche.
Le decisioni prese al Concilio saranno vincolanti o no? Come lavora il Concilio?
La pretesa che una decisione del Concilio non è valida perché l’una o
l’altra Chiesa non vi partecipino manca di ogni base ecclesiologica,
teologica e persino logico. È semplicemente un modo di creare una
cortina di fumo.
Ci sono stati numeri concili negli ultimi secoli, cui hanno
partecipato a volte pochissime Chiese, e tuttavia nessuno ne ha mai
messo in discussione la validità. Per esempio, la Chiesa di Russia non
ha partecipato al famoso Concilio del 1872, che ha condannato
l’etnofiletismo (l’asservimento di una Chiesa ad una etnia particolare,
ndr), ma spero che le decisioni del quel Concilio sono considerate
vincolanti per Mosca oggi, così come lo sono per tutte le Chiese che
hanno partecipato e per tutte le altre Chiese.
Questo ritiro di partecipazione da parte di alcune Chiese provocano un danno in termini di dialogo ecumenico? E perché?
Non credo. Lo scopo del Grande e Santo Concilio è di portare tutte le
Chiese ortodosse insieme – per la prima volta nella storia a questo
livello globale e rappresentativo – in modo da presentare un profilo più
unificato e fornire una testimonianza più credibile nel mondo. Il
problema è che le 14 Chiese Ortodosse si sono sviluppate in maniere
differenti l’una dall’altra. Per esempio, il Patriarca Ecumenico ha
creato relazioni positive e costruttive con altre Chiese Cristiane e
organizzazioni ecumeniche per molti anni, mentre altre Chiese (come la
Chiesa di Bulgaria e la Chiesa di Giorgia) hanno esitato e si sono
tenute distanti da queste relazioni, e perciò sono diventate comunità
più isolate nel mondo cristiano, non sentendosi a proprio agio
nell’aprire un dialogo con altre Chiese e religioni.
Per questo, il Grande e Santo Concilio è un’opportunità per queste
diverse Chiese Ortodosse – unite sacramentalmente e dottrinalmente, ma
divise in così tanti altri modi – di stabilire alcune utili linee guida
riguardo l’importanza di abbracciare il mondo, invece di ritirarsi in un
ghetto.
Questa situazione può portare ad una Ortodossia meno unita?
Di nuovo, è difficile concepire che una riunione “insieme nello
stesso posto” – per il bene dell’unità – possa portare a meno unità.
Prima di tutto, se la convinzione e la sincerità delle Chiese Ortodosse è
di muoversi insieme verso l’unità – che è il significato della parola
greca “sinodo”, ovvero ‘essere sulla stessa strada – il primo passo è
immensamente importante e critico per l’intero processo dell’unità .
Devi volere l’unità in maniera sincera e osare un primo passo verso
l’unità. Che è precisamente ciò che è il Concilio: è il rischio nel fede
di un primo passo verso l’incontro e il dialogo insieme dopo tanti
anni, decenni e anche secoli. Se poniamo la nostra fiducia in Dio –
perché certamente sappiamo di non poterlo fare nei mortali – allora chi
può separarci? Come diceva San Paolo nella Lettera ai Romani, non
possono le nostre paura dell’oggi e le nostre preoccupazioni di domani.