La conciliarità diventi modello organizzato e decisionale per le chiese
ortodosse. È questo uno dei messaggi chiave dell’assise conclusasi nei
giorni scorsi nell’isola greca
Conciliarità e unità: sono queste le due parole chiave dello storico «Concilio panortodosso» svoltosi a Creata nei giorni scorsi, dal 19 al 26 giugno. Un’assise
attesa e preparata per più di 50 anni e poi contrassegnata dal forfait
clamoroso di alcune chiese ortodosse, fra queste spiccava senz’altro
l’assenza del Patriarcato di Mosca. Così su 14 chiese autocefale,
dieci erano presenti all’appuntamento (patriarcato ortodosso,
patriarcato di Alessandria, patriarcato di Gerusalemme, le chiese di
Serbia, Romania, Grecia, Cipro, Albania, Polonia, Slovacchia), quattro
assenti (Mosca, Georgia, Bulgaria e Antiochia). E tuttavia probabilmente
è il caso di dire che questa volta ha avuto ragione chi ha partecipato
all’incontro. Il dibattito è stato molto ricco e importanti i documenti
sottoscritti nel corso dell’assise, quelli conclusivi sono due:
un’enciclica del Concilio e un messaggio generale che riassume e
sintetizza i temi affrontanti nell’enciclica.
Di certo il segno di fondo è stato quello
dell’unità fra le chiese ortodosse, la costruzione di un cammino comune
attraverso le tante sfide della modernità.
I contenuti dei documenti, in senso generale,
sembrano su diverse questioni (ambiente, immigrazione, globalizzazione
dialogo fra tradizioni cristiane e interreligioso, famiglia) in forte
sintonia con il magistero di papa Francesco. In questo senso
l’intesa ormai consolidata fra Bartolomeo, patriarca ecumenico di
Costantinopoli, e il Papa, così come l’incontro fra il Pontefice e
Kirill, capo del patriarcato ortodosso russo, hanno avuto un particolare
significato; non a caso fra i diversi testi prodotti dal Concilio uno
riguarda in modo specifico le relazioni con le altre tradizioni
cristiane. Di rilievo anche l’attenzione alla crisi del Medio Oriente,
al dramma dei cristiani e dei popoli della regione. La complessità e la
varietà delle tematiche toccate dall’assise andrà approfondita col
tempo, in ogni caso possiamo fin da ora fare una rapida rassegna di
alcune delle questioni di fondo affrontate partendo proprio dai testi
conclusivi approvati dai leader di tutte le chiese ortodosse presenti a
Creta. Andiamo con ordine.
In primo luogo viene definito con chiarezza il tema dell’unità: «La
principale priorità del santo e grande Concilio – si legge nel Messaggio
conclusivo - è stata quella di proclamare l’unità delle chiese
ortodosse. Fondata sull’eucaristia e la successione apostolica dei
vescovi, l’unità esistente ha bisogno di essere rafforzata e di portare
nuovi frutti». «La Chiesa ortodossa – si afferma ancora - esprime la sua
unità e la sua cattolicità nel Concilio. La sua conciliarità modella la
sua organizzazione, il modo in cui essa prende le decisioni e determina
il suo destino. Le chiese ortodosse autocefale non sono una federazione di chiese, ma la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica».
Dialogo, etica e ambiente
Il dialogo fra chiese ortodosse e altre tradizioni cristiane resta
fondamentale. Allo stesso tempo si rileva sempre nel messaggio,
«l’esplosione del fondamentalismo osservato nelle differenti tradizioni
religiose, è l’espressione di una religiosità venata di morte. Un
dialogo interreligioso sobrio contribuisce in modo significativo a
favorire la fiducia reciproca, la pace e la riconciliazione». Sul tema
delle relazioni della fede cristiana con la scienza, la Chiesa ortodossa
«evita di collocare la ricerca scientifica sotto la sua tutela e non
prende posizione su tutte le questioni scientifiche», tuttavia
sottolinea come la scienza non possa rispondere ai quesiti esistenziali
di fondo, alla ricerca di senso della vita e del mondo. In questa
prospettiva «la Chiesa ortodossa promuove una bioetica fondata
sull’etica cristiana e l’insegnamento patristico. Nel medesimo tempo nel
rispetto della libertà della ricerca scientifica, la Chiesa ortodossa
insiste sui pericoli che portano con sé certi progressi scientifici e
mette l’accento sulla dignità dell’uomo e sul suo destino divino».
Ampio spazio nei vari documenti è pure dedicato alla questione
ambientale, ai problemi legati alla salvaguardia del creato. Su tali
questioni Bartolomeo da tempo ha manifestato una forte sensibilità, che
si è poi incontrata con quella di Francesco e con la sua enciclica
«verde», Laudato si’. «L’attuale crisi
ecologica – si legge - è evidentemente dovuta a delle ragioni spirituali
e etiche. Le sue radici sono legate alla cupidità, all’avidità,
all’egoismo e conducono a una utilizzazione irrazionale delle risorse
naturali, all’inquinamento dell’atmosfera attraverso delle emissioni
dannose, e al riscaldamento climatico». Per questo si dà valore a scelte
controcorrente, come la rinuncia all’iperconsumismo, una sorta di
astinenza dal consumismo, e si dà spazio a un’etica ascetica, anche
guardando alle prossime generazioni cui la creazione dovrà essere
consegnata. A questo aspetto è strettamente legato quello di un’economia
che si sente onnipotente: «La Chiesa ortodossa – spiegano i diversi
leader cristiani - si oppone all’autonomia dell’economia di fronte ai
bisogni fondamentali degli esseri umani e allo loro trasformazione in
“fine”. Il progresso dell’umanità non è solamente legato alla crescita
del livello di vita o allo sviluppo economico a discapito dei valori
spirituali».
«La Chiesa ortodossa – si afferma ancora - non interferisce con la
politica. La sua parola resta discreta e profetica e promuove un
intervento umano adeguato alle necessità. I diritti dell’uomo sono ora
al centro della politica in risposta alle crisi politiche e sociali allo
scopo di proteggere i cittadini contro gli arbitri dello Stato». In tal
senso si afferma l’importanza di garantire ogni aspetto della libertà
religiosa, dalla coscienza del singolo alla libertà di culto. Fra i temi
sollevati c’è naturalmente quello del Medio Oriente, delle sofferenze
delle popolazioni cristiane e delle altre minoranze come di tutte le
popolazioni della regione, per tutti si chiedono eguali diritti.
Medio Oriente e migrazioni
«Più precisamente, la Chiesa ortodossa – si afferma nel messaggio
conclusivo - esprime la propria preoccupazione per la situazione dei
cristiani e delle minoranze perseguitate del Medio Oriente e altrove.
Essa si appella alla comunità internazionale della regione per la
protezione degli ortodossi e degli altri cristiani, così come per tutte
le popolazioni della regione che hanno un diritto inviolabile a vivere
nel loro Paese d’origine come cittadini che godono di eguali diritti. Il
nostro Concilio esporta tutte le parti a operare senza sosta e a
compiere ogni sforzo necessario per la risoluzione dei conflitti armati
in Medio Oriente, per porre ad essi un termine e permettere il ritorno
nelle loro casa di coloro che ne erano stati cacciati». Quindi si chiede
di fare il massimo per accogliere quanti sono in fuga.
Infine fra le varie sfide poste dal mondo contemporaneo, si cita
quella di una secolarizzazione sempre più invasiva, in quest’ambito si
spiega come sia arbitrario e ingiusto accusare la Chiesa di
conservatorismo di fronte al progresso in quanto le società cristiane
portano con sé non solo il segno indelebile del contributo dato dalla
Chiesa al loro patrimonio culturale, ma anche al loro sviluppo e alla
loro civilizzazione. Uno spazio significativo è pure dedicato alla
famiglia, alla sua essenzialità come principio non solo sociale ma di
fede.
Ancora il tema dell’immigrazione viene messo in luce come problema
caratterizzate il nostro tempo e con il quale anche le società devono
misurarsi: «L’imprevedibile crisi contemporanea dei rifugiati e degli
immigrati – si afferma in proposito nell’Enciclica - per delle ragioni
economiche, politiche e climatiche si aggrava continuamente ed è al
centro dell’interesse mondiale. La Chiesa ortodossa non ha smesso di
considerare coloro che sono stati cacciati, che si trovano nel pericolo o
nel bisogno conformemente alle parole del Signore: “..perché io ho
avuto fame e voi mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete
dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato nella vostra casa; ero
nudo e mi avete dato i vestiti; ero malato e siete venuti a curarmi; ero
in prigione e siete venuti a trovarmi”...In ogni tempo, la filantropia
della Chiesa non si limita a un atto di carità occasionale verso
l’indigente e il sofferente, ma essa cerca di eliminare le cause che
sono all’origine dei problemi sociali».