ENCICLICA
DEL SANTO E GRANDE SINODO DELLA CHIESA ORTODOSSA
(Creta 2016)
Sacra Arcidiocesi Ortodossa d'Italia e Malta
Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.
Un
inno di grazie rendiamo a Dio, adorato nella Trinità, che ci ha degnato
di riunirci durante i giorni di Pentecoste sull’isola di Creta,
santificata dall’Apostolo delle Genti Paolo e dal suo discepolo Tito,
“vero figlio nella fede comune” (Tit. 1,4), e ispirati dallo Spirito
Santo, abbiamo condotto a termine i lavori del Santo e Grande Sinodo
della nostra Chiesa Ortodossa, convocato da Sua Santità il Patriarca
Ecumenico Bartolomeo, con unanime parere dei Beatissimi Primati delle
Santissime Chiese Ortodosse, a gloria del Suo nome benedetto e per il
bene del popolo di Dio e di tutto il mondo, confessando insieme col
divino Paolo: “Ognuno ci consideri ministri di Cristo e annunciatori dei
misteri di Dio” (1 Cor. 4, 1).
Il
Santo e Grande Sinodo della Chiesa Una, Santa, Cattolica e Apostolica,
costituisce autentica testimonianza di fede nel Cristo Dio-Uomo, il
Figlio Unigenito e Logos di Dio, colui che si è manifestato, attraverso
la incarnazione, tutta la sua opera terrena, il sacrificio sulla Croce e
la Sua resurrezione, il Dio Trinitario, come Amore infinito.
Così,
con una sola bocca ed un sol cuore, indirizziamo la parola “di speranza
che è in voi” (1 Pt. 3,15), non solo ai figli della nostra Santissima
Chiesa , ma anche ad ogni uomo “che è lontano e che è vicino” (Ef.
2,17). La “speranza nostra” (1 Tim. 1,1), il Salvatore del mondo, è
stato rilevato come “Dio con noi” (Mt. 1,23) e come Dio “ per noi” (Rom.
8,32), “il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino
alla conoscenza della verità” (1 Tim. 2,4). Proclamando la misericordia e
non nascondendo il benefico, nella consapevolezza delle parole del
Signore “il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non
passeranno” (Mt. 24,35), nella “gioia perfetta” (1 Gv. 1,4), annunciamo
lietamente la parola della fede, della speranza e dell’amore, aspirando
al “giorno senza tramonto, perpetuo, senza fine” (S. Basilio, Sui Sei
giorni B, PG 29,52). Il fatto che “la nostra patria è nei cieli” (Fil.
3,20), non annulla, ma rafforza la nostra testimonianza nel mondo.
Per
questo ci siamo conformati alla tradizione degli Apostoli e dei Padri, i
quali hanno annunciato Cristo e la sua esperienza salvifica della fede
della Chiesa, discutendo “al modo dei pescatori”, abbiamo camminato al
modo degli apostoli verso gli uomini di ogni tempo per comunicare a loro
il Vangelo della libertà “nella quale Cristo ci ha liberato” (Gal.
5,1). La Chiesa non vive per se stessa. Offre alla intera umanità,
attraverso l’elevazione e il rinnovamento del mondo in cieli nuovi e
terra nuova (vedi Ap. 21,21). Pertanto dà la testimonianza evangelica e
distribuisce nell’ecumene i doni di Dio: il Suo amore, la pace, la
giustizia, la riconciliazione, la forza della Resurrezione e la attesa
dell’eternità.
***
I. La Chiesa: Corpo di Cristo, Icona della Santa Trinità
1.La
Chiesa una, santa, cattolica e apostolica è una comunione Divino-Umana
della Santa Trinità, assaggio e vita delle Cose Ultime nella Divina
Eucarestia e rivelazione della gloria delle cose future, come anche una
continua Pentecoste, una voce profetica inestinguibile nel mondo,
presenza e testimonianza “del regno di Dio, che viene con potenza” (Mc.
9,1). La Chiesa come Corpo di Cristo “raccoglie” (Mt. 23, 37) attorno a
Lui, trasforma e impregna il mondo con “acqua che zampilla per la vita
eterna” (Gv.4,14).
2.
La tradizione apostolica e patristica, conforme alle parole istitutive
del Signore e fondatore della Chiesa durante l’Ultima Cena con i suoi
discepoli attraverso il mistero della Divina Eucarestia, ha presentato
la caratterizzazione della Chiesa come “corpo di Cristo” (Mt. 26,26; Mc.
14, 22; Lc. 22,19; 1 Cor. 10, 16-17; 11,23-29) e la ha collegata sempre
al mistero della incarnazione del Figlio e Logos di Dio, per opera
dello Spirito Santo e di Maria Vergine. Con questo spirito, è stato
sempre posto l’accento sulla relazione indissolubile tanto con l’intero
mistero della Divina Economia in Cristo, in rapporto al mistero della
Chiesa, quanto anche con il mistero della Chiesa in rapporto al mistero
della Divina Eucarestia, la quale è vissuta continuamente nella vita
sacramentale della Chiesa, attraverso l’energia dello Spirito Santo.
La Chiesa Ortodossa, fedele alla unanime Tradizione Apostolica ed esperienza sacramentale, costituisce l’autentica continuazione della Chiesa Una, Santa, Cattolica e Apostolica, come
viene confessato dal Simbolo di Fede e come è attestato
dall’insegnamento dei Padri della Chiesa. Così sente maggiore la sua
responsabilità non solo per l’ autentico modo di vivere della sua
esperienza nel corpo ecclesiastico, ma anche per la testimonianza degna
di fede della verità, in tutti gli uomini.
3.
La Chiesa Ortodossa, nella sua unità e cattolicità, è la Chiesa dei
Concili, secondo il Concilio degli Apostoli a Gerusalemme (Atti 15,
5-29), fino ad oggi. La Chiesa è per se stessa Concilio, fondata da
Cristo e guidata dallo Spirito Santo, in accordo col detto apostolico:
“Abbiamo deciso, lo Spirito Santo e noi” (Atti 15,28). Attraverso i
Concili Ecumenici e Locali, la Chiesa ha annunciato ed annuncia il
mistero della Santa Trinità che si è manifestato con l’incarnazione del
Figlio e Logos di Dio. L’attività sinodale continua nella storia
ininterrottamente con i sinodi posteriori, di valore universale, come
per esempio il Grande Concilio sotto il Grande Fozio, Patriarca di
Costantinopoli (879-880) e i Grandi Sinodi, convocati sotto San Gregorio
Palamas (1341, 1351, 1368) attraverso i quali è stata affermata la
stessa verità di fede, in modo particolare riguardo alla processione
dello Spirito Santo e riguardo alla partecipazione dell’uomo alle divine
energie increate. Inoltre anche con i Santi e Grandi Sinodi di
Costantinopoli degli anni 1484 per confutare il concilio unionistico di
Firenze (1438-1439, degli anni 1638, 1642, 1672 e 1691 per confutare le
dottrine protestanti. Come anche dell’anno 1872 per la condanna
dell’etnofiletismo come eresia ecclesiologica.
4.
La santità dell’uomo non viene compresa al di fuori del corpo di
Cristo, “che è la Chiesa” (Ef. 1,23). La santità sgorga dal solo Santo.
E’ partecipazione dell’uomo alla santità di Dio, nella “comunione dei
santi”, come viene proclamato nella esclamazione del sacerdote durante
la Divina Liturgia: “Le Cose Sante ai Santi” e nella risposta dei
fedeli: “Uno il Santo, uno è il Signore, Gesù Cristo, a gloria di Dio
Padre. Amen”. Con questo spirito San Cirillo di Alessandria sottolinea
che Cristo: “Essendo prima santo per natura, come Dio (…) è santificato
in noi nello Spirito Santo (…) Lo stesso (Cristo) è stato costituito per
noi e non per se stesso, in modo che da lui e in lui, che per primo ha
ricevuto la santificazione, la grazia di essere santificato per primo,
può passare a tutta la umanità” (Commentario al Vangelo di Giovanni 11,
PG 74,548).
Di
conseguenza, secondo San Cirillo Cristo è la nostra “persona comune”,
attraverso la ricapitolazione nella sua propria umanità dell’intero
genere umano “poiché tutti eravamo in Cristo e la persona comune
dell’umanità in lui rivive” (Commentario al Vangelo di Giovanni 11, PG
73, 157-161) poiché è anche la sola fonte della santificazione dell’uomo
nello Spirito Santo. Con questo spirito la santità è partecipazione
dell’uomo tanto al mistero della Chiesa, quanto ai suoi sacri
sacramenti, con la Divina Eucarestia al centro, la quale è “sacrificio
vivente, santo e gradito a Dio” (Rom. 12,1). “Chi ci separerà dunque
dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la
persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Proprio come
sta scritto: Per causa tua siamo messi a morte tutto il giorno, siamo
trattati come pecore da macello. Ma in tutte queste cose noi siamo più
che vincitori per virtù di colui che ci ha amati” (Rom. 8, 35-37) . I
santi incarnano la identità escatologica della Chiesa, come dossologia
perenne davanti al trono terrestre e celeste del “Re della gloria”
(Sal.23,7), raffiguranti il Regno di Dio.
5.
La Chiesa Cattolica Ortodossa è composta da quattordici Chiese
Autocefali locali, riconosciute in modo pan-ortodosso. Il principio
della autocefalia non può funzionare a scapito del principio della
cattolicità e dell’unità della Chiesa. Riteniamo dunque che la creazione
delle Assemblee Episcopali nella Diaspora Ortodossa, formate da tutti i
vescovi riconosciuti come canonici, e che in ogni area sono nominati
dalle rispettive assemblee, e che continuano a rimanere sotto le
giurisdizioni canoniche, dalle quali oggi dipendono, costituisce un
passo positivo verso la direzione della loro organizzazione canonica,
mentre il loro conseguente funzionamento è garanzia del rispetto del
principio ecclesiologico della sinodalità.
II. La missione della Chiesa nel mondo.
6.
L’azione apostolica e l’annuncio del Vangelo, conosciuto come
missione, appartengono al nucleo della identità della Chiesa, come
custode e conforme del comandamento del Signore: “Andate e ammaestrate
tutte le genti” (Mt. 28,19). E’ il soffio di vita che la Chiesa dispensa
alla società umana ed ecclesializza il mondo attraverso la
costituzione di nuove Chiese locali in ogni luogo. Con questo spirito i
fedeli Ortodossi sono e devono essere apostoli di Cristo nel mondo.
Questa missione deve essere condotta non in forma aggressiva, ma
liberamente, con amore e rispetto nei confronti della identità culturale
delle persone e dei popoli. Tutte le Chiese Ortodosse devono
partecipare a questo sforzo col dovuto rispetto e l’ordine canonico.
La
partecipazione alla Divina Eucarestia è fonte di zelo apostolico per
evangelizzare il mondo. Partecipando alla Divina Eucarestia e in
preghiera nella Sacra Sinassi per tutto il mondo, siamo chiamati a
continuare la “liturgia dopo la Liturgia” e a dare la testimonianza
della verità della nostra fede davanti a Dio e agli uomini, condividendo
i doni di Dio con la intera umanità, ubbidienti al sapiente
comandamento del Signore prima della Ascensione: “Siate miei testimoni a
Gerusalemme e in tutta la Giudea e la Samaria, fino ai confini della
terra” (Atti 1,8). Le parole prima della divina comunione: “Si spezza e
si spartisce l’Agnello di Dio, colui che è spezzato e non diviso, sempre
mangiato e mai consumato”, suggeriscono che il Cristo, come “l’Agnello
di Dio” (Gv. 1,29) e come “Pane di Vita” (Gv. 6,48) ci è offerto come
l’Amore eterno, che ci unisce con Dio e gli uni con gli altri. Ci
insegna a distribuire i doni di Dio e a offrire noi stessi a tutti alla
maniera di Cristo.
La
vita dei cristiani è una testimonianza inconfutabile del rinnovamento
in Cristo di ogni cosa – “Quindi se uno è in Cristo, è una creatura
nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove” (2 Cor.
5,17) e una chiamata per tutti gli uomini ad una partecipazione
personale in libertà, alla vita eterna, alla grazia del nostro Signore
Gesù Cristo, all’amore di Dio e Padre, per vivere nella Chiesa la
comunione dello Spirito Santo. “Il mistero della salvezza è per coloro
che lo desiderano, e non per coloro che sono stati oppressi” (Massimo il
Confessore – Sulla preghiera del Padre Nostro – PG 90, 880).
La rievangelizzazione del popolo di Dio nelle odierne società
secolarizzate o anche la evangelizzazione di quanti ancora non hanno
conosciuto Cristo, è un dovere ininterrotto della Chiesa.
III. La Famiglia – Icona dell’amore di Cristo per la Chiesa
7. La Chiesa Ortodossa considera il legame d’amore indissolubile di un uomo e una donna “mistero grande
… in Cristo e nella Chiesa”, (Ef. 5,32) e la famiglia che da esso ne
deriva, la quale costituisce la sola garanzia per la nascita e la
educazione dei figli, in accordo con il piano della Divina Economia, “Chiesa domestica” (Giovanni Crisostomo – Commentario alla Lettera agli Efesini – 20, PG 62, 143) le offre il sostegno pastorale necessario.
La
attuale crisi del matrimonio e della famiglia sono una conseguenza
della crisi della libertà, come responsabilità, di una sua riduzione ad
una edonistica auto-realizzazione, di una sua identificazione con una
auto-gratificazione individuale, auto-sufficienza e autonomia, e della
perdita del carattere sacramentale della unione di uomo e donna, come
anche dell’oblio dell’ethos sacrificale dell’amore. L’attuale società
secolarizzata approccia il matrimonio con criteri puramente sociologici e
prammatici, considerandolo come una semplice forma di relazione, tra
tutte le altre, le quali hanno diritto alla pari validità istituzionale.
Il
matrimonio è un laboratorio nutrito dalla Chiesa, di vita nell’amore e
dono incomparabile della grazia di Dio. La “mano potente” del Dio
“unificatore” è “invisibilmente presente, che armonizza quelli che sono
stati uniti “con Cristo e gli uni con gli altri. Le corone, che vengono
poste sulla testa dello sposo e della sposa durante la celebrazione del
sacramento, si riferiscono alla dimensione del sacrifico e della
completa dedizione a Dio e tra loro, e si riferiscono anche alla vita
del Regno di Dio, rivelando la offerta escatologica del mistero d’amore.
8.
Il Santo e Grande Sinodo si rivolge con particolare amore e tenerezza
ai bambini e a tutti i giovani. Nella pentola delle molteplici
definizioni sulla identità dell’infanzia, la nostra Santissima Chiesa
presenta le parole del Signore: : “In verità vi dico: se non vi
convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno
dei cieli.” (Mt. 18.3) e “Chi non accoglie il regno di Dio come un
bambino, non vi entrerà” (Lc. 18.17), come anche quanto il nostro
Salvatore ha detto per coloro i quali “impediscono” (Lc. 18.16) che i
fanciulli si avvicinino a Lui e per coloro i quali “scandalizzano” (Mt.
18.6).
La
Chiesa offre ai giovani non semplicemente “un aiuto”, ma la “verità”
della nuova vita divino-umana in Cristo. I giovani Ortodossi hanno
bisogno di prendere coscienza che sono forieri della secolare e
benedetta tradizione della Chiesa Ortodossa, e allo stesso tempo sono
anche i suoi continuatori, che custodiranno con coraggio e che
coltiveranno con forza gli eterni valori dell’Ortodossia, per rendere
una testimonianza cristiana vivificante. Da loro sorgeranno i futuri
servitori della Chiesa di Cristo. I giovani dunque, non sono
semplicemente “il futuro” della Chiesa, ma anche l’espressione attiva
della sua vita al servizio di Dio e dell’uomo nel presente.
IV. La educazione secondo il Cristo.
9.
Nel nostro tempo, nuove tendenze si osservano nel campo della
educazione e dell'istruzione per quanto riguarda il contenuto e le
finalità dell'educazione, così come nel modo di percepire l'infanzia, il
ruolo sia dell’insegnante e dello studente quanto anche della scuola
contemporanea. Dal momento che l'educazione si riferisce non solo a ciò
che è l'uomo, ma anche a ciò che l'uomo deve essere e al contenuto della
sua responsabilità, è evidente che l'immagine che abbiamo della persona
umana e il senso della sua esistenza, determina la nostra visione della
sua educazione. Il sistema educativo dominante oggi individualista
secolarizzato che turba la nuova generazione, preoccupa anche la Chiesa
Ortodossa.
Al
centro della sollecitudine pastorale della Chiesa si trova una
formazione che guarda non solo alla cultura intellettuale, ma anche
all'edificazione e allo sviluppo di tutta la persona come essere
psico-somatico e spirituale in accordo con il principio trittico Dio, Uomo, Mondo.
Nel suo discorso catechetico, la Chiesa Ortodossa chiama con
sollecitudine il popolo di Dio, specialmente i giovani, a una
partecipazione consapevole e attiva alla vita della Chiesa, coltivando
in loro la "aspirazione perfetta" della vita in Cristo. Così, la
pienezza del popolo cristiano trova un sostegno esistenziale, nella
comunione divino-umana della Chiesa e vive in essa la prospettiva
pasquale della deificazione per grazia.
V. La Chiesa difronte ai cambiamenti attuali
10.
La Chiesa di Cristo oggi si ritrova di fronte a espressioni estreme o
anche provocatorie dell'ideologia della secolarizzazione, inerenti a
evoluzioni politiche, culturali e sociali. Un elemento fondamentale
dell'ideologia della secolarizzazione è sempre stato e continua ad
essere fino ad oggi la piena autonomia dell'uomo da Cristo e dalla
influenza spirituale della Chiesa, attraverso la identificazione
arbitraria della Chiesa con il conservatorismo e come anche attraverso
la sua caratterizzazione antistorica come presunto ostacolo a ogni
progresso e sviluppo. Nelle società secolarizzate contemporanee, l’uomo,
tagliato fuori da Dio, identifica la sua libertà e il senso della sua
vita con una assoluta autonomia e con un affrancarsi dal suo destino
eterno, con risultato una serie di equivoci e fraintendimenti deliberati
della tradizione cristiana. Così, l’attribuzione dall'alto della
libertà in Cristo e il suo progresso "nella misura che conviene alla
piena maturità di Cristo" (Ef. 4,13), sono considerate andare contro le
tendenze di auto-salvezza dell'uomo. L’amore sacrificale è valutato come
incompatibile con l'individualismo, mentre il carattere ascetico
dell'ethos cristiano è giudicato come una sfida intollerabile per la
felicità dell'individuo.
L'identificazione
della Chiesa con il conservatorismo, incompatibile con il progresso
della civiltà, è arbitrario e improprio, dal momento che la coscienza
dell'identità dei popoli cristiani porta indelebile l'impronta del
contributo bimillenario della Chiesa, non solo nel loro patrimonio
culturale, ma anche nel sano sviluppo della civiltà classica più in
generale, dal momento che Dio ha posto l'uomo come amministratore della
creazione divina e come Suo collaboratore nel mondo. La Chiesa Ortodossa
davanti al contemporaneo "uomo-dio” afferma il “Dio-Uomo” come misura
ultima di tutte le cose. "Non parliamo di un uomo che è stato
divinizzato, ma di Dio che si è fatto uomo" (Giovanni Damasceno -
Esposizione esatta della Dottrina ortodossa III, 2 PG 94,988). La Chiesa
rivela la verità salvifica del Dio-Uomo ed il Suo Corpo, la Chiesa,
come luogo e modo di vita in libertà, "come un confessare la verità
nell’amore" (Ef 4,15), e come una partecipazione, anche ora sulla terra,
nella vita del Cristo risorto. Il carattere divino-umano "che non è di
questo mondo" (Gv. 18,36) della Chiesa, che nutre e guida la sua
presenza e testimonianza "nel mondo," non è compatibile con qualsiasi
tipo di conformazione della Chiesa con il mondo (cf . Rm 12,2).
11.
Attraverso l’attuale sviluppo delle scienze e della tecnologia, la
nostra vita sta cambiando radicalmente. E ciò che provoca un cambiamento
nella vita dell'uomo esige discernimento da parte sua, dal momento che,
oltre ai notevoli vantaggi, come ad esempio la facilitazione della vita
quotidiana, il successo del trattamento di gravi malattie e
l'esplorazione dello spazio, siamo anche di fronte alle conseguenze
negative del progresso scientifico. Esiste il pericolo della
manipolazione della libertà umana, dell'uso dell’uomo come semplice
mezzo, della progressiva perdita di preziose tradizioni, della minacce o
addirittura della distruzione dell'ambiente naturale.
Purtroppo,
la scienza, per sua stessa natura, non dispone dei mezzi necessari per
prevenire o risolvere molti dei problemi che crea direttamente o
indirettamente. La conoscenza scientifica non fa muovere la volontà
etica dell'uomo, il quale, anche se conosce i pericoli, continua ad
agire come se li ignorasse. La risposta a gravi problemi esistenziali e
morali dell'uomo e al significato eterno della sua vita e del mondo non
può essere dato senza un approccio spirituale.
12.
Nella nostra epoca, c'è un entusiasmo molto diffuso per gli
impressionanti sviluppi nel campo della biologia, della genetica e
neurofisiologia del cervello. Questi rappresentano conquiste
scientifiche, la cui eventuale applicazione susciteranno, con ogni
probabilità, gravi dilemmi antropologici ed etici. L'uso incontrollato
della biotecnologia all'inizio, durante e alla fine della vita, mette in
pericolo la sua autentica pienezza. L'uomo sta sperimentando sempre più
intensamente con la propria natura in un modo estremo e pericoloso.
Egli è in pericolo di essere trasformato in una macchina biologica, in
una unità sociale impersonale o in un dispositivo di pensiero
controllato.
La
Chiesa Ortodossa non può restare ai margini del dibattito su questioni
antropologiche, etiche ed esistenziali di tale importanza. Essa poggia
saldamente su criteri divinamente insegnati, rivelando l’attualità
dell'antropologia ortodossa di fronte al ribaltamento contemporaneo dei
valori. La nostra Chiesa può e deve esprimere nel mondo la sua coscienza
profetica, in Cristo Gesù, il quale con la sua incarnazione ha assunto
tutto l'uomo e il prototipo assoluto della restaurazione del genere
umano. Afferma la sacralità della vita e il carattere dell'uomo come una
persona fin dal momento del concepimento. Il diritto di nascere è il
primo dei diritti umani. La Chiesa come società divino-umana, in cui
ogni essere umano costituisce un essere unico destinato alla comunione
personale con Dio, si oppone a qualsiasi tentativo di ridurre l'uomo ad
un oggetto, di trasformarlo in una quantità misurabile. A nessun
risultato scientifico è consentito attentare alla dignità dell'uomo e
alla sua destinazione divina. L'uomo non è definito solo dai suoi geni.
La
Bioetica, dal punto di vista ortodosso, si fonda su questa base. In un
momento di immagini contradditorie sull’uomo, la Bioetica ortodossa,
davanti a concezioni antropologiche secolari autonome e riduzioniste,
insiste sulla creazione dell'uomo ad immagine e somiglianza di Dio e sul
suo destino eterno. Contribuisce così ad arricchire la discussione
filosofica e scientifica delle questioni bioetiche attraverso la sua
antropologia biblica e l'esperienza spirituale dell'Ortodossia.
13.
In una società globale, orientata verso ”l'avere” e l'individualismo,
la Chiesa Cattolica Ortodossa presenta la verità della vita in Cristo e
secondo Cristo, liberamente incarnata nella vita di tutti i giorni di
ogni uomo attraverso le sue opere "fino a sera" (Sal. 103,23),
attraverso le quali egli è costituito collaboratore del Padre Eterno -
"Siamo infatti collaboratori di Dio" (1 Cor. 3,9)] e del suo Figlio "il
Padre mio opera sempre e anch'io opero" (Gv. 5,17 ). La grazia di Dio
santifica attraverso lo Spirito Santo le opere delle mani dell'uomo che
lavora insieme con Dio, mettendo in risalto l'affermazione in loro della
vita e della società umana. Dentro a questo contesto è collocata anche
l’ascesi cristiana, che differisce radicalmente da ogni ascesi
dualistica che separa l'uomo dalla vita e dal suo prossimo. La ascesi
cristiana e la moderazione, che collegano l'uomo con la vita
sacramentale della Chiesa, non riguardano solo la vita monastica, ma
sono caratteristici della vita ecclesiastica in tutte le sue
manifestazioni, testimonianza tangibile della presenza dello spirito
escatologico nella vita benedetta dei fedeli.
14.
Le radici della crisi ecologica sono spirituali ed etiche, insite nel
cuore di ogni uomo. Questa crisi si è aggravata negli ultimi secoli a
causa delle varie divisioni provocate dalle passioni umane, come
l'avidità, l'avarizia, l'egoismo e il desiderio insaziabile e dalle loro
conseguenze per il pianeta, come il cambiamento climatico, che ora
minaccia in larga misura l'ambiente naturale, la nostra "casa" comune.
La rottura nel rapporto tra l'uomo e la creazione è una perversione del
uso autentico della creazione di Dio. L'approccio al problema ecologico,
sulla base dei principi della tradizione cristiana, richiede non solo
il ravvedimento per il peccato dello sfruttamento delle risorse naturali
del pianeta, vale a dire, un cambiamento radicale di mentalità e di
comportamento, ma anche un ascetismo, come antidoto al consumismo, alla
divinizzazione dei bisogni e all'atteggiamento di possesso. Presuppone
anche la nostra più grande responsabilità per tramandare alle future
generazioni un ambiente naturale vivibile e il suo uso conforme alla
volontà divina e benedizione. Nei sacramenti della Chiesa, la creazione
si afferma e l'uomo è incoraggiato ad agire come economo, custode e
"sacerdote" della creazione, portando davanti al Creatore in modo
glorificante : “Il Tuo dal Tuo, a Te offriamo in tutto e per tutto"- e
coltivando un rapporto eucaristico con la creazione. Questo approccio
ortodosso, evangelico e patristico attira anche la nostra attenzione
alle dimensioni sociali e alle tragiche conseguenze della distruzione
dell'ambiente naturale.
VI. La Chiesa davanti alla globalizzazione, ai fenomeni estremi di violenza
e alla immigrazione.
15.
L'ideologia contemporanea della globalizzazione, che viene imposta
impercettibilmente e rapidamente si espande, sta già provocando forti
instabilità per l'economia e per la società su scala mondiale. La sua
imposizione ha creato nuove forme di sfruttamento sistematico e di
ingiustizia sociale, ha previsto la progressiva neutralizzazione degli
ostacoli delle tradizioni nazionali, religiose, ideologiche che vi si
oppongono e altri e ha già portato ad un indebolimento o a una completa
inversione delle acquisizioni sociali, con il pretesto ovviamente del
presunto necessario riaggiustamento dell'economia globale, ampliando
così il divario tra ricchi e poveri, minando la coesione sociale dei
popoli e alimentando nuovi incendi di tensioni globali.
La
Chiesa Ortodossa, in opposizione al livellamento e standardizzazione
impersonale promossa dalla globalizzazione, ma anche contro gli estremi
dell’etnofiletismo, propone la tutela delle identità dei popoli e il
rafforzamento dell'identità locale. Come modello alternativo per
l'unità del genere umano, propone l'organizzazione articolata della
Chiesa sulla base dell'uguaglianza delle Chiese locali. La Chiesa si
oppone alla provocatoria minaccia per l'uomo contemporaneo e per le
tradizioni culturali dei popoli che comporta la globalizzazione e anche
il principio della "legge propria dell'economia" o dell’ "economicismo",
cioè l'autonomizzazione dell'economia dai bisogni essenziali dell'uomo e
la sua la trasformazione in un fine a sé, propone pertanto un'economia
sostenibile fondata sui principi del Vangelo. Così, avendo come bussola
le parole del Signore, "non di solo pane vivrà l’uomo" (Lc 4,4), la
Chiesa non collega il progresso dell'umanità soltanto con un aumento del
tenore di vita o con lo sviluppo economico a scapito dei valori
spirituali .
16.
La Chiesa non si mischia con la politica nel senso stretto del termine,
ma la sua testimonianza, tuttavia, è essenzialmente politica in quanto
sollecitudine per l'uomo e la sua libertà spirituale. La voce della
Chiesa è sempre stata distinta e rimarrà per sempre un intervento
necessario a favore dell’uomo. Le Chiese Ortodosse locali sono oggi
chiamate a promuovere una nuova relazione armoniosa con lo Stato laico
di diritto nel nuovo ambito delle relazioni internazionali, in accordo
con il detto biblico: "Date a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che
è di Dio "(cfr Mt 22,21). Questa relazione deve, tuttavia, preservare
l'identità specifica della Chiesa e dello Stato e garantire la loro
cooperazione seria al fine di proteggere la dignità unica dell'uomo e
dei suoi diritti umani che ne derivano, come anche la giustizia
sociale.
I
diritti umani si trovano oggi al centro del dibattito politico in
risposta alle crisi e sconvolgimenti sociali e politici contemporanei e
al fine di proteggere la libertà dell'individuo. L'approccio ai diritti
umani da parte della Chiesa Ortodossa si concentra sul pericolo di
perdita dei diritti individuali, sull’individualismo e su una cultura
dei "diritti". Una perversione di questo tipo funziona a scapito del
contenuto sociale della libertà e conduce alla trasformazione arbitraria
dei diritti in rivendicazioni edonistiche, e alla riduzione
dell'identificazione precaria della libertà con la licenza
dell’individuo ad un "valore universale" che mina le fondamenta dei
valori sociali, della famiglia, della religione, della nazione e
minaccia i valori etici fondamentali.
Di
conseguenza, la comprensione ortodossa dell'uomo si oppone sia alla
apoteosi arrogante dell'individuo e dei suoi diritti, sia anche allo
svilimento umiliante della persona umana all'interno delle vaste
strutture contemporanee economiche, sociali, politiche e comunicative.
La tradizione dell'Ortodossia è una fonte inesauribile di verità vitali
per l'umanità. Nessuno ha onorato l'uomo e lo ha curato tanto quanto il
Dio-Uomo Cristo e la sua Chiesa. Un diritto umano fondamentale è la
tutela del principio di libertà religiosa in tutti i suoi aspetti - vale
a dire, la libertà di coscienza, di fede, di culto e di tutte le
manifestazioni personali e collettive della libertà religiosa, compreso
il diritto di ciascun credente, di compiere, libero da qualsivoglia
interferenza statale, i propri doveri religiosi così come anche della
libertà dell’insegnamento pubblico della religione e delle condizioni di
funzionamento delle comunità religiose.
17.
Stiamo vivendo oggi un aumento della violenza in nome di Dio. Le
esplosioni del fondamentalismo in seno alle religioni, rischiano di
condurre al prevalere della visione che il fondamentalismo appartiene
all'essenza del fenomeno della religione. La verità, tuttavia, è che il
fondamentalismo, come "zelo ma non secondo una retta conoscenza” (Rom.
10,2), costituisce una espressione di religiosità morbosa. Il vero
cristiano, sull'esempio del Signore crocifisso, si sacrifica e non
sacrifica, e per questo motivo è il giudice più severo del
fondamentalismo di qualsiasi provenienza. Il dialogo interreligioso
serio contribuisce allo sviluppo della fiducia reciproca, alla
promozione della pace e della riconciliazione. La Chiesa si sforza di
rendere più tangibilmente «la pace dall'alto" sulla terra. La vera pace
non si ottiene con la forza delle armi, ma solo attraverso l'amore che
"non cerca il proprio interesse" (1 Cor 13,5). L’olio della fede deve
essere utilizzato per lenire e guarire le antiche ferite degli altri e
non per riaccendere nuovi focolai di odio.
18.
La Chiesa Ortodossa segue con dolore e preghiera e prende atto della
grande crisi umanitaria contemporanea: la proliferazione della violenza e
dei conflitti militari; la persecuzione, l'esilio e l'uccisione di
membri di minoranze religiose; lo spostamento violenta delle famiglie
dai loro focolari; la tragedia della tratta di esseri umani; la
violazione dei basilari diritti della persona e dei popoli e le
conversioni di fede forzate. Condanna incondizionatamente i rapimenti,
le torture, le esecuzioni aberranti. Denuncia la distruzione dei luoghi
di culto, dei simboli religiosi e monumenti culturali.
La
Chiesa Ortodossa è particolarmente preoccupata per la situazione dei
cristiani e di altre minoranze etniche e religiose perseguite in Medio
Oriente. In particolare, rivolge un appello ai governi in quella
regione, di proteggere le popolazioni cristiane, gli Ortodossi, gli
Antico-Orientali e gli altri cristiani, che sono sopravvissuti nella
culla del cristianesimo.
I
cristiani indigeni e le altre popolazioni godono del diritto
inalienabile di rimanere nei loro paesi come cittadini con pari diritti.
Invitiamo
quindi tutte le parti coinvolte, a prescindere dalle convinzioni
religiose, di lavorare per la riconciliazione e il rispetto dei diritti
umani, prima di tutto attraverso la protezione del dono divino della
vita. La guerra e lo spargimento di sangue devono essere fermati e la
giustizia deve prevalere, in modo che torni la pace e che divenga
possibile per coloro che sono stati esiliati, di ritornare ai loro
focolari ancestrali. Preghiamo per la pace e la giustizia nei paesi
sofferenti dell’Africa, come anche nella tormentata Ucraina. Ribadiamo
Sinodalmente e con enfasi il nostro appello ai responsabili per liberare
i due vescovi rapiti in Siria, Paul Yazigi e Johanna İbrahim. Preghiamo
anche per il rilascio di tutti i nostri fratelli e sorelle che sono in
ostaggio o in carcere.
19.
L’intensificarsi del problema attuale e continuo dei rifugiati e dei
migranti, dovuto a cause politiche, economiche e ambientali, è al centro
dell'attenzione del mondo. La Chiesa Ortodossa ha sempre trattato e
continua a trattare coloro che sono perseguitati, in pericolo e in
bisogno, sulla base delle parole del Signore: "Ho avuto fame e mi avete
dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero forestiero
e mi avete ospitato, ero nudo e mi avete vestito, malato e mi avete
visitato, carcerato e mi avete visitato", e "in verità vi dico, ogni
volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più
piccoli, l’avete fatto a me "(Mt 25,40). Durante tutto il corso della
sua storia, la Chiesa si è trovata sempre dalla parte degli "affaticati
e oppressi" (cfr Mt 11,28). In nessun momento la opera filantropica
della Chiesa non si è limitata semplicemente ad un atto di carità
occasionale verso i bisognosi e sofferenti, ma piuttosto ha cercato di
sradicare le cause che creano problemi sociali. Il “ministero compiuto”
(Ef 4,12) della Chiesa è riconosciuto da tutti.
Ci
appelliamo quindi prima di tutto a coloro che possono rimuovere le
cause generanti la crisi dei rifugiati, di prendere le decisioni
positive necessarie. Chiamiamo le autorità civili, i fedeli ortodossi e
gli altri cittadini dei paesi in cui hanno trovato rifugio e continuano a
cercare rifugio i profughi, ad accordare loro ogni assistenza
possibile, anche dalle proprie cose necessarie.
VII. La Chiesa: testimonianza nel dialogo
20.
La Chiesa manifesta sensibilità verso coloro che si sono separati
dalla comunione con essa e si interessa di coloro che non comprendono
la sua voce. Nella propria consapevolezza di costituire la presenza viva
di Cristo nel mondo, traduce l'economia divina in azioni concrete
utilizzando tutti i mezzi a sua disposizione, per una testimonianza
attendibile della verità, nel rigore della fede apostolica. In questo
spirito di riconoscimento della necessità di una testimonianza e di una
disponibilità, la Chiesa Ortodossa ha sempre attribuito grande
importanza al dialogo, e in particolare a quello con i cristiani non
ortodossi. Attraverso questo dialogo, il restante mondo cristiano
conosce assai meglio la Ortodossia e l'autenticità della sua tradizione.
Conosce inoltre che la Chiesa Ortodossa non ha mai accettato il
minimalismo teologico o la messa in dubbio della sua tradizione
dogmatica ed etica evangelica. I dialoghi inter-cristiani hanno fornito
una occasione all’Ortodossia per dimostrare il rispetto per
l'insegnamento dei Padri e per dare una testimonianza affidabile della
autentica tradizione della Chiesa una, santa, cattolica e apostolica. I
dialoghi multilaterali intrapresi dalla Chiesa Ortodossa non hanno mai
significato, e non significano, né giammai significheranno un
qualsivoglia compromesso su questioni di fede. Questi dialoghi sono una
testimonianza riguardo all’Ortodossia, fondata sul messaggio evangelico
"vieni e vedi" (Gv. 1,46), cioè, che "Dio è amore" (1 Gv. 4,8).
***
Con
questo spirito, la Chiesa Ortodossa attraverso il mondo, essendo la
rivelazione del Regno di Dio in Cristo, vive l’intero mistero della
Divina Economia nella sua vita sacramentale, con la santa Eucaristia al
centro, nella quale offre a noi non un nutrimento deperibile e
corruttibili, ma il Corpo del Signore, il "Pane celeste", che "è un
farmaco di immortalità, antidoto per non morire, ma vivere in Dio per
mezzo di Gesù Cristo, che purifica dai mali" (Ignazio di Antiochia,
Lettera agli Efesini, 20, PG 5,756). La santa Eucaristia costituisce il
nucleo più interno anche del funzionamento conciliare del corpo
ecclesiastico, così come l'autentica conferma della Ortodossia della
fede della Chiesa, come proclama sant'Ireneo di Lione: "Il nostro
insegnamento è in accordo con l'Eucaristia e l'Eucaristia conferma il
nostro insegnamento" (Contro le eresie, 4. 18, PG 7,1028).
Annunciando
il Vangelo a tutto il mondo in accordo con il comandamento del Signore e
"nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e i
perdono dei peccati" (Lc 24,47), abbiamo l'obbligo di impegnare noi
stessi, gli uni e gli altri e tutta la nostra vita a Cristo Dio e di
amare gli uni gli altri, confessando in concordia: "Il Padre, il Figlio e
lo Spirito Santo, Trinità consustanziale e indivisibile" . Rivolgendo
queste cose in Concilio ai figli attraverso tutto il mondo della nostra
santissima Chiesa ortodossa, e a tutto il mondo, seguendo i Santi Padri e
i decreti conciliari, al fine di preservare la fede ricevuta dai nostri
Padri e “conformi a Cristo" nella nostra vita quotidiana, nella
speranza della comune Resurrezione, glorifichiamo la Divinità
tripostatica con canti divini:
"Padre
onnipotente, Logos e Spirito, unica natura in tre ipostasi,
sovrasostanziale , più che divina: in te siamo stati battezzati, e te
noi credenti benediciamo nei secoli." (Canone Pasquale, Ode 8.)
+ Bartolomeo di Costantinopoli
+ Teodoro di Alessandria
+ Teofilo di Gerusalemme
+ Irineo di Serbia
+ Daniele di Romania
+ Crisostomo di Nuova Giustiniana e di tutta Cipro
+ Ieronimo di Atene e di tutta la Grecia
+ Sava di Varsavia e di tutta la Polonia
+ Anastasio di Tirana e di tutta l’Albania
+ Rastislav di Presov e di tutta la Cechia e la Slovacchia.
Rappresentanti del Patriarcato Ecumenico:
+ Leon di Carelia e di tutta la Finlandia
+ Stefano di Tallin e di tutta la Estonia
+ Giovanni Gheron di Pergamo
+ Dimitrios Gheron d’America
+ Agostino di Germania
+ Irineo di Creta
+ Isaia di Denver
+ Alessio di Atlanta
+ Iakovos delle Isole dei Principi
+ Iosif di Priconneso
+ Melitone di Filadelfia
+ Emanuele di Francia
+ Nikita dei Dardanelli
+ Nicola di Detroit
+ Gerasimo di San Francisco
+ Amfilochio di Kissamo e Selino
+ Ambrogio di Corea
+ Massimo di Silyvria
+ Amfilochio di Adrianoupoli
+ Callisto di Dioclea
+ Antonio di Ierapoli, a capo degli Ucraini Ortodossi negli USA
+ Giobbe di Telmesso
+ Giovanni di Chariopoli, a capo dell’Esarcato Patriarcale delle Parrocchie di Tradizione Russa in Europa Occidentale
+ Gregorio di Nissa, a capo degli Ortodossi Carpato-Russi negli USA
Rappresentanza del Patriarcato di Alessandria:
+ Gabriele Gheron di Leontopoli
+ Macario di Nairobi
+ Giona di Kampala
+ Serafim di Zimbabwe e Angola
+ Alessandro di Nigeria
+ Teofilatto di Tripoli
+ Sergio di Capo di Buona Speranza
+ Atanasio di Cirene
+ Alessio di Cartagine
+ Ieronimo di Mwanza
+ Giorgio di Guinea
+ Nicola di Ermopoli
+ Demetrio di Irinopoli
+ Damasceno di Johannesburg e Pretoria
+ Narciso di Akkra
+ Emanuele di Ptolemaida
+ Gregorio del Camerun
+ Nicodemo di Menfis
+ Meletio di Katanga
+ Panteleimon di Brazaville e Gabon
+ Innocenzo di Burundi e Rouanda
+ Crisostomo del Mozambico
+ Neofito del Kenya
Rappresentanza del Patriarcato di Gerusalemme:
+ Benedetto di Filadelfia
+ Aristarco di Costantina
+ Teofilatto del Giordano
+ Nettario di Antedone
+ Filoumeo di Pella
Rappresentanza della Chiesa di Serbia:
+ Giovanni di Ochrid e di Skopje
+ Amfilochio di Montenegro e Littorale
+ Porfirio di Lubiana e Zagabria
+ Basilio di Sremski
+ Luciano di Budimsk
+ Longhino di Nuova Gracanica
+ Irieneo di Bachka
+ Crisostomo doi Sbornik e Tuzla
+ Giustino di Zicha
+ Pacomio di Vranja
+ Giovanni di Sumadija
+ Ignazio di Branicevo
+ Fozio di Dalmazia
+ Atanasio di Bihac’ e Petrovac
+ Ioannichio di Nis e Budimlija
+ Gregorio di Zahumsk e Erzegovina
+ Milutin di Valjevo
+ Massimo della America Occidentale
+ Irineo in Australia e Nuova Zelanda
+ Davide di Krusevac
+ Giovanni di Slavonia
+ Andrea in Austria e Svizzera
+ Sergio di Francoforte e in Germania
+ Ilarion di Timocka
Rappresentanza della Chiesa di Romania:
+ Teofane di Iasi e Moldavia e Bucovina
+ Lorenzo di Sibiu e Transilvania
+ Andrea di Bant, Feleac, Cluj, Alba, Crisana e Maramures
+ Irineo di Craiova e Oltenia
+ Giovanni di Timisoara e del Banato
+ Iosif in Europa Occidentale e Meridionale
+ Serafim in Germania ed Europa Occidentale
+ Nifon di Târgovişte
+ Ireneo di Alba Iulia
+ Ioachim di Roman e Bacău
+ Cassiano del Basso Danubio
+ Timoteo di Arad
+ Nicola in America
+ Sofronio di Orantea
+ Nicodemo di Strehaia e Severin
+ Bessarione di Tulcea
+ Petronio di Sălaj
+ Silvano in Ungheria
+ Silvano in Italia
+ Timoteo in Spagna e Portogallo
+ Macario in Europa Settentrionale
+ Barlaam di Ploiesti, Ausiliare del Patriarca
+ Emiliano di Loviste, Ausiliare dell’Arcivescovo di Rimnichio
+ Giovanni Cassiano di Vichina, Ausiliare dell’Arcivescovado in America
Rappresentanza della Chiesa di Cipro:
+ Giorgio di Paphos
+ Crisostomo di Kition
+ Crisostomo di Cirinea
+ Atanasio di Lemesos
+ Neofito di Morfou
+ Basilio di Costanza-Fammagosta
+ Niceforo di Kykko e Telliria
+ Isaia di Tamasso e Oreni
+ Barnaba di Tremitunte e Leucaro
+ Cristoforo di Carpasia
+ Nettario di Arsinoe
+ Nicola di Amatunto
+ Epifanio di Lidra
+ Leonzio di Chitron
+ Porfirio di Neapoli
+ Gregorio di Mesaoria
Rappresentanza della Chiesa di Grecia:
+ Nettario di Filippi, Neapoli e Tasso
+ Crisostomo di Peristeri
+ Germano di Elia
+ Alessandro di Mantinea e Kynouria
+ Ignazio di Arta
+ Damasceno di Didimotico, Orestiada e Souflio
+ Alessio di Nicea
+ Ieroteo di Lepanto e San Biagio
+ Eusebio di Samo e Icaria
+ Serafim di Kastoria
+ Ignazio di Dimitriade e Almirò
+ Nicodemo di Cassandra
+ Efrem di Hydra, Spetses e Egina
+ Teologo di Serres e Nigrita
+ Macario di Sidirocastro
+ Antimo di Alessandroupoli
+ Barnaba di Neapoli e Stavroupoli
+ Crisostomo di Messinia
+ Atenagora di Iliou, Acharnon e Petroupoli
+ Giovanni di Lagadà, Liti e Rentina
+ Gabriele di Nea Ionia e Filadelfia
+ Crisostomo di Nicopoli e Preveza
+ Teoclito di Ierissos, Monte Santo e Ardameri
Rappresentanza della Chiesa di Polonia:
+ Simone di Lodz e Poznan
+ Abele di Lublino e Chelm
+ Giacomo di Bialystok e Gdansk
+ Giorgio di Siematitse
+ Paisio di Zgorzelec
Rappresentanza della Chiesa di Albania:
+ Giovanni di Coriza
+ Dimitrio di Arghirocastro
+ Nicola di Apollonia e Fier
+ Antonio di Elbasan
+ Natanaele di Amantia
+ Astio di Viledon
Rappresentanza della Chiesa di Cechia e Slovacchia:
+ Michele di Praga
+ Isaia di Sumperk
+ Geremia di Svizzera, a capo della Segreteria del santo e Grande Sinodo