Σάββατο 14 Σεπτεμβρίου 2019

FRANCESCO E BARTOLOMEO, UNA PREGHIERA COMUNE PER L’AMAZZONIA. E IL PATRIARCA ECUMENICO RINGRAZIA PER LE RELIQUIE DI SAN PIETRO: ''DONARLE E UN GESTO POTENTE''

FRANCESCO E BARTOLOMEO, UNA PREGHIERA COMUNE PER L’AMAZZONIA. E IL PATRIARCA ECUMENICO RINGRAZIA PER LE RELIQUIE DI SAN PIETRO: “DONARLE E UN GESTO POTENTE”

“Preghiamo con intensità di cuore per la foresta amazzonica la cui distruzione è più di una catastrofe, è una disgrazia”. Lo chiede il patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I che, alla vigilia del Sinodo per l’Amazzonia convocato da Papa Francesco, interviene sul sito Vatican News per denunciare che “l’impatto di questi enormi incendi potrebbe avere conseguenze per generazioni, colpendo il terreno, le infrastrutture e gli esseri umani”. “C’è urgente bisogno – afferma il patriarca – di cambiare le nostre pratiche e il nostro stile di vita, perché questi fenomeni estremi ci costringono a considerare la fragilità fondamentale della natura, le limitate risorse del nostro pianeta e la sacralità unica della creazione”.
“La protezione del nostro ambiente naturale – ricorda Bartolomeo – è un impegno prioritario per il Patriarcato ecumenico da più di trent’anni. Le ragioni sono ecologiche, ma anche teologiche. La creazione è un dono di Dio a tutta l’umanità. È nella creazione, alla quale partecipano gli esseri umani, che si attua la grazia salvifica di Dio per la salvezza del mondo. Così, siamo sempre stati particolarmente attaccati all’idea che la distruzione della natura sia innanzitutto una questione spirituale e un peccato. Ecco perché la risposta deve anche essere spirituale. Preghiamo per la creazione in ogni liturgia”.
“Preghiamo in particolare – sottolinea il patriarca ecumenico riferendosi alla decisione presa insieme con Bergoglio della celebrazione comune della Giornata per la difesa del Creato – per la protezione dell’ambiente ogni primo settembre. La preghiera è essenziale, ma è solo un primo passo. I cristiani devono impegnarsi nello sviluppo di un’ecologia spirituale basata sul tema della conversione. Spesso sentiamo la questione della conversione quando parliamo, ad esempio, del sacramento della confessione. È la stessa cosa qui. Se la distruzione dell’ambiente è un peccato, non possiamo proteggerlo senza convertirci. Perché è dalla conversione dei cuori che verrà la consapevolezza della nostra responsabilità. Nella tradizione cristiana abbiamo i mezzi per pensare e influenzare la trasformazione dei nostri modi di vita: il culto, l’ascetismo, il digiuno e le azioni caritatevoli”.
Nella conversazione con il direttore editoriale del dicastero della comunicazione, Andrea Tornielli, Bartolomeo I esprime poi la sua gratitudine per il dono che gli ha fatto Papa Francesco lo scorso 29 giugno delle reliquie di San Pietro fino ad allora custodite nel Palazzo Apostolico Vaticano. Dono accompagnato da una lettera del Papa che è stata resa pubblica ieri 13 settembre, giorno in cui la Chiesa latina celebra la memoria di San Giovanni Crisostomo, un Padre della Chiesa venerato da cattolici e ortodossi che in una delle sue famose omelie affermò: “Vuoi onorare il Corpo di Cristo? Non trascurarlo quando si trova nudo. Non rendergli onore qui nel tempio con stoffe di seta, per poi trascurarlo fuori, dove patisce freddo e nudità”.
“Molto cammino – dichiara il patriarca – è stato percorso in più di cinquant’anni. Tuttavia, abbiamo ancora molto lavoro da fare per ristabilire il legame di comunione che continua a farci soffrire come la negazione della perfetta fraternità a cui aspiriamo. La divisione dei cristiani è uno scandalo per la Chiesa, perché non c’è vera testimonianza del Vangelo se non nell’unità delle membra del corpo di Cristo. Come già detto, il dono delle reliquie di San Pietro alla nostra Chiesa da parte del nostro fratello Papa Francesco è un gesto potente che dimostra l’impegno della Chiesa di Roma al servizio dell’unità dei cristiani. In un modo molto simbolico, è un riflesso quasi perfetto dell’icona citata nella sua domanda. I fratelli Pietro e Andrea si baciano misticamente ancora una volta per insegnarci a vivere il legame di fraternità ecumenica a cui siamo così legati. Nel cammino dell’unità, sono necessarie due strade. La prima è definita come il dialogo della carità, fatto di tutti quei gesti che ci hanno avvicinato dopo l’abbraccio scambiato a Gerusalemme nel 1964 da Papa Paolo VI e dal Patriarca ecumenico Atenagora. La seconda è chiamata dialogo della verità. È costituita dagli organismi di dialogo teologico che ci permettono di considerare le tradizioni comuni su cui costruire il nostro futuro di comunione, studiando con onestà e rispettando le questioni che ancora ci dividono. A queste due strade ne vorremmo aggiungere una terza, profetica. È ciò a cui abbiamo assistito con questo dono inaspettato”.
“Crediamo – conclude infine Bartolomeo I – che l’esperienza liturgica su cui si basa la nostra vita spirituale come cristiani non debba separarci dal nostro impegno nel mondo e verso il mondo. Come certamente sa, alla fine della Divina Liturgia diciamo: ‘Andiamo in pace’. Questo invito non solo ci chiama a mantenere la pace che ci è stata data, ma anche a condividerla con il resto del mondo. Quando seguiamo San Paolo e confessiamo la Chiesa come corpo di Cristo, dobbiamo ricordare che non c’è altro modo per portare a termine la missione e diffondere la buona notizia del Cristo risorto che attraverso il servizio, la diakonia. Seguiamo così l’esempio di Cristo stesso che si è dato interamente ‘per la vita del mondo’. Ma il nostro servizio sarà ancora migliore quando i cristiani avranno riacquistato la piena unità nella comunione delle Chiese”.
 
farodiroma.it