Τετάρτη 4 Σεπτεμβρίου 2019

MESSAGGIO DI YOUHANNA X, PATRIARCA DI ANTIOCHIA

Monastero di Bose

XXVII Convegno ecumenico internazionale di spiritualità ortodossa

CHIAMATI ALLA VITA IN CRISTO
Nella chiesa, nel mondo, nel tempo presente
Monastero di Bose, 4-6 settembre 2019
in collaborazione con le Chiese ortodosse

MESSAGGIO DI YOUHANNA X, PATRIARCA DI ANTIOCHIA
Damasco, 1 agosto 2019
Amatissimo fondatore del Monastero di Bose fratel Enzo,
amato priore Luciano,
eminenze, reverendi fratelli sorelle, stimati partecipanti,
Dio non ha abbandonato Adamo dopo la caduta. Nella sua prescienza sapeva che egli lasciato alla sua sola volontà difficilmente si sarebbe convinto di quanto fosse degno di lode obbedire alla volontà di Dio e per questo prestabilì un piano divino di salvezza per Adamo e per tutti quelli che, a causa dei loro peccati, sarebbero stati preda della morte (cf. Rm 5,12). Questo era il disegno eterno di Dio: che suo Figlio diventasse la fonte della giustificazione per fede e della salvezza dal peccato e dalla morte. E così l’incarnazione, la morte, e la resurrezione del Figlio di Dio manifestarono la divina ricerca della “pecora perduta” (Lc 15,4).
Con le parole “siamo ambasciatori di Dio” e “vi supplichiamo in nome di Cristo” (2Cor 5,20), Paolo mostra la chiamata di Dio alla vita e la sua attesa che gli esseri umani accolgano questa chiamata. Il Dio longanime e misericordioso che “fece peccato in nostro favore colui che non aveva conosciuto peccato” (2Cor 5,21), non si accontentò di questo ma scongiurò l’uomo di accettare la sua offerta. Osserva Paolo: “Tutto questo però viene da Dio” (2Cor 5,18), poiché egli diede il suo Figlio per la giustificazione dell’uomo e invece di attendersi in contraccambio qualcosa di pari valore, supplicò l’uomo di accettare le cose buone che egli gratuitamente gli offriva (cf. 2Cor 5,20).
Ciò che Dio chiede è la fede la quale implica l’accoglienza da parte dell’uomo dell’opera salvifica di Dio. Nell’insegnamento dell’apostolo Paolo vi è una relazione interdipendente tra la fede in Cristo e l’obbedienza a lui. La sequela di Cristo si esprime nell’obbedire a Cristo e nel praticare l’amore che rimane il più grande dei comandamenti che il credente in Cristo è chiamato a custodire. Il cristiano deve porre il comandamento dell’amore quale legge della propria vita avendo come esempio Cristo stesso che fu consegnato pienamente all’odio e alla morte per salvare l’uomo. Ancor più, la fede, secondo l’apostolo Paolo, deve sempre esprimersi attraverso l’adempimento di gesti d’amore. Per questo spesso egli collega fede e amore e sottolinea che, senza l’amore, la fede non è nulla; una fede senza amore non serve a nulla. La fede completata dall’amore secondo l’esempio di Cristo contiene l’avventura della sequela di Cristo in tutti gli aspetti della vita. Questa è la risposta alla chiamata di Dio. Quanto più la fede di un credente è forte e la sua imitazione dell’esempio dell’amore di Cristo è radicale, tanto più la sua risposta alla chiamata di Dio sarà profonda a tal punto da produrre cambiamenti radicali nelle priorità di scelta, nei modi di vita e di interagire con il prossimo.
Con molta gioia prevediamo che i lavori del convegno diffonderanno una luce radiosa sull’importantissimo tema “Chiamati a vivere in Cristo”. Ci attendiamo che i nostri rappresentanti e i partecipanti provenienti dall’Antico trono patriarcale di Antiochia ci trasmettano i risultati di questo importante convegno che rappresenta certamente un servizio ecumenico e che contribuisce a uno studio approfondito del santo e imperituro deposito di fede.
+ Youhanna X
Patriarca di Antiochia e di tutto l’Oriente