Παρασκευή 13 Σεπτεμβρίου 2019

LETTERA DEL SANTO PADRE FRANCESCO A SUA SANTITA BARTOLOMEO I, ARCIVESCOVO DI COSTANTINOPOLI, CHE ACCOMPAGNA IL DONO DI ALCUNE RELIQUIE DI SAN PIETRO, 13.09.2019

Italiano-English
Lettera del Santo Padre Francesco a Sua Santità Bartolomeo I, Arcivescovo di Costantinopoli, che accompagna il dono di alcune reliquie di San Pietro, 13.09.2019



Pubblichiamo di seguito la Lettera che il Santo Padre Francesco ha inviato a Sua Santità Bartolomeo I, Arcivescovo di Costantinopoli, Patriarca ecumenico, che accompagna il dono di alcune reliquie di San Pietro, consegnate alla Delegazione del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli nella Festa di San Pietro e Paolo:
Lettera del Santo Padre
To His Holiness Bartholomew
Archbishop of Constantinople
Ecumenical Patriarch
Your Holiness, dear Brother,

With deep affection and spiritual closeness, I send you my cordial good wishes of grace and peace in the love of the Risen Lord. In these past weeks, I have often thought of writing to you to explain more fully the gift of some fragments of the relics of the Apostle Peter that I presented to Your Holiness through the distinguished delegation from the Ecumenical Patriarchate led by Archbishop Job of Telmessos which took part in the patronal feast of the Church of Rome.

Your Holiness knows well that the uninterrupted tradition of the Roman Church has always testified that the Apostle Peter, after his martyrdom in the Circus of Nero, was buried in the adjoining necropolis of the Vatican Hill. His tomb quickly became a place of pilgrimage for the faithful from every part of the Christian world. Later, the Emperor Constantine erected the Vatican Basilica dedicated to Saint Peter over the site of the tomb of the Apostle.

In June 1939, immediately following his election, my predecessor Pope Pius XII decided to undertake excavations beneath the Vatican Basilica. The works led first to the discovery of the exact burial place of the Apostle and later, in 1952, to the discovery, under the high altar of the Basilica, of a funerary niche attached to a red wall dated to the year 150 and covered with precious graffiti, including one of fundamental importance which reads, in Greek, Πετρος ευι. This contained bones that can quite reasonably be considered those of the Apostle Peter. From those relics, now enshrined in the necropolis under Saint Peter's Basilica, Pope Saint Paul VI had nine fragments removed for the private chapel of the papal apartment in the Apostolic Palace.

The nine fragments were placed in a bronze case bearing the inscription, Ex ossibus quae in Archibasilicae Vaticanae hypogeo inventa Beati Petri apostoli esse putantur: “Bones found in the earth beneath the Vatican Basilica considered to be those of Blessed Peter the Apostle”. It was this same case, containing nine fragments of the bones of the Apostle, that I desired to present to Your Holiness and to the beloved Church of Constantinople over which you preside with such devotion.

As I reflected on our mutual determination to advance together towards full communion, and thanked God for the progress already made since our venerable predecessors met in Jerusalem over fifty years ago, I thought of the gift that Patriarch Athenagoras gave to Pope Paul VI: an icon depicting the brothers Peter and Andrew embracing, united in faith and in love of their common Lord . This icon that, at the behest of Pope Paul VI, is displayed today in the Pontifical Council for Promoting Christian Unity, has become for us a prophetic sign of the restoration of that visible communion between our Churches to which we aspire and for which we fervently pray and work. Hence, in the peace born of prayer, I sensed that it would be highly significant were some fragments of the relics of the Apostle Peter to be placed beside the relics of the Apostle Andrew , who is venerated as the heavenly patron of the Church of Constantinople.

I sensed that this thought came to me from the Holy Spirit, who in so many ways prompts Christians to regain that full communion for which our Lord Jesus Christ prayed on the eve of his glorious Passion (cf. Jn 17:21).

This gesture is intended to be a confirmation of the journey that our Churches have made in drawing closer to one another: a journey at times demanding and difficult, yet one accompanied by evident signs of God’s grace. Pursuing this journey calls above all for spiritual conversion and renewed fidelity to the Lord who requires on our part greater commitment and new, courageous steps. Difficulties and disagreements, now and in the future, must not distract us from our duty and responsibility as Christians, and particularly as Pastors of the Church, before God and history.

The joining of the relics of the two brother Apostles can also serve as a constant reminder and encouragement that, on this continuing journey, our divergences will no longer stand in the way of our common witness and our evangelizing mission in the service of a human family that today is tempted to build a purely secular future, a future without God.

Your Holiness, beloved Brother, I have found great comfort in sharing these thoughts with you. In the hope of soon encountering you once more, I ask you to pray for me and to bless me, and I exchange with Your Holiness a fraternal embrace of peace.

From the Vatican, 30 August 2019

FRANCIS
[01429-EN.01] [Original text: Italian]
Traduzione di lavoro in lingua italiana
A Sua Santità Bartolomeo
Arcivescovo di Costantinopoli
Patriarca ecumenico
Santità, caro Fratello,

con profondo affetto e vicinanza spirituale, Le invio i miei cordiali auspici di grazie e pace nell’amore del Signore Risorto. In queste ultime settimane, ho pensato spesso di scriverLe per spiegare in maniera più completa il dono di alcuni frammenti delle reliquie dell’Apostolo Pietro che ho presentato a Sua Santità per il tramite della distinta delegazione del Patriarcato Ecumenico guidata dall’arcivescovo Job di Telmessos, che ha partecipato alla festa patronale della Chiesa di Roma.

Santità, lei sa bene che l’ininterrotta tradizione della Chiesa Romana ha sempre testimoniato che l’Apostolo Pietro, dopo il suo martirio nel Circo di Nerone, sia stato sepolto nell’adiacente necropoli del Colle Vaticano. La sua tomba divenne presto meta di pellegrinaggi per i fedeli di ogni parte del mondo cristiano. In seguito, l’Imperatore Costantino fece erigere la Basilica Vaticana dedicata a San Pietro sul sito della tomba dell’Apostolo.

Nel giugno 1939, immediatamente dopo la sua elezione, il mio predecessore, Pio XII, decise di iniziare gli scavi sotto la Basilica Vaticana. I lavori portarono inizialmente alla scoperta del luogo esatto della sepoltura dell’Apostolo e successivamente, nel 1952, alla scoperta – sotto l’altare maggiore della Basilica – di una nicchia funeraria accostata a un muro rosso risalente all’anno 150 e coperta di numerosi, preziosi graffiti, compreso uno di importanza fondamentale che recita, in greco, Πέτρος ενι. Questa nicchia conteneva ossa che ragionevolmente possono essere considerate quelle dell’Apostolo Pietro. Di queste reliquie, che ora sono custodite nella Necropoli sotto la Basilica di San Pietro, il Santo Papa Paolo VI ne volle conservare nove frammenti per la cappella privata dell’appartamento papale nel Palazzo Apostolico.

Questi nove frammenti erano stati posti in un reliquiario di bronzo con l’iscrizione Ex ossibus quae in Archibasilicae Vaticanae hypogeo inventa Beati Petri apostoli esse putantur: “Ossa trovate nella terra sotto la Basilica Vaticana, ritenute le ossa di San Pietro Apostolo”. È proprio questo reliquiario che contiene i nove frammenti delle ossa dell’Apostolo che ho voluto donare a Sua Santità e all’amata Chiesa di Costantinopoli che Lei presiede con tanta devozione.

Mentre riflettevo sulla nostra reciproca determinazione di procedere insieme verso la piena comunione, e mentre ringraziavo Dio per i progressi fatti finora, da quando – oltre 50 anni fa – i nostri venerabili predecessori si incontrarono a Gerusalemme, mi è venuto in mente il dono che il Patriarca Atenagora fece a Papa Paolo VI: un’icona che rappresentava i due fratelli Pietro e Andrea mentre si abbracciavano, uniti nella fede e nell’amore per il loro Signore comune. Questa icona, che per volontà di Papa Paolo VI è oggi esposta nel Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, è diventata per noi segno profetico della restaurazione di quella comunione visibile tra le nostre Chiese alla quale noi aspiriamo e per la quale preghiamo e lavoriamo con fervore. Così, nella pace che nasce dalla preghiera, ho sentito che avrebbe avuto un significato importante che alcuni frammenti delle reliquie dell’Apostolo Pietro fossero poste accanto alle reliquie dell’Apostolo Andrea, che è venerato come Patrono celeste dalla Chiesa di Costantinopoli.

Ho creduto che questo pensiero mi sia venuto dallo Spirito Santo che in così tanti modi sollecita i cristiani a ritrovare quella piena comunione per la quale Nostro Signore Gesù Cristo aveva pregato alla vigilia della sua gloriosa Passione (cf. Gv 17,21).

Questo gesto vuole essere una conferma del cammino che le nostre Chiese hanno compiuto per avvicinarsi tra di loro: un cammino a volte impegnativo e difficile, eppure accompagnato da evidenti segni della grazia di Dio. Continuare questo cammino richiede soprattutto una conversione spirituale e una rinnovata fedeltà al Signore, che vuole da parte nostra un maggiore impegno e passi nuovi e coraggiosi. Difficoltà e disaccordi – ora e in futuro – non devono distoglierci dal nostro dovere e dalla nostra responsabilità di cristiani, e in particolare di pastori della Chiesa, davanti a Dio e alla storia.

La riunificazione delle reliquie dei due fratelli Apostoli potrà essere anche un richiamo costante e un incoraggiamento perché, in questo cammino che continua, le nostre divergenze non siano più un ostacolo alla nostra testimonianza comune e alla nostra missione evangelizzatrice al sevizio della famiglia umana, che oggi è tentata di costruire un futuro puramente mondano, un futuro senza Dio.

Santità, amato fratello, mi è di grande conforto condividere questi pensieri con Lei. Nella speranza di incontrarLa ancora quanto prima, Le chiedo di pregare per me e di benedirmi, mentre scambio con Sua Santità un fraterno abbraccio di pace.

Dal Vaticano, 30 agosto 2019
FRANCESCO
[01429-IT.01] [Testo originale: Inglese - Traduzione di lavoro]
[B0693-XX.01]