FRANCESCO E BARTOLOMEO, UNA PREGHIERA COMUNE PER LAMAZZONIA. E IL
PATRIARCA ECUMENICO RINGRAZIA PER LE RELIQUIE DI SAN PIETRO: DONARLE E
UN GESTO POTENTE
“Preghiamo con intensità di cuore per la foresta amazzonica
la cui distruzione è più di una catastrofe, è una disgrazia”. Lo chiede
il patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I che, alla vigilia
del Sinodo per l’Amazzonia convocato da Papa Francesco, interviene sul
sito Vatican News per denunciare che “l’impatto di questi enormi incendi
potrebbe avere conseguenze per generazioni, colpendo il terreno, le
infrastrutture e gli esseri umani”. “C’è urgente bisogno – afferma il
patriarca – di cambiare le nostre pratiche e il nostro stile di vita,
perché questi fenomeni estremi ci costringono a considerare la fragilità
fondamentale della natura, le limitate risorse del nostro pianeta e la
sacralità unica della creazione”.
“La protezione del nostro ambiente naturale – ricorda Bartolomeo – è
un impegno prioritario per il Patriarcato ecumenico da più di
trent’anni. Le ragioni sono ecologiche, ma anche teologiche. La
creazione è un dono di Dio a tutta l’umanità. È nella creazione, alla
quale partecipano gli esseri umani, che si attua la grazia salvifica di
Dio per la salvezza del mondo. Così, siamo sempre stati particolarmente
attaccati all’idea che la distruzione della natura sia innanzitutto una
questione spirituale e un peccato. Ecco perché la risposta deve anche
essere spirituale. Preghiamo per la creazione in ogni liturgia”.
“Preghiamo in particolare – sottolinea il patriarca ecumenico
riferendosi alla decisione presa insieme con Bergoglio della
celebrazione comune della Giornata per la difesa del Creato – per la
protezione dell’ambiente ogni primo settembre. La preghiera è
essenziale, ma è solo un primo passo. I cristiani devono impegnarsi
nello sviluppo di un’ecologia spirituale basata sul tema della
conversione. Spesso sentiamo la questione della conversione quando
parliamo, ad esempio, del sacramento della confessione. È la stessa cosa
qui. Se la distruzione dell’ambiente è un peccato, non possiamo
proteggerlo senza convertirci. Perché è dalla conversione dei cuori che
verrà la consapevolezza della nostra responsabilità. Nella tradizione
cristiana abbiamo i mezzi per pensare e influenzare la trasformazione
dei nostri modi di vita: il culto, l’ascetismo, il digiuno e le azioni
caritatevoli”.
Nella conversazione con il direttore editoriale del dicastero della
comunicazione, Andrea Tornielli, Bartolomeo I esprime poi la sua
gratitudine per il dono che gli ha fatto Papa Francesco lo scorso 29
giugno delle reliquie di San Pietro fino ad allora custodite nel Palazzo
Apostolico Vaticano. Dono accompagnato da una lettera del Papa che è
stata resa pubblica ieri 13 settembre, giorno in cui la Chiesa latina
celebra la memoria di San Giovanni Crisostomo, un Padre della Chiesa
venerato da cattolici e ortodossi che in una delle sue famose omelie
affermò: “Vuoi onorare il Corpo di Cristo? Non trascurarlo quando si
trova nudo. Non rendergli onore qui nel tempio con stoffe di seta, per
poi trascurarlo fuori, dove patisce freddo e nudità”.
“Molto cammino – dichiara il patriarca – è stato percorso in più di
cinquant’anni. Tuttavia, abbiamo ancora molto lavoro da fare per
ristabilire il legame di comunione che continua a farci soffrire come la
negazione della perfetta fraternità a cui aspiriamo. La divisione dei
cristiani è uno scandalo per la Chiesa, perché non c’è vera
testimonianza del Vangelo se non nell’unità delle membra del corpo di
Cristo. Come già detto, il dono delle reliquie di San Pietro alla nostra
Chiesa da parte del nostro fratello Papa Francesco è un gesto potente
che dimostra l’impegno della Chiesa di Roma al servizio dell’unità dei
cristiani. In un modo molto simbolico, è un riflesso quasi perfetto
dell’icona citata nella sua domanda. I fratelli Pietro e Andrea si
baciano misticamente ancora una volta per insegnarci a vivere il legame
di fraternità ecumenica a cui siamo così legati. Nel cammino dell’unità,
sono necessarie due strade. La prima è definita come il dialogo della
carità, fatto di tutti quei gesti che ci hanno avvicinato dopo
l’abbraccio scambiato a Gerusalemme nel 1964 da Papa Paolo VI e dal
Patriarca ecumenico Atenagora. La seconda è chiamata dialogo della
verità. È costituita dagli organismi di dialogo teologico che ci
permettono di considerare le tradizioni comuni su cui costruire il
nostro futuro di comunione, studiando con onestà e rispettando le
questioni che ancora ci dividono. A queste due strade ne vorremmo
aggiungere una terza, profetica. È ciò a cui abbiamo assistito con
questo dono inaspettato”.
“Crediamo – conclude infine Bartolomeo I – che l’esperienza liturgica
su cui si basa la nostra vita spirituale come cristiani non debba
separarci dal nostro impegno nel mondo e verso il mondo. Come certamente
sa, alla fine della Divina Liturgia diciamo: ‘Andiamo in pace’. Questo
invito non solo ci chiama a mantenere la pace che ci è stata data, ma
anche a condividerla con il resto del mondo. Quando seguiamo San Paolo e
confessiamo la Chiesa come corpo di Cristo, dobbiamo ricordare che non
c’è altro modo per portare a termine la missione e diffondere la buona
notizia del Cristo risorto che attraverso il servizio, la diakonia.
Seguiamo così l’esempio di Cristo stesso che si è dato interamente ‘per
la vita del mondo’. Ma il nostro servizio sarà ancora migliore quando i
cristiani avranno riacquistato la piena unità nella comunione delle
Chiese”.